Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cerilli: «Ilmio cuore? Diviso ametà Ma in B possono andarci insieme»
Campionato da protagoniste
Il Padova si èmigliorato e se una squadra perde una sola partita significa che ha grandi valori. IlVicenza era già forte prima, conVecchi ha sistemato alcune cose e adesso batterli diventa molto difficile per qualsiasi squadra
Il cuore diviso a metà, questa volta non è la solita frase fatta. Franco Cerilli, chioggiotto, classe 1953, è un totem di due tifoserie, uno che non si può dimenticare. Primattore nel Real Vicenza che, con Paolo Rossi, conquistò uno storico secondo posto in Serie A, poi trascinatore nel Padova che scalò le gerarchie del calcio dalla C alla B. Oggi, da osservatore privilegiato, guarderà Padova-Vicenza con occhio molto interessato. Biancoscudati a caccia di una vittoria che significherebbe prolungare il sogno primo posto, biancorossi alla ricerca di una conferma dopo l’impennata dell’era Vecchi, che ha rimesso in piedi una situazione che pareva compromessa.
Cerilli, il Padova può davvero superare il Mantova in questa volata per la B?
«Perché no? Ha recuperato quattro punti in due partite, i punti di distacco si sono dimezzati. Ha le forze e il gruppo per poter arrivare fino in fondo, nell’era dei tre punti possono accadere le cose più impensabili. Ai nostri tempi, quando le vittorie valevano due punti, certe rimonte non potevano tanto facilmente concretizzarsi».
Ci dica un giocatore su cui scommettere in questo derby.
«Del Padova mi piace il collettivo, si vede che c’è un’idea di gioco trasmessa a un gruppo forte e unito. Ci sono grandi meriti di Vincenzo Torrente, ha fatto un lavoro eccellente: se un allenatore perde una sola partita cosa volete dirgli? Sarebbe folle metterlo in discussione, solo chi non capisce di calcio può pensare una cosa simile. Il Vicenza ha più solisti, giocatori che possono
fare la differenza in qualsiasi momento. Dico Ferrari, che mi fa piacere che Vecchi abbia recuperato. Con Diana lo vedevo fuori dai giochi, adesso è più presente».
Secondo lei è stato giusto esonerare Diana?
«I risultati dicono di si. Quando si cambia un allenatore, di sicuro c’è qualcosa che non va. Il Vicenza della prima parte della stagione era una squadra senza capo né coda, oggi Vecchi ha rimesso le cose al loro posto. Io penso che possa essere protagonista assoluto ai playoff, se inanella una serie di risultati poi, anche a livello psicologico, sarà veramente dura per chiunque batterli».
Lei si aspettava un Padova così?
«Onestamente, a inizio anno, no. Lo vedevo inferiore a squadre come Vicenza e Triestina, merito di Torrente che lo ha saputo far correre
a mille per tutto un girone. Se una squadra fa tutta l’andata senza perdere ha dei grandi valori, sia umani che tecnici».
Ma lei per chi farà il tifo?
«Ho il cuore diviso a metà, chi mi conosce sa che non sto mentendo. Vicenza mi ha amato tantissimo, Padova anche. Penso di essere stato un simbolo di tante partite epiche con entrambe, ricordi indelebili. Mi fregio di poter dire di aver giocato sia al Menti che all’Appiani, due stadi meravigliosi in cui giocare è stato sempre difficile. Ma lo era per gli avversari, perché quando ci entravi erano brividi. Sembrava di stare alla corrida».
Scommetterebbe su una delle due in Serie B nella prossima stagione?
«Dirò di più, credo sia nel Padova che nel Vicenza. Il Padova può salire direttamente, il Vicenza tramite i playoff. I valori non si discutono, a gennaio il Padova si è migliorato, mentre il Vicenza era già forte prima e non aveva bisogno di tanti ritocchi. Non a caso a trascinare la squadra adesso sono i giocatori che c’erano anche prima».