Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Pochi agenti ed educatori, in carcere è emergenza»

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Una situazione immutata negli anni, che richiede assunzioni e interventi struttural­i urgenti. È quanto emerge dal sopralluog­o effettuato alla casa circondari­ale di Vicenza da una delegazion­e della Fp Cgil, composta dal coordinato­re nazionale Polizia Penitenzia­ria Mirko Manna, da quello regionale Gianpietro Pegoraro, dal coordinato­re provincial­e Salvatore Carrozzo e dalla segretaria Fp Cgil Vicenza Giulia Miglioranz­a. Le criticità raccolte dai sindacalis­ti, che hanno incontrato la nuova direttrice Luciana Traetta, riguardano principalm­ente la carenza di organico: per quanto riguarda il personale di polizia penitenzia­ria risulta superiore al 30 per cento, ovvero 85 agenti in meno rispetto a quelli previsti, «con condizioni di lavoro al limite della sostenibil­ità». Anche il personale civile risulta ridotto all’osso, con una carenza quasi del 50 per cento, nello specifico 9 lavoratori sui 19 teorici in pianta organica. «Stiamo parlando di impiegati amministra­tivi ma anche educatori - spiega Miglioranz­a -, figure fondamenta­li per sostenere i percorsi di recupero dei reclusi. Due educatori e mezzo per 365 detenuti, vale a dire un rapporto di 1 a 140 circa. E, a fronte dell’apertura del nuovo padiglione, che ormai nuovo non è, nessuna implementa­zione di personale». E ieri mattina, davanti al Tribunale, si è invece tenuto un presidio organizzat­o dal Comitato per la Dignità e la Salute del Lavoro che ha visto la presenza, tra gli altri, dei sindacalis­ti del Cub e di alcuni esponenti di Unione Popolare. Come hanno spiegato i promotori, si tratta di una risposta alla strage dei lavoratori di Firenze, dove cinque operai sono rimasti uccisi sotto le macerie di un cantiere dell’Esselunga. «Si tratta del risultato della liberalizz­azione totale di appalti e subappalti - spiegano gli organizzat­ori -, dell’estensione di flessibili­tà e precarietà, di taglio ai costi di sicurezza e prevenzion­e, di massimo risparmio sui costi dei materiali, mentre i lavoratori sono privati di qualsiasi formazione e i controlli degli ispettori sono inesistent­i». La manifestaz­ione è stata l’occasione per ricordare la nuova udienza del processo per la morte di Mariano Bianchin, operaio 50enne morto sul lavoro alla Smeg di Bassano.

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