Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

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Fiks, cantante venezianod­eLaSad: la cresta? cimetto45m­inuti

- Di Pierfrance­sco Carcassi

«Andavo al lavoro vestito elegante ma era una maschera». Cresta rosa, borchie, tatuaggi e accento veneto. Enrico Fonte, alias Fiks, classe 1990, è la voce più graffiante del trio emo-punk La Sad che ha portato all’ultimo Sanremo testi aggressivi e look estremi, conditi da un’attitudine sopra le righe. Sul palco dell’Ariston, Fiks, Theø e Plant hanno affrontato anche il tema del suicidio, con un messaggio di prevenzion­e: perché, dicono, la loro musica parte dal dolore e lo trasforma in forza. E ora è in arrivo il nuovo album, «Odio la Sad», che esce il 5 aprile.

Fiks, dal Veneto a Milano e a Sanremo, ora il nuovo album.

Sopravviss­uto?

«È stato molto stressante e molto fico, siamo ancora nel turbine. Io sono uno che ama stare a letto senza fare niente, ma dopo un periodo di fuoco così mi sveglio la mattina e inizio a essere produttivo. Quando Amadeus ha fatto l’annuncio abbiamo esultato come quando l’Italia fa gol ai Mondiali».

Poi è arrivata l’accusa del Codacons: testi sessisti e violenti.

«Siamo quelli strani, i più facili da prendere di mira. La canzone incriminat­a è l’opposto del sessista: significa sofferenza in una storia d’amore, non violenza. A Sanremo lo hanno capito».

Siete arrivati 27esimi e avete vinto il Fantasanre­mo.

«La classifica non ci interessav­a. E’ bastato essere sul palco... A Carnevale ci arrivavano tantissimi video che copiavano i nostri look. Essere iconici è quello che volevamo».

La sua vita prima della musica?

«Sono originario di Cazzago di Pianiga in provincia di Venezia. Ero il responsabi­le di un negozio di vestiti di sartoria, andavo al lavoro in giacca e papillon ma erano una maschera per rapportarm­i con capi e clienti. Appena arrivavo a casa mettevo lo smalto sulle unghie. Quando avevo due giorni di riposo ne mettevo uno di ferie e andavo a Milano a suonare. I capi hanno scoperto su Internet che facevo musica, io ho detto: o mi licenziate o mi metto in ferie un mese. E

così sono scappato a Milano: era 5 anni fa».

Lì ha conosciuto i suoi soci Theo e Plant. Poi è arrivato il Covid.

«Mi ha chiamato mia madre: torna, diceva, stanno chiudendo tutto. Io ho risposto: se torno in Veneto muoio lì. Abitavo con Theo e Plant, abbiamo registrato le prime canzoni chiusi in casa in lockdown. Fedez ci ha dato uno dei primi riscontri: ha condiviso un brano, ci ha fatto i compliment­i. Era tutto online. Poi, alla fine del Covid i nostri primi eventi, tutti sold out. Tutto esaurito anche al primo concerto all’Alcatraz. Incredibil­e».

Avete un look estremo per lo standard di Sanremo.

«Amadeus ha visto in prospettiv­a. È un segnale positivo che in tv ci siano sempre più persone estreme, ritenute pazze per la loro stranezza. Ne sono fiero».

Da quando porta la cresta? «Era il 21 settembre 2021. Me la fa la mia ragazza: ci mette quasi un’ora, a Sanremo l’operazione andava fatta due volte al giorno».

Primo tatuaggio?

«Spalla destra, a 18 anni, un’aquila che combatte con un serpente, il bene contro il male. Mia madre si era arrabbiata. Ora non so neanche quanti ne ho. Sulla pancia ho scritto in dialetto “daghe” (“dai”, simile al “daje” romanesco, ndr): orgoglio veneto. Quando facciamo concerti in Sicilia e Sardegna mi gridano “daghe”».

Che adolescent­e era?

«Ho fatto tanta festa: avevo già i capelli rosa, a scuola ero un pazzo e mi hanno espulso. Suonavo la chitarra e cantavo in una band. Andavo ai rave, ho passato un mese a Londra negli “squat” ( le case occupate, ndr) e ho fatto la vita del “punkabbest­ia”. Poi mi sono dato una calmata».

Avete parlato anche del tema del suicidio. Quali sono i dolori che ha trasformat­o con la musica?

«Quando lavoravo nel negozio ero “appannato”, non riuscivo a stare nella vita ordinaria. Ho trovato la risposta nella musica. Il suicidio è legato a storie profonde e personali. Abbiamo dimostrato di voler portare un messaggio importante».

Effetti del successo sulle persone intorno a lei?

«Mia mamma non credeva che ce l’avrei fatta. Adesso ogni volta che faccio un’intervista mi chiama entusiasta. E’ fiera di me. Si fanno vivi compagni delle elementari ed ex colleghi. Le persone che mi hanno sostenuto dall’inizio hanno organizzat­o un ritrovo nel bar sotto casa mia a Cazzago, dove andavo sempre».

Pentimenti?

«Il tempo che ho passato a lavorare… Mi pento di non aver iniziato la Sad Prima ( ride). Se mi chiede come mi vedo tra dieci anni dico: su un’isola deserta con la mia ragazza: pesco e vivo di quello che produco».

Ci sarà un artista con cui sogna di collaborar­e.

«La band Blink 182, i miei idoli da ragazzo, sarebbe un sogno».

Il successo Miamamma pensava che non ce la facessi, ora è orgogliosa. Le dicevo: se torno inVenetomu­oio

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 ?? ?? La sorpresa di Sanremo Enrico Fermo, in arte Fiks, è la cresta rosa de La Sad, il gruppo punk invitato da Amadeus a Sanremo
La sorpresa di Sanremo Enrico Fermo, in arte Fiks, è la cresta rosa de La Sad, il gruppo punk invitato da Amadeus a Sanremo

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