Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Operaiomor­ì di tumore, Valbruna scagionata

I giudici: «Impossibil­e dire se fu per l’amianto». Assolta la 98enneMari­aGresele

- Francesco Brun

È impossibil­e stabilire se a causare la malattia sia stato o meno l’amianto, per cui il fatto non sussiste. È la conclusion­e alla quale è giunto il Tribunale di Vicenza nell’assolvere la 98enne Maria Gresele, moglie del defunto patron delle Acciaierie Valbruna Nicola Amenduni. La donna era stata chiamata in giudizio assieme al marito in qualità di ex presidente del Cda dell’azienda, e nello specifico era accusata dell’omicidio colposo di un dipendente, Nicola Barban, deceduto nel 2016 a causa di un cancro polmonare. Secondo l’accusa i due, con «imprudenza, negligenza e imperizia», attraverso «violazioni di leggi regolament­i, ordini e discipline» non avrebbero «provveduto a limitare con i mezzi idonei la formazione di polveri da amianto in ragione delle coibentazi­oni presenti». In questo modo Mariano Barban, uno degli operai metalmecca­nici al lavoro dal 1975 al 1996, si era quindi ammalato di tumore ai polmoni «con infiltrazi­oni pleuriche», che lo aveva ucciso l’estate del 2016.

I due erano stati rinviati a giudizio nel 2020, Amenduni anche in qualità di presidente, con quest’ultimo nel frattempo deceduto, mentre la moglie e il figlio di Barban si erano costituiti parte civile nel processo, difesi dall’avvocato Edoardo Bortolotto. Lo scorso giovedì, quindi, è arrivato il verdetto a firma del giudice Elisabetta Pezzoli: Maria Gresele, assistita dall’avvocato Fabio Marzio Palazzo, è stata assolta dal reato a lei iscritto, in quanto «il fatto non sussiste».

Nonostante non siano ancora state depositate le motivazion­i, alla base delle decisione ci sarebbe il fatto che risultereb­be impossibil­e stabilire se la malattia sia stata effettivam­ente causata dall’amianto o dal fumo di sigaretta: una volta che il quadro sarà più chiaro, fa sapere l’avvocato Bortolotto, si valuterà un eventuale ricorso. Un risultato identico a quello del 2018, quando Amenduni e Gresele erano stati assolti «perché il fatto non sussiste» dal tribunale di Padova per la morte di due operai dello stabilimen­to di Piove di Sacco esposti negli anni Settanta e Ottanta all’amianto. In quel caso, però, le famiglie dei due erano state liquidate dalla compagnia assicurati­va delle Acciaierie nel 2017 ed erano uscite dal processo.

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Il legale dell’uomo Lette le motivazion­i valuteremo se fare ricorso

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