Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Manager di tutte le etnie
Ecconeun paio. La prima è agire con lungimiranza per creare una cultura aperta alla varietà etnica, anche nelle posizioni organizzative intermedie e apicali delle imprese. L’ampia presenza di più etnie è da almeno un ventennio prassi consolidata nei ruoli operativi della manifattura e dei servizi alla persona. Ma se spostiamo il focus sulle linee manageriali, il quadro cambia in modo significativo. Moustafa, Christelle, Faouziatou, Elif Naz e tutte le altre persone africane, asiatiche e sudamericane che le nostre Università portano nelle aule sono un banco di prova per la comunità imprenditoriale, manageriale e professionale. La disponibilità a offrire loro opportunità di impiego in linea con la formazione terziaria è la modalità più immediata ed economica per bilanciare la «fuga di cervelli italici» e soddisfare il fabbisogno di un carente capitale umano. Ci sono imprese che stanno investendo in formazione alla multiculturalità a tutti i livelli per favorire ambienti organizzativi inclusivi ed evitare il «rigetto» di figure intermedie o di leader solo per il colore della pelle. Ce ne sono altre che cambiano gli approcci, le parole e i volti della comunicazione interna ed esterna per rendere evidente che non c’è alcuna ragione per confinare la policromia della pelle solo in alcune attività, e in particolare in quelle di minor pregio. Su questi fronti, e lo scrivo a ragion veduta, le punte più avanzate sono le Università ed è da loro che si deve imparare. La seconda responsabilità collettiva è prendere atto che il profilo delle persone migranti non è omogeneo, ma distinto in diversi segmenti per ciascuno dei quali va progettato un portafoglio di servizi di comunità su misura e non standard. Per le persone straniere in possesso di formazione terziaria cresciute nel nostro Paese, tra l’accettare una buona proposta di lavoro in Italia o spostarsi per andare in Austria, Germania, Francia o Spagna per svolgere un’attività simile, a fare la differenza sono le condizioni di contesto che ne facilitano l’inserimento e l’integrazione nella società locale. Su questi aspetti, sono la classe politica e i corpi intermedi che devono intervenire, vuoi perché le imprese medie e piccole non hanno le risorse per farlo, vuoi perché sono le uniche che possono portarci a tutti gli effetti nella società variopinta che ci meritiamo e di cui, pragmaticamente, non possiamo farne a meno.