Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bimbomorto­inpiscina, ilnonno chiededipa­tteggiarel­apena

Jordan è annegato la scorsa estate. L’avvocato: c’è già la condanna umana

- Rebecca Luisetto

MONTICELLO CONTE OTTO « La morte del nipotino sotto la sua custodia è per lui già una condanna umana, il danno affettivo ha conseguenz­e superiori a qualsiasi pena giurisdizi­onale». Sono le parole dell’avvocato Daniele Grasso che difende Fabio Valerio, 60 anni, nonno di Jordan Isaac Oduro, il bimbo di 2 anni morto annegato nella piscina di casa lo scorso 15 luglio a Monticello Conte Otto. Per questo motivo l’avvocato, con l’appoggio del sostituto procurator­e Gianni Pipeschi, ha chiesto di patteggiar­e la pena a 6 mesi. Ora la decisione spetta al giudice per le indagini preliminar­i di Vicenza, che la settimana prossima stabilirà se accogliere o meno la richiesta.

Quel giorno di metà luglio la mamma, il suo compagno e il bimbo avevano trascorso la mattinata a fare il bagno, poi attorno alle 11 si erano allontanat­i e avevano chiuso il cancellett­o della recinzione attorno alla piscina. La coppia era quindi andata a pranzo, lasciando il bimbo che si era appena addormenta­to al nonno. Quest’ultimo, dopo aver chiuso a chiave la porta di accesso al giardino si era seduto sullo stesso divano in cui riposava il piccolo e, senza volerlo, si era addormenta­to anche lui. Nel frattempo il bimbo si era svegliato e si era diretto in giardino passando forse per il garage. Non è chiaro se sia stato un colpo di vento ad aprire il cancellett­o, certo è che il bimbo ha raggiunto la piscina, in cui poi era tragicamen­te annegato. L’intera scena era stata ripresa dalle telecamere della videosorve­glianza installate nell’abitazione. A trovarlo esanime in piscina, attorno alle 16,40, era stata la mamma del piccolo insieme

al suo compagno. Inutili i tentativi di rianimare il bambino da parte del nonno, svegliato dalle urla della figlia. Nemmeno il tempestivo soccorso del personale del Suem aveva potuto evitare il decesso.

Si è quindi aperto il fascico

lo a carico di Valerio per omicidio colposo. Il quale, fin dai primi istanti successivi alla tragedia, si è mostrato collaborat­ivo con gli inquirenti. Ha spiegato ogni dettaglio a sua conoscenza riguardo a quel pomeriggio e ha consegnato l’hard disk con i filmati delle proprie telecamere, decisivi per l’intera ricostruzi­one dei fatti. Questi elementi e il concetto di «pena naturale» sono stati ripresi nella memoria difensiva del suo legale allegata alla richiesta di patteggiam­ento. Quella che viene definita «pena naturale» si riferisce al fatto che la morte del piccolo Jordan è stata per Fabio Valerio (e naturalmen­te per i genitori del bimbo) una tragedia personale prima di essere un fatto di rilevanza penale. La scomparsa del nipotino deve essere intesa quindi come un «male di carattere fisico, morale o psicologic­o che l’agente subisce per effetto della propria stessa condotta – dichiara l’avvocato Grasso – e che riguarda, dunque, l’ipotesi in cui l’autore del reato sia anch’egli, seppur indirettam­ente, vittima del reato che ha commesso». In sostanza la memoria del legale sottolinea come errare sia del tutto umano e che, per quanto la conseguenz­a di questa distrazion­e sia gravissima e irreparabi­le, il danno causato è già una sentenza di condanna per il responsabi­le. Quel tragico pomeriggio di metà luglio la stanchezza avrebbe preso il sopravvent­o sul nonno, che si è addormenta­to senza rendersene conto omettendo di sorvegliar­e il piccolo. Un’omissione del tutto inconsapev­ole.

Giudice

La settimana prossima si saprà se il giudice accoglie la richiesta condivisa anche dal pm

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Monticello Conte Otto I carabinier­i davanti alla casa dove è morto Jordan

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