Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Bombardo atomi alCern per la ricerca sui tumori Qui i giovani sono accolti»
DaMestre aGinevra, Valentina Berlin scienziata a soli 25 anni
Bombardare atomi con fasci di protoni e sviluppare nuove tecniche di produzione di nanomateriali in grado di far funzionare i computer quantistici o trattare i tumori. A chi affidare l’arduo compito? Alla Generazione Z, ovviamente. E cioè a ricercatori come Valentina Berlin, venticinque anni, volata da Mestre al Cern di Ginevra passando per il Politecnico di Milano e un paio di esperienze in Europa, che con un buon inglese ( ma senza disdegnare il francese), e con la voglia di puntare in alto, ha conquistato da neo laureata due anni in uno dei principali centri di ricerca al mondo. «Qui ci sono moltissime opportunità per neolaureati ma anche per chi ha concluso la maturità – afferma – la grande ricerca si fida dei giovani».
Valentina Berlin, di cosa si occupa all’interno del Cern?
«Il mio gruppo di lavoro si occupa di sviluppare materiali da utilizzare come target per l’irradiazione da parte di fasci di protoni. Quando i protoni entrano in collisione con il materiale del target, lo scontro produce fasci di isotopi radioattivi che possono ulteriormente essere studiati dai laboratori del Cern».
Gli utilizzi di questi esperimenti che ricaduta hanno nella vita quotidiana?
«Dalle batterie ai computer quantistici agli schermi dei cellulari di ultima generazione, tutto funziona tramite nanomateriali. Sul mercato sono già disponibili molte vernici e rivestimenti contenenti nanoparticelle, insieme a numerosi altri materiali in grado di migliorare proprietà come la resistenza ai graffi, la protezione dai raggi UV, l’isolamento termico, abilità di auto-pulizia e l’azione antibatterica. Ci sono anche studi per l’applicazione di nanomateriali in ambito medico».
Alcuni esperimenti riguardano possibili cure tumorali?
«Sì. I ricercatori di “Medicis”, una delle facility che si appoggia ai laboratori del Cern, contribuiscono alla ricerca medica producendo una nuova generazione di radioisotopi con potenziali applicazioni nella medicina di precisione e nella terapia e diagnostica. Si prevede che in futuro questi radioisotopi saranno in grado non solo di aiutare a diagnosticare tumori e altre malattie, ma anche di fornire dosi precise di radiazioni per trattare le cellule malate senza distruggere il tessuto sano circostante. I primi risultati sembrano essere molto promettenti».
Ha da poco ospitato al Cern un gruppo di studenti dell’Itis Zuccante di Mestre. Lei invece ha frequentato il liceo classico il Franchetti.
«Non disdegno gli studi classici, anche se non andavo molto d’accordo con le traduzioni di greco. Invece mi sono resa conto che le ore di chimica mi piacevano tantissimo. Mi interessava l’ambito dei materiali, l’applicazione della chimica in qualcosa che posso toccare, ho scelto Ingegneria dei materiali e delle nanotecnologie al Politecnico di Milano».
Quando ha scoperto l’Europa?
«L’ultimo anno universitario l’ho passato in Belgio, a pochi chilometri da Bruxelles, in Erasmus per fare il progetto di tesi. Ho trovato un gruppo per lo sviluppo di nanomateriali per sensori per gas. E quando sono tornata mi sono detta: devo trovare lavoro, puntiamo in alto. E cosa c’era di più in alto se non il Cern? Al Cern hanno aperto da qualche anno nuove opportunità per neolaureati, programmi specifici per risorse con esperienza lavorativa inferiore a due anni. Nuove persone portano nuove idee, così per incoraggiare il cambio di personale i contratti vanno dai due ai tre anni. Ma ci sono anche programmi brevi per chi sta frequentando l’università, come i l “summer student program”, ai cui partecipanti vengono assegnati progetti specifici di due o tre mesi».
Lei ha 25 anni. L’età media nel suo gruppo di lavo
ro?
«Io mi sento vecchia! (Ride). Nella mia sezione l’età media delle persone che hanno il mio contratto è 25 anni, e siamo una delle sezioni con più donne. Se consideriamo l’intero gruppo, l’età media si alza a trentacinque. Qui viene data fiducia ai giovani, ed è qualcosa che apprezzo».
Perchè ha deciso di andare a lavorare all’estero?
« La nostra formazione non ha un aspetto pratico molto marcato, ma a livello di teoria siamo molto formati, e qui a Ginevra ci sono molte opportunità lavorative oer chi ha questa impostazione. Il ciclo di persone in ingresso è continuo, il nepotismo non può esistere. E poi…lo stipendio. Piuttosto che essere pagata 1200 euro per un dottorato in una città costosa come Milano, qui mi posso permettere di vivere bene con uno stipendio proporzionato all’alto costo della vita. Ho colleghi che in Germania possono tornare a casa e mantenere lo stesso rapporto».
Tornerà in Italia? «Tornerò. Ma non subito».
Lo stipendio AGinevra vivo bene con uno stipendio proporzionato al costo della vita. Meglio qui che 1200 euro in una città comeMilano