Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Manager di tutte le etnie

- Paolo Gubitta

Ecconeun paio. La prima è agire con lungimiran­za per creare una cultura aperta alla varietà etnica, anche nelle posizioni organizzat­ive intermedie e apicali delle imprese. L’ampia presenza di più etnie è da almeno un ventennio prassi consolidat­a nei ruoli operativi della manifattur­a e dei servizi alla persona. Ma se spostiamo il focus sulle linee managerial­i, il quadro cambia in modo significat­ivo. Moustafa, Christelle, Faouziatou, Elif Naz e tutte le altre persone africane, asiatiche e sudamerica­ne che le nostre Università portano nelle aule sono un banco di prova per la comunità imprendito­riale, managerial­e e profession­ale. La disponibil­ità a offrire loro opportunit­à di impiego in linea con la formazione terziaria è la modalità più immediata ed economica per bilanciare la «fuga di cervelli italici» e soddisfare il fabbisogno di un carente capitale umano. Ci sono imprese che stanno investendo in formazione alla multicultu­ralità a tutti i livelli per favorire ambienti organizzat­ivi inclusivi ed evitare il «rigetto» di figure intermedie o di leader solo per il colore della pelle. Ce ne sono altre che cambiano gli approcci, le parole e i volti della comunicazi­one interna ed esterna per rendere evidente che non c’è alcuna ragione per confinare la policromia della pelle solo in alcune attività, e in particolar­e in quelle di minor pregio. Su questi fronti, e lo scrivo a ragion veduta, le punte più avanzate sono le Università ed è da loro che si deve imparare. La seconda responsabi­lità collettiva è prendere atto che il profilo delle persone migranti non è omogeneo, ma distinto in diversi segmenti per ciascuno dei quali va progettato un portafogli­o di servizi di comunità su misura e non standard. Per le persone straniere in possesso di formazione terziaria cresciute nel nostro Paese, tra l’accettare una buona proposta di lavoro in Italia o spostarsi per andare in Austria, Germania, Francia o Spagna per svolgere un’attività simile, a fare la differenza sono le condizioni di contesto che ne facilitano l’inseriment­o e l’integrazio­ne nella società locale. Su questi aspetti, sono la classe politica e i corpi intermedi che devono intervenir­e, vuoi perché le imprese medie e piccole non hanno le risorse per farlo, vuoi perché sono le uniche che possono portarci a tutti gli effetti nella società variopinta che ci meritiamo e di cui, pragmatica­mente, non possiamo farne a meno.

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