Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Giulia uccisa nella nostra “settimana perfetta” Vorrei ricordare tutto dell’ultimo giorno con lei»

Gino Cecchettin: «Lotterò nel suo nome con una fondazione»

- Roberta Polese

«Quella doveva essere la settimana perfetta». Comincia così il libro di Gino Cecchettin « Cara Giulia, quello che ho imparato da mia figlia», edito da Rizzoli, da oggi nelle librerie e che sempre oggi pomeriggio alle 18.30 verrà presentato al teatro Verdi di Padova. Il libro sul femminicid­io che ha sconvolto l’Italia parte da prima che tutto abbia inizio. Dalla ricerca di quelle sensazioni nitide della calma prima della tempesta. E così incontriam­o Gino felice, pronto per partire per un viaggio di lavoro a Norimberga per partecipar­e a una fiera dove avrebbe dovuto chiudere un affare importante. Tutto era pronto per la laurea di Giulia per la quale era stata organizzat­a una festa a sorpresa. Davide, l’ultimogeni­to, era contento perché quel giorno avrebbe festeggiat­o con loro, saltando la scuola. E infine Elena che sarebbe rientrata dall’estero per stare con la sua famiglia. Gino mette insieme i pezzi, frammenti di normalità e attimi di gioia, i

La famiglia patriarcal­e Era quella da cui provenivo. Giulia ed Elenami hanno aperto gli occhi sui temi del possesso e della libertà, spesso «concessa» dal capofamigl­ia

Le polemiche sui soldi Provo un dolore così profondo che non devo spiegare nulla. Tutte le iniziative servono per finanziare la Fondazione Giulia

Filippo Turetta Sono stato travolto dalla rabbia e dal dolore, poi ho capito che l’odio non mi avrebbe portato da nessuna partementr­e l’amore perGiuliam­i avrebbe salvato

primi dopo la morte della moglie Monica, avvenuta un anno prima. «Vorrei ricordare ogni singola cosa dell’ultimo giorno insieme», spiega il padre della ragazza. E così parla di quel sabato 11 novembre, prima che Giulia venisse uccisa.

Della pasta col tonno mangiata insieme a Davide appena rientrato da scuola, di Giulia che dopo pranzo mette i piatti in lavastovig­lie, di quell’ultimo messaggio vocale che la ragazza manda al padre per organizzar­e la cena di sabato sera di Gino con i nonni, dove lei non avrebbe partecipat­o, ma ci teneva che fosse ben organizzat­a. Poi il flash di Gino che guarda un film la sera e si addormenta davanti alla tv, la sveglia alle 23.30 per andare a prendere Davide ad una festa tra amici. L’ultimo messaggio alla figlia è lo screenshot di un piccolo errore nella tesi, mancava un apostrofo. Il giorno dopo Giulia non è ancora tornata a casa. Inizia una lenta discesa nell’abisso.

Gino, in questo libro lei affronta molti temi legati a sua figlia, l’hanno aiutata i suoi figli?

«Non nella stesura, quella è stata un’idea mia, ma i contenuti sono frutto di temi che ho affrontato con Elena e con Davide, che su molte cose, ho scoperto, sono più ferrati di me».

Lei ha detto di essere nato in una famiglia patriarcal­e, con Elena e con Giulia avete affrontato questi temi quando eravate tutti insieme?

«Sì, i miei figli masticavan­o questi termini molto più di quanto non lo facessi io, anche se quando ero con loro li affrontavo nel rapporto genitore-figlia, raramente come maschio-femmina, le ragazze invece mi avevano aperto gli occhi sul tema del possesso e della libertà, che spesso viene «concessa» dal capofamigl­ia agli altri componenti del nucleo, con le ragazze avevamo parlato del cat-calling, ovvero dell’apprezzame­nto che spesso gli uomini fanno ad alta voce sulle donne che gli passano davanti, le mie figlie odiavano questi comportame­nti che oggettiviz­zano le donne».

Dopo quello che è successo come è cambiato il modo di educare il suo ultimogeni­to, unico figlio maschio?

«Davide è giovane e proprio per questo ha una marcia in più, devo dire che in certi temi ho molto da imparare dai miei ragazzi, Davide

e i suoi amici, i suoi compagni di classe e i suoi professori, hanno creato un gruppo consapevol­e dove certi temi sono all’ordine del giorno, per cui sicurament­e cambierà qualcosa, ma perché sarò io a imparare».

Lei ha deciso di non parlare mai di Filippo Turetta, l’uomo che ha ucciso sua figlia, ci spiega il motivo?

«Quando Giulia è morta sono stato travolto dal dolore e dalla rabbia, come è normale che sia, ma più andavo avanti e più mi rendevo conto che se volevo uscire dal baratro dovevo far spazio al bene, e il bene è mia figlia, dovevo proiettarm­i a costruire qualcosa di positivo perché lei avrebbe voluto così. L’odio non mi avrebbe portadi to da nessuna parte, l’amore per lei invece mi avrebbe salvato. Detto questo anche io voglio giustizia: ci sarà un processo, la nostra famiglia sarà presente tramite gli avvocati, ma io non ho intenzione di alimentare l’odio».

Ha sentito i genitori di Filippo?

«Qualche messaggio a Natale e poi basta, masono cose che tengo per me».

Purtroppo le donne continuano a morire. Dopo Giulia sono morte Vanessa Ballan e Sara Buratin, solo per citare i due casi veneti. Sono sempre uomini che uccidono donne che decidono di allontanar­si da loro. Cosa vorrebbe dire ai parenti delle vittime?

«Vorrei dire loro che capisco molto bene quello che stanno passando, gli direi di sforzarsi di pensare ai momenti belli che hanno passato con chi non c’è più, perché saranno quei momenti a indicare la strada per uscire dal dolore, ci vorrà tempo, ce ne vorrà anche per me».

Dopo l’omicidio di Giulia c’è stata una grande ondata di solidariet­à e amicizia nei suoi confronti, ma adesso c’è chi non apprezza le sue ospitate in tv, e che dice che lei intende monetizzar­e la perdita di sua figlia, cosa vuole dire a queste persone?

«Citerei Dante: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”... Il dolore che ho provato e che provo è così profondo che non ho bisogno di dover spiegare nulla, il libro andrà a finanziare un progetto importante che mi sta molto a cuore, Fondazione Giulia, che si occuperà sostenere associazio­ni già attive nel contrasto alla violenza di genere. Dopo quello che è successo a Giulia ho girato molti di questi centri e ho incontrato le volontarie e i volontari che ci lavorano, bisogna supportarl­i con più forza possibile, e servono tanti soldi, approfitto anche di questa intervista per fare un appello alle istituzion­i: se qualcuno vuole aiutarmi io sono qui, mi contatti, c’è molto lavoro da fare».

 ?? ??
 ?? ?? La laurea Il 2 febbraio 2024 a Giulia è stata conferita la laurea alla memoria in ingegneria biomedica
La laurea Il 2 febbraio 2024 a Giulia è stata conferita la laurea alla memoria in ingegneria biomedica
 ?? ?? Il funerale Il 5 dicembre 2023 il funerale di Giulia ha riempito la Basilica di Santa Giustina a Padova
Il funerale Il 5 dicembre 2023 il funerale di Giulia ha riempito la Basilica di Santa Giustina a Padova

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy