Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Tav, il commercio in affitto: «A noi niente risarcimenti»
L’appello dei gestori dei locali che saranno demoliti
Tav, i negozianti in affitto che hanno gli esercizi in edifici destinati alla demolizione chiedono aiuto alla Camera di Commercio. Una decina gli interessati, con attività commerciali sull’asse ovest, da Ponte Alto alla stazione degli autobus di Società Vicentina Trasporti compresa. Un vertice, al quale il general contractor per la Tav IricavDue non ci sarà, è in agenda giovedì pomeriggio negli uffici camerali di via Montale.
Lo scoglio da superare affonda le radici nella circostanza che le normative sugli espropri non prevedono risarcimenti per coloro che sono in affitto, sia nell’ambito residenziale, commerciale, produttivo o direzionale. In sintesi: il rischio all’orizzonte è una chiusura delle attività, in attesa di trovare un altro spazio nel quale esercitarla. Un problema non di poco conto considerato che non tutti i negozianti hanno uguali capacità di investimento o programmazione. Ogni realtà è naturalmente diversa. Come quella della tabaccheria-edicola nella stazione Svt, il cui contratto è stato rinnovato per altri due anni una manciata di mesi fa.
Da quanto emerge finora l’intenzione dell’amministrazione è offrire ai commercianti un ampio ventaglio di informazioni per «organizzarsi» nella consapevolezza che la demolizione non è un fatto che risale a pochi giorni fa. A «imbrigliare» qualsiasi manovra è il Testo unico per gli espropri, che non prevede indennizzi a coloro che sono in affitto anche se ciò, nel caso delle attività commerciali, comporta la fine della continuità aziendale.
In tema di Tav, sul fronte prettamente infrastrutturale, Palazzo Trissino attende entro la conclusione della settimana il giudizio di IricavDue sulla proposta alternativa all’abbattimento di viale degli Scaligeri depositata a gennaio. L’apertura avvenuta nelle scorse settimane da parte di Rete Ferroviaria Italiana (committente) e IricavDue ha accreditato a Palazzo Trissino una certa fiducia. In attesa non solo l’amministrazione, che sul progetto alternativo si è spesa politicamente molto anche agli occhi delle associazioni di categoria economiche. Le quali hanno lanciato l’allarme sui contraccolpi derivanti dalla chiusura per anni dell’asse vario più strategico della provincia.