Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Veneziana, primadonna acapodiMcDonald’s «Quibustepagasenza differenzedigenere»
Giorgia Favaro è al vertice di 35mila dipendenti
Giorgia Favaro, veneziana di Scorzè, è la prima donna al vertice di Mc Donald’s Italia. Dal 15 gennaio guida come amministratrice delegata i 700 ristoranti e 35 mila dipendenti del gruppo. Laureata in Economia e commercio a Ca’ Foscari a Venezia, ha lavorato a lungo all’estero, sempre con ruoli di vertice.
Giorgia Favaro, è vero che ha azzerato il gender pay gap, le differenze di stipendi in McDonald’s?
«Le diseguaglianze salariali in McDonald’s sono state neutralizzate da qualche anno, lavoro in azienda dal 2017, quindi faccio parte di questo cambiamento. Sono convinta che, in qualsiasi professione, per trovare la persona giusta ci vuole la retribuzione giusta. Oggi il 62% dei 35 mila dipendenti McDonald’s sono donne. Il 50% delle donne in azienda è direttrice di ristorante».
Inclusività e parità di genere sono tra i suoi obiettivi?
«Porto avanti la formazione obbligatoria in azienda per evitare stereotipi e disuguaglianze e anche per un linguaggio inclusivo. Abbiamo precise linee guida per evitare discriminazioni di qualsiasi tipo. Con il progetto “Women in franchising”, voglio incrementare il numero delle imprenditrici, le donne a capo dei locali in franchising. E fornire loro strumenti utili con programmi di mentorship e corsi specifici, ma anche sostegno finanziario, per aiutare chi è in difficoltà. Punto ad aumentare la presenza femminile: ogni anno, a fronte di nuovi ingressi nei franchisee, il 50% vorrei fossero donne. Oggi sono solo il 16% (24 su 150)».
Cosa in particolare vorrebbe cambiare?
«I pregiudizi sul marchio McDonald’s. Oggi c’è grande attenzione per la qualità, promuoviamo il made in Italy e la food safety, sosteniamo le filiere agroalimentari in difficoltà. C’è molta frutta e verdura nei nostri menù e alternative alle patatine fritte, con ampia offerta dalle insalate agli snack di frutta».
Stereotipi e pregiudizi creano tanti ostacoli alla carriera delle donne, qual è stata la sua esperienza?
«Ho due figli, conciliare carriera e famiglia non è stato facile. Ma ho sempre scelto di lavorare
in aziende culturalmente più attrezzate nella parità di genere, che mi hanno consentito di esprimermi al meglio. Anche la maternità è un’esperienza che arricchisce e porta skills in più nella professione, sempre che ci si trovi nelle giuste condizioni di lavoro. Episodi spiacevoli e pregiudizi sono capitati anche a me. Sono convinta che l’attenzione va sempre focalizzata sulle persone, il benessere e i desideri devono trovare spazio per dare il meglio. La vera capacità di chi è al vertice è valorizzare le specificità delle persone. Penso che i percorsi professionali delle donne devono essere sostenuti da un contesto familiare e lavorativo oltre che da politiche sociali, su cui c’è ancora da fare. La mia realizzazione professionale è stata possibile anche perché ho sempre gestito i carichi familiari insieme a mio marito, passandoci il testimone quando era necessario e facendo squadra su tutti gli impegni che la gestione di due figli richiede. Purtroppo, sapp i amo c h e q u e s t o n o n rispecchia la normalità».
In cosa consiste la collaborazione con i centri antiviolenza?
«Collaboriamo con Differenza
Donna, che gestisce il numero 1522 di aiuto contro la violenza. E diffondiamo con evidenza questo numero nei ristoranti. Ma vogliamo anche che i locali siano luoghi sicuri, un rifugio per le emergenze. A Milano una nostra dipendente, grazie ai corsi di formazione, è riuscita a intercettare la richiesta di aiuto di una donna che si trovava in una situazione di violenza e ha fatto intervenire le forze dell’ordine».
Il valore sociale è al centro del suo programma.
« I ristoranti McDonald’s portano avanti l’iniziativa “Sempre aperti a donare”, nel 2023 sono stati donati oltre 217mila pasti in 236 comuni italiani, in collaborazione con Banco Alimentare, Comunità di Sant’Egidio e 330 associazioni locali. Ma siamo in prima linea anche per contrastare l’abbandono dei rifiuti e partecipiamo a giornate di raccolta rifiuti in spiagge, parchi, strade. Dal 1999 è attiva la Fondazione Ronald McDonald che ha realizzato 9 case di accoglienza per famigliari di bambini ricoverati in ospedale e 4 family room».
Che legame ha con Venezia?
«Dopo l’Università a Venezia, per motivi professionali ho vissuto all’estero o in grandi città. Ma torno sempre a Scorzè in provincia di Venezia dove sono nata e dove c’è ancora la mia famiglia. E’ un piccolo paese in mezzo alla campagna, una dimensione che mi manca».
Si sente un esempio per bambine e ragazze?
«Possiamo diventare quello che vogliamo, ma l’importante è circondarsi di persone giuste. Le ragazze devono credere in sé, nelle proprie capacità, non siamo l’etichetta che ci hanno appiccicata addosso. Questo vale per tutti, ma il genere femminile è più soggetto al giudizio altrui. Nel mio percorso professionale, è stata la curiosità, l’ambizione e anche il desiderio di una maggiore conoscenza a motivarmi. Studiare, migliorarsi sempre e avere voglia di mettersi in gioco qualsiasi sia il contesto lavorativo, ha fatto la differenza per me».
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Il successo
Le carriere femminili devono essere sostenute dal contesto familiare e lavorativo