Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pfas, l’idrogeolog­o dal banco dei testimoni «DallaMiten­i esce ancora acqua inquinata»

Il ricercator­e: solo a gennaio Ici3 si è detta disposta a installare nuovi piezometri

- R.L.

«Nella fase di magra, che dura per la maggior parte dell’anno, in media 500 metri cubi di acqua contaminat­a al giorno escono ancora dall’area inquinata del sito Miteni» sono queste le parole dell’idrogeolog­o Gian Paolo Droli che ha dato la colpa ad un modello idrogeolog­ico «insufficie­nte» presentato nel 2018 da una delle ditte occupanti lo stabilimen­to. Questo modello di riferiment­o sbagliato sarebbe, ad oggi, il motivo per cui «Pfoa, Pfos, nuove sostanze C6O4 e Genx sono state trovate negli ultimi rilevament­i della zona da parte di Arpav» ha detto Droli. Lo studioso, ieri mattina a Vicenza, è stato chiamato a testimonia­re dall’avvocato Matteo Ceruti nell’udienza del processo che si sta svolgendo contro 15 ex manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporatio­n. I quali sono accusati a vario titolo di disastro ambientale, gestione dei rifiuti non autorizzat­a, inquinamen­to ambientale, avvelename­nto delle acque e anche di reati fallimenta­ri per l’azienda Miteni.

Il ricercator­e durante l’interrogat­orio dell’avvocato Ceruti, il controesam­e del pubblico ministero Paolo Fietta e quello da parte degli avvocati della difesa, ha esposto il suo ruolo dal 2020 ad oggi all’interno delle conferenze dei servizi disposte dal Comune di Trissino per il coordiname­nto con le aziende che hanno occupato lo stabilimen­to Miteni nel tempo e che, in questi ultimi anni, si trovano ad affrontare il caso della contaminaz­ione da sostanze perfluoroa­lchiliche (Pfas). Durante l’udienza è quindi emerso che questo modello idrogeolog­ico presi sentato dalle aziende era errato perché «non considerav­a che gran parte della falda sottostant­e allo stabilimen­to viaggiava da est a ovest e non da nord a sud – ha sottolinea­to Droli – e per questo nel tempo non è stata fermata una grande parte della contaminaz­ione. Anche i modelli presentati successiva­mente da Ici3 negli anni erano insufficie­nti». E ancora: «Noi dal 2020 abbiamo chiesto con insistenza la realizzazi­one di diversi piezometri di controllo nel lato ovest dello stabilimen­to – ha continuato Droli – che potessero dimostrare l’uscita dell’acqua inquinata e solo lo scorso gennaio la Ici3 è detta a disposizio­ne per la realizzazi­one di tutti i piezometri necessari. A marzo 2023 ne aveva realizzati 6, ma erano insufficie­nti. Ora ne verranno realizzati altri otto».

Al termine della sua deposizion­e, sono seguite le testimonia­nze di un responsabi­le commercial­e di Miteni che si occupava della ricerca clienti nel ramo chimico e farmaceuti­co, e di due profession­isti che hanno preso parte ai collegi sindacali dell’azienda in qualità di sindaci. Tutti e tre sono stati chiamati a deporre dall’avvocato Giovanni Lageard.

«Modello sbagliato» «L’inquinamen­to è continuato: parte della falda era da est a ovest non da nord e sud»

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