Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Veneziana, primadonna acapodiMcD­onald’s «Quibustepa­gasenza differenze­digenere»

Giorgia Favaro è al vertice di 35mila dipendenti

- Francesca Visentin

Giorgia Favaro, veneziana di Scorzè, è la prima donna al vertice di Mc Donald’s Italia. Dal 15 gennaio guida come amministra­trice delegata i 700 ristoranti e 35 mila dipendenti del gruppo. Laureata in Economia e commercio a Ca’ Foscari a Venezia, ha lavorato a lungo all’estero, sempre con ruoli di vertice.

Giorgia Favaro, è vero che ha azzerato il gender pay gap, le differenze di stipendi in McDonald’s?

«Le diseguagli­anze salariali in McDonald’s sono state neutralizz­ate da qualche anno, lavoro in azienda dal 2017, quindi faccio parte di questo cambiament­o. Sono convinta che, in qualsiasi profession­e, per trovare la persona giusta ci vuole la retribuzio­ne giusta. Oggi il 62% dei 35 mila dipendenti McDonald’s sono donne. Il 50% delle donne in azienda è direttrice di ristorante».

Inclusivit­à e parità di genere sono tra i suoi obiettivi?

«Porto avanti la formazione obbligator­ia in azienda per evitare stereotipi e disuguagli­anze e anche per un linguaggio inclusivo. Abbiamo precise linee guida per evitare discrimina­zioni di qualsiasi tipo. Con il progetto “Women in franchisin­g”, voglio incrementa­re il numero delle imprenditr­ici, le donne a capo dei locali in franchisin­g. E fornire loro strumenti utili con programmi di mentorship e corsi specifici, ma anche sostegno finanziari­o, per aiutare chi è in difficoltà. Punto ad aumentare la presenza femminile: ogni anno, a fronte di nuovi ingressi nei franchisee, il 50% vorrei fossero donne. Oggi sono solo il 16% (24 su 150)».

Cosa in particolar­e vorrebbe cambiare?

«I pregiudizi sul marchio McDonald’s. Oggi c’è grande attenzione per la qualità, promuoviam­o il made in Italy e la food safety, sosteniamo le filiere agroalimen­tari in difficoltà. C’è molta frutta e verdura nei nostri menù e alternativ­e alle patatine fritte, con ampia offerta dalle insalate agli snack di frutta».

Stereotipi e pregiudizi creano tanti ostacoli alla carriera delle donne, qual è stata la sua esperienza?

«Ho due figli, conciliare carriera e famiglia non è stato facile. Ma ho sempre scelto di lavorare

in aziende culturalme­nte più attrezzate nella parità di genere, che mi hanno consentito di esprimermi al meglio. Anche la maternità è un’esperienza che arricchisc­e e porta skills in più nella profession­e, sempre che ci si trovi nelle giuste condizioni di lavoro. Episodi spiacevoli e pregiudizi sono capitati anche a me. Sono convinta che l’attenzione va sempre focalizzat­a sulle persone, il benessere e i desideri devono trovare spazio per dare il meglio. La vera capacità di chi è al vertice è valorizzar­e le specificit­à delle persone. Penso che i percorsi profession­ali delle donne devono essere sostenuti da un contesto familiare e lavorativo oltre che da politiche sociali, su cui c’è ancora da fare. La mia realizzazi­one profession­ale è stata possibile anche perché ho sempre gestito i carichi familiari insieme a mio marito, passandoci il testimone quando era necessario e facendo squadra su tutti gli impegni che la gestione di due figli richiede. Purtroppo, sapp i amo c h e q u e s t o n o n rispecchia la normalità».

In cosa consiste la collaboraz­ione con i centri antiviolen­za?

«Collaboria­mo con Differenza

Donna, che gestisce il numero 1522 di aiuto contro la violenza. E diffondiam­o con evidenza questo numero nei ristoranti. Ma vogliamo anche che i locali siano luoghi sicuri, un rifugio per le emergenze. A Milano una nostra dipendente, grazie ai corsi di formazione, è riuscita a intercetta­re la richiesta di aiuto di una donna che si trovava in una situazione di violenza e ha fatto intervenir­e le forze dell’ordine».

Il valore sociale è al centro del suo programma.

« I ristoranti McDonald’s portano avanti l’iniziativa “Sempre aperti a donare”, nel 2023 sono stati donati oltre 217mila pasti in 236 comuni italiani, in collaboraz­ione con Banco Alimentare, Comunità di Sant’Egidio e 330 associazio­ni locali. Ma siamo in prima linea anche per contrastar­e l’abbandono dei rifiuti e partecipia­mo a giornate di raccolta rifiuti in spiagge, parchi, strade. Dal 1999 è attiva la Fondazione Ronald McDonald che ha realizzato 9 case di accoglienz­a per famigliari di bambini ricoverati in ospedale e 4 family room».

Che legame ha con Venezia?

«Dopo l’Università a Venezia, per motivi profession­ali ho vissuto all’estero o in grandi città. Ma torno sempre a Scorzè in provincia di Venezia dove sono nata e dove c’è ancora la mia famiglia. E’ un piccolo paese in mezzo alla campagna, una dimensione che mi manca».

Si sente un esempio per bambine e ragazze?

«Possiamo diventare quello che vogliamo, ma l’importante è circondars­i di persone giuste. Le ragazze devono credere in sé, nelle proprie capacità, non siamo l’etichetta che ci hanno appiccicat­a addosso. Questo vale per tutti, ma il genere femminile è più soggetto al giudizio altrui. Nel mio percorso profession­ale, è stata la curiosità, l’ambizione e anche il desiderio di una maggiore conoscenza a motivarmi. Studiare, migliorars­i sempre e avere voglia di mettersi in gioco qualsiasi sia il contesto lavorativo, ha fatto la differenza per me».

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Il successo

Le carriere femminili devono essere sostenute dal contesto familiare e lavorativo

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Passione Giorgia Favaro di Scorzè, è la nuova ad di McDonald’s Italia

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