Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pascoli con la certificazione bio, il primato europeo dell’Altopiano
Ciambetti: «Un vanto anche per il sistema agricolo di tutta l’Italia»
Altopiano territorio biologico con la certificazione di gruppo dei pascoli montani. L’iter per arrivare a questo risultato è iniziato ancora nel 2020, ancor prima che entrasse in vigore la relativa disciplina, quando il distretto BioAltopiano ne aveva intrapreso la sperimentazione con un progetto pilota, nell’ottica di stimolare la partecipazione delle aziende all’attuazione del processo di certificazione. Un percorso preso poi in mano dall’Unione montana, concluso lo scorso anno che ha portato, a novembre, ad ottenere, da parte di Valoritalia, leader nelle certificazioni agroalimentari a livello nazionale, l’ambito riconoscimento.
L’Altopiano dei Sette Comuni, con l’Unione montana insieme ai gestori delle malghe pubbliche del territorio, si pone pioniere nel campo della certificazione biologica di gruppo dei pascoli montani, primo addirittura in Europa e potrà sicuramente costituire un esempio virtuoso per altri territori. «Un vanto non solo per l’Altopiano stesso – ha sottolineato il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti – ma anche per il sistema agricolo del Veneto e dell’Italia tutta».
Il ruolo di gestore del gruppo di certificazione biologica dei pascoli montani spetta all’Unione Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, ente che collabora con le amministrazioni comunali per la gestione delle malghe pubbliche altopianesi. Si parla di una realtà articolata che comprende 76 malghe, per 4800 ettari di pascolo. «Non abbiamo fatto altro che mettere su carta e tradurre in un certificato qualificante le buone pratiche sempre attuate dai nostri malghesi, valorizzando così ancor di più il territorio. Possiamo dire che questo percorso è in atto da quarant’anni cioè da quando è stato introdotto il disciplinare per la conduzione delle malghe» ha detto Diego Rigoni, vice presidente dell’Unione montana.
La certificazione biologica di gruppo dei pascoli dell’Altopiano significa per queste strutture abbattere i costi, meno burocrazia, la condivisione della stessa modalità di gestione e una garanzia di qualità e di tracciabilità spendibile nella promozione del proprio lavoro e dei propri prodotti. Una scelta responsabile e green che va verso il più equo, il più ecologico e li più sano e che si traduce nella tutela del patrimonio silvo pastorale locale in favore delle nuove generazioni.
Nella presentazione del progetto, tenutasi in sala della Reggenza dell’Unione montana nei giorni scorsi, grazie ai vari interventi, soprattutto a quello di Laura Veronese, responsabile del progetto per l’Unione montana stessa, si è capito in modo chiaro il ruolo fondamentale delle malghe per la cura e preservazione dei pascoli d’alta montagna che spesso ricadono in Zone Speciali di Conservazione. Questo percorso, che ha richiesto anche una fase di formazione per i malghesi e per gli ispettori locali aggiunge ancora più valore al territorio e al lavoro di chi lo custodisce.
Il plauso per quanto fatto è arrivato anche dall’Unione Europea attraverso la voce di Elena Panichi Capo unità Sustainability Agricoltura biologica UE collegata in videoconferenza.