Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Alberto, ilcalcettoprimadeldelitto AvevaunpianoperuccidereSara
Pittarellosarebbe riuscitoadavvicinare l’excompagna conla scusadidarleunoscooterper la figlia. Poi l’ha aggredita alle spalle Il giorno di ferie, il coltello, la telefonata alla suocera: tutti gli indizi della premeditazione
BOVOLENTA (PADOVA) Alberto Pittarello aveva un piano per uccidere Sara Buratin, l’ex compagna che dopo vent’anni insieme e una figlia di 15 anni, aveva deciso di lasciarlo andando a vivere dalla madre vedova. Lo pensano gli investigatori, sempre più convinti che l’assassinio della quarantunenne di Bovolenta, uccisa con 20 coltellate martedì mattina, fosse preparato nel dettaglio. Il primo indizio è che lei, assistente alla poltrona di un dentista, aveva sempre avuto il martedì come giorno libero, mentre lui, tecnico manutentore delle caldaie, si era preso un giorno di ferie lo stesso giorno, una decisione comunicata all’azienda almeno una settimana prima. Il primo segnale della premeditazione.
Martedì mattina, poco prima delle 10, Alberto chiama Mariagrazia Pasquetto, sua ex suocera. Le dice che vuole passare per casa per lasciarle lo scooter della figlia. «Vieni pure io non ci sono, trovi Sara» risponde lei. In questo modo Alberto è sicuro di trovare la sua vittima da sola in casa. Il passaggio sotto la telecamera cittadina certifica che lui arriva lì poco dopo le 10.05. Sara è in tuta e scarpe da ginnastica, ha il cellulare in tasca. Insieme parcheggiano lo scooter dentro alla rimessa che si trova dietro la casa. A quel punto, mentre lei è di spalle, lui la assale. Due fendenti violenti tra collo e nuca sono fatali. Lei crolla, lui le si avventa sopra e le infligge altri colpi con un coltello da escursionista, lascia il coltello a terra e scappa, una vicina vede il furgone andarsene alle 10.35. Alle 11 è Mariagrazia Pasquetto a trovare il corpo della figlia, le fa il massaggio cardiaco per rianimarla, ma lei è già morta.
Alberto intanto fa poca strada: il cellulare si spegne subito, verrà trovato nel primo pomeriggio di martedì lungo l’argine; duecento metri più in là si vedono le tracce di un furgone uscire fuori strada, scendere lungo l’argine e inabissarsi. Le condizioni del Bacchiglione non hanno ancora permesso di estrarre il mezzo. Inizialmente erano state considerate tutte le piste, compresa quella della messa in scena del suicidio, che però ora è stata completamente esclusa: i carabinieri di Padova e il pm Sergio Dini sono convinti che Alberto sia nel furgone in fondo al fiume. Il sostituto procuratore ha iscritto il trentanovenne caldaista sul registro degli indagati per omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dalla relazione sentimentale. È stato sequestrato il coltello, le cui impronte verranno confrontate con altri oggetti che usava abitualmente. Oggi ci sarà l’autopsia sul corpo di Sara.
Se Alberto aveva pianificato l’omicidio, di sicuro non aveva fatto trapelare nulla. Lunedì sera il trentanovenne si era allenato con la squadra di calcio a 5 con cui giocava ormai da tre anni, la Saldoteck di Sant’Anna. Aveva confidato ai compagni di squadra che la sua storia d’amore era finita. «Io e Sara ci siamo lasciati», aveva detto. «Lunedì era venuto all’allenamento come sempre - spiega il dirigente Stefano Luise - venerdì c’era stata la partita e aveva anche segnato, ma da qualche tempo era abbattuto, si era confidato con me e con i ragazzi dicendo che la storia con Sara era finita e che lei se ne era andata. Abbiamo tutti cercato di consolarlo, era molto demoralizzato - spiega-. Quando il giorno dopo abbiamo sentito quello che era successo non potevamocredere a quello che leggevamo, mai avremmo pensato che tutto questo potesse accadere».