Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dopo quelli di Trissino si pensa a un bacino anche per ilRetrone Zaia: «Più fondi Pnrr»
Nuovi invasi per 3,5milioni dimetri cubi d’acqua
«Io l’ho detto in tempi non sospetti che il Pnrr dovrebbe essere rinegoziato, ad esempio una delle grandi opportunità per rinegoziare sarebbe quello delle opere a tutela del dissesto idrogeologico. Col doppio vantaggio di evitare i danni e garantire la messa in sicurezza dei cittadini e delle imprese» dice il presidente della Regione Luca Zaia all’inaugurazione del doppio bacino di laminazione di Trissino, nel Vicentino.
Nonostante la pioggia intermittente, sono stati in centinaia ieri mattina ad accoglierlo sulle rive dell’Agno Guà. Un’opera dal costo complessivo di oltre 40 milioni, in grado di trattenere 3,5 milioni di metri cubi d’acqua del fiume berico, e che Zaia rivendica essere l’ennesimo tassello di un percorso iniziato proprio da lui, in veste di commissario straordinario in seguito all’alluvione del 2010, tanto che ora è possibile parlare di un vero e proprio «modello veneto». A margine dell’evento, inoltre, il presidente ha ragionato dell’opportunità rappresentata dai fondi europei sul tema sicurezza idrogeologica.
«Noi siamo sempre in una fase di programmazione e di negoziazione - spiega il presidente -. Siamo fiduciosi. Ho capito una cosa, ovvero che chi, in questo Paese, ha progetti riesce a metterli a terra, l’Europa li finanzia, chi non ce li ha non li finanzierà». Si parte da una constatazione: per realizzare ulteriori opere (fra cui quella cruciale lungo il Piave) sarebbe necessario un altro miliardo di euro che manca all’appello. Zaia però ostenta ottimismo: «Al principio di questo percorso ho messo giù un piano da due miliardi e settecentomila euro, senza avere un centesimo in tasca. Abbiamo lottato e nel 2015 sono partiti i primi cantieri. La normativa e gli studi, all’epoca, erano assolutamente primordiali e abbiamo dovuto mettere a terra numerose novità. Oggi possiamo dire di aver realizzato in Veneto molti dei bacini previsti: 13 su 23 sono già stati portati a termine, ma dobbiamo continuare su questa strada per mettere in sicurezza la più ampia parte possibile di territorio».
L’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin che ha seguito da vicino l’opera spiega che «si estende su una superficie di 80 ettari tra i comuni di Trissino e Arzignano, arrivando a trattenere 3,5 milioni di metri cubi d’acqua del torrente Agno Guà per la sicurezza di una vasta area tra le province di Vicenza e Padova e, in parte, anche di Verona e Venezia».
La costruzione si articola in due bacini, uno di monte e uno di valle. Il primo è in grado di trattenere 2,7 milioni di metri cubi di acque e si estende su 57,8 ettari, con i lavori sono iniziati nel 2015 e ultimati nel 2022, mentre quello di valle occupa 23 ettari ed è in grado di trattenere 0,81 milioni di metri cubi, con i lavori di realizzazione consegnati a novembre 2018 e ultimati a dicembre 2023. L’opera, inoltre, punta alla riqualificazione turistica e faunistica del territorio, con la creazione di un’oasi naturalistica e un percorso ciclopedonale.
«Dove si creano questi bacini non si devasta l’ambiente - prosegue Zaia -, come qualcuno vorrebbe far credere. Ormai, dato il contesto generale, si va nella direzione obbligata di investire in opere infrastrutturali che possano mettere al riparo il territorio dalle alluvioni e dalle inondazioni. Se si fanno bacini di laminazione si salvano i cittadini: abbiamo visto cosa sarebbe successo a Vicenza qualche settimana fa se non ci fossero stati».
Nonostante l’esondazione del Bacchiglione sia stata recentemente scongiurata dal bacino di Caldogno, infatti, il Retrone, che non dispone di opere per ridurre la portata in caso di piena, qualche problema l’ha dato con estesi allagamenti a Vicenza. «Ci stiamo pensando - prosegue il presidente -. Il Retrone è un fiume brevissimo, ma già il nome dà l’idea del rigurgito, dell’acqua che torna indietro. Nelle sue vicinanze non è possibile pensare a un bacino di laminazione ma se riuscissimo a identificare il modo di creare una condotta per far defluire altrove le sue acque potremmo mettere a terra una nuova opera».