Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«I triumvirat­i in politica non funzionano. Salvini? È presto darlo per sconfitto»

Il politologo Feltrin: finoramai un veneto con una strategia nazionale

- Di Alessandro Zuin

«Prima di dare per morto Matteo Salvini… ci sono di mezzo le elezioni europee. Lui è uno che gioca a tutto campo e si prende i rischi del caso: se l’onda anti-europeista dovesse rialzarsi, ecco che la stella di Salvini potrebbe ritornare a brillare; viceversa, declinereb­be definitiva­mente o quasi. Non a caso, alla data di oggi, tutti i colonnelli leghisti negano in ogni modo di voler lavorare a

un ricambio della leadership: il redde rationem sarà il 9 giugno».

Questo è chiaro: secondo Paolo Feltrin, politologo trevigiano dell’Università di Trieste che analizza da decenni i sommovimen­ti elettorali, non possono bastare i brutti voti presi in Sardegna e poi in Abruzzo per mettere con le spalle al muro un lottatore come il Capitano. Certo, il mugugno interno sale, dal Veneto e non soltanto, alimentand­osi dei magri risultati nelle urne e anche dell’accusa, mai del tutto sopita, di alto tradimento dell’ideale originario, quello fieramente nordista perseguito dai padri fondatori.

Però… «Però non bisogna prendersi in giro – avverte Feltrin -. Il malcontent­o indubbiame­nte è palpabile ma bisogna riconoscer­e un dato di fatto: Salvini ha capito che, in questo Paese, o sei un partito nazionale o non sei, punto. E per riuscire nell’operazione di trasformar­e la Lega in una forza di portata nazionale, si è reso conto che l’unica opzione che aveva era di andare a destra. Giusta o sbagliata che possa apparire, questa è la realtà dei fatti. Salvini, che a suo tempo, per chi se lo fosse già dimenticat­o, ha letteralme­nte salvato la Lega Nord dall’estinzione prendendol­a al 2% e portandola al 34%, aveva una precisa strategia».

Quelli che oggi lo contestano dietro le quinte, non ce l’hanno?

«Io devo ancora vedere uno straccio di strategia nazionale da parte dei sostenitor­i di un ritorno alla Liga Veneta delle origini. Giusto per capirsi: alle elezioni europee bisogna prendere almeno il 4% per continuare a esistere e bisogna prenderlo su base nazionale, quindi, anche stando ai sondaggi peggiori, Salvini sta abbondante­mente sopra la soglia. Inoltre, la regola vuole che dentro i partiti vinca chi prende più voti ai congressi: nella Lega fino a oggi non ho mai visto un veneto che sia stato capace di uscire dal Veneto e imporre la propria leadership anche agli altri. I lombardi, invece, hanno saputo farlo, sarà che numericame­nte sono il doppio…».

I diretti interessat­i pubblicame­nte smentiscon­o ma si parla con insistenza di una triade Giorgetti-Zaia-Fedriga in alternativ­a al capo in difficoltà: potrebbe funzionare?

« In politica, così come nelle aziende o in tutte le organizzaz­ioni strutturat­e, i triumvirat­i non funzionano, alla fine ci vuole qualcuno che prenda i voti ed esprima una leadership. Per stare sull’attualità, guardate alla partita per la presidenza di Confindust­ria: può essere che corrano in tre ma soltanto uno vincerà. Se poi, per tornare alla Lega, dietro l’ipotetico triumvirat­o ci fosse l’esigenza di lanciare il sasso nel lo s tagno, per far emergere successiva­mente il vero leader, allora può essere una tattica».

Si è detto sopra che Salvini, per dare alla Lega un profilo nazionale, ha spostato il baricentro a destra: ma ormai non è stato a sua volta superato ancora più a destra da Giorgia Meloni e i suoi Fratelli?

«Attenzione, abbiamo imparato che, in questo XXI secolo, la volatilità elettorale si è moltiplica­ta per diecimila rispetto al passato, tutti ci sono passati e l’hanno sperimenta­to sulla propria pelle, da Matteo Renzi a Salvini fino al Movimento 5 Stelle. I problemi non nascono mentre procede tutto bene bensì quando si incappa in qualche inciampo e Salvini, obiettivam­ente, è inciampato due volte: quando ha pensato di far cadere il primo governo Conte e, più tardi, quando ha condiviso il sostegno all’esecutivo Draghi. Meloni si è avvantaggi­ata di una forte rendita di opposizion­e e finora non ha subìto cadute. Ma ne riparliamo al primo inciampo».

Il triumvirat­o

Se fosse un sasso nello stagno per far emergere poi il vero leader, allora può essere una tattica

La destra Salvini ha spostato la Lega a destra? Era una strategia per darle una prospettiv­a nazionale

 ?? ?? Ministro Matteo Salvini, classe 1973, milanese, è segretario federale della Lega, vicepremie­r e ministro delle Infrastrut­ture
Ministro Matteo Salvini, classe 1973, milanese, è segretario federale della Lega, vicepremie­r e ministro delle Infrastrut­ture
 ?? ?? Presidente Luca Zaia, classe 1968, trevigiano è presidente della Regione Veneto dal 2010
Presidente Luca Zaia, classe 1968, trevigiano è presidente della Regione Veneto dal 2010
 ?? ?? Esperto Paolo Feltrin, classe 1953, politologo, segue da anni l’osservator­io elettorale della Regione
Esperto Paolo Feltrin, classe 1953, politologo, segue da anni l’osservator­io elettorale della Regione

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