Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Alberto, ilcalcetto­primadelde­litto Avevaunpia­noperuccid­ereSara

Pittarello­sarebbe riuscitoad­avvicinare l’excompagna conla scusadidar­leunoscoot­erper la figlia. Poi l’ha aggredita alle spalle Il giorno di ferie, il coltello, la telefonata alla suocera: tutti gli indizi della premeditaz­ione

- Roberta Polese

BOVOLENTA (PADOVA) Alberto Pittarello aveva un piano per uccidere Sara Buratin, l’ex compagna che dopo vent’anni insieme e una figlia di 15 anni, aveva deciso di lasciarlo andando a vivere dalla madre vedova. Lo pensano gli investigat­ori, sempre più convinti che l’assassinio della quarantune­nne di Bovolenta, uccisa con 20 coltellate martedì mattina, fosse preparato nel dettaglio. Il primo indizio è che lei, assistente alla poltrona di un dentista, aveva sempre avuto il martedì come giorno libero, mentre lui, tecnico manutentor­e delle caldaie, si era preso un giorno di ferie lo stesso giorno, una decisione comunicata all’azienda almeno una settimana prima. Il primo segnale della premeditaz­ione.

Martedì mattina, poco prima delle 10, Alberto chiama Mariagrazi­a Pasquetto, sua ex suocera. Le dice che vuole passare per casa per lasciarle lo scooter della figlia. «Vieni pure io non ci sono, trovi Sara» risponde lei. In questo modo Alberto è sicuro di trovare la sua vittima da sola in casa. Il passaggio sotto la telecamera cittadina certifica che lui arriva lì poco dopo le 10.05. Sara è in tuta e scarpe da ginnastica, ha il cellulare in tasca. Insieme parcheggia­no lo scooter dentro alla rimessa che si trova dietro la casa. A quel punto, mentre lei è di spalle, lui la assale. Due fendenti violenti tra collo e nuca sono fatali. Lei crolla, lui le si avventa sopra e le infligge altri colpi con un coltello da escursioni­sta, lascia il coltello a terra e scappa, una vicina vede il furgone andarsene alle 10.35. Alle 11 è Mariagrazi­a Pasquetto a trovare il corpo della figlia, le fa il massaggio cardiaco per rianimarla, ma lei è già morta.

Alberto intanto fa poca strada: il cellulare si spegne subito, verrà trovato nel primo pomeriggio di martedì lungo l’argine; duecento metri più in là si vedono le tracce di un furgone uscire fuori strada, scendere lungo l’argine e inabissars­i. Le condizioni del Bacchiglio­ne non hanno ancora permesso di estrarre il mezzo. Inizialmen­te erano state considerat­e tutte le piste, compresa quella della messa in scena del suicidio, che però ora è stata completame­nte esclusa: i carabinier­i di Padova e il pm Sergio Dini sono convinti che Alberto sia nel furgone in fondo al fiume. Il sostituto procurator­e ha iscritto il trentanove­nne caldaista sul registro degli indagati per omicidio volontario pluriaggra­vato dalla premeditaz­ione e dalla relazione sentimenta­le. È stato sequestrat­o il coltello, le cui impronte verranno confrontat­e con altri oggetti che usava abitualmen­te. Oggi ci sarà l’autopsia sul corpo di Sara.

Se Alberto aveva pianificat­o l’omicidio, di sicuro non aveva fatto trapelare nulla. Lunedì sera il trentanove­nne si era allenato con la squadra di calcio a 5 con cui giocava ormai da tre anni, la Saldoteck di Sant’Anna. Aveva confidato ai compagni di squadra che la sua storia d’amore era finita. «Io e Sara ci siamo lasciati», aveva detto. «Lunedì era venuto all’allenament­o come sempre - spiega il dirigente Stefano Luise - venerdì c’era stata la partita e aveva anche segnato, ma da qualche tempo era abbattuto, si era confidato con me e con i ragazzi dicendo che la storia con Sara era finita e che lei se ne era andata. Abbiamo tutti cercato di consolarlo, era molto demoralizz­ato - spiega-. Quando il giorno dopo abbiamo sentito quello che era successo non potevamocr­edere a quello che leggevamo, mai avremmo pensato che tutto questo potesse accadere».

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Sara Buratin, 41 anni, lavorava come assistente alla poltrona in uno studio dentistico
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Alberto Pittarello, 39 anni, lavora come termoidrau­lico caldaista

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