Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Uffici, gelateria e sede di onlus Il Tav cambia volto alla stazione
Meno spazi commerciali, più locali di servizio: accordo fra Comune e Rete Ferroviaria Lavori dal 2027 per 30milioni. Ma resta il nodo di viale Venezia e del «muro» di traffico
Una stazione ferroviaria a misura di onlus nel breve periodo, questione di settimane. Un’altra a misura di una città come Vicenza nel lungo termine.
Aspettando il Tav, i cui lavori in stazione cominceranno nel 2027, Palazzo Trissino e Rete Ferroviaria Italiana raggiungono un accordo nell’ottica di riqualificare e rivitalizzare gli spazi anche in funzione anti-degrado. Una parte di questo rilancio transita dalla concessione in comodato d’uso (se gratuito o no sarà valutato caso per caso) dei locali di varie metrature oggi sfitti e abbandonati ad associazioni di volontariato o onlus per le loro attività.
Società Vicentina Trasporti, in attesa dei cantieri che spazzeranno via una parte importante dell’area riservata al trasporto pubblico locale, ha già opzionato due locali, uno per i servizi clienti e biglietteria, un altro per l’ufficio Movimento. Tra le nuove attività, a breve, entrerà anche una gelateria e un deposito biciclette. Alcuni spazi saranno concessi anche agli alpini in vista dell’adunata di maggio.
Si parla di un intervento di riqualificazione degli ambienti del valore di un milione di euro. A circa 30 milioni, invece, ammonta l’investimento sulla nuova stazione con lavori all’interno, esterno e nelle modalità di accesso ai binari. Insomma il modello stazione ferroviaria-centro commerciale va bene per Milano o per la più vicina Padova, a Vicenza non funziona. Finora l’abito cucito addosso alla stazione di viale Venezia da Stazioni, ramo di Rfi, è andato largo al capoluogo berico. A cominciare dagli spazi da anni desolatamente vuoti, manca anche l’edicola, e con servizi ridotti all’osso.
La stazione del futuro parte dai numeri. Nel 2019 sono transitati 5,5 milioni di passeggeri, 160 mila in più rispetto al 2018. Nel 2030 Rfi prevede che i passeggeri futuri in transito si attesteranno a 6,5 milioni. Tanti ma comunque meno rispetto a Milano o Padova. La nuova sistemazione delle aree esterne, il restyling del fabbricato viaggiatori, uno spazio adeguato per la Polfer e altri lavori in previsione dal 2027 vanno in questa direzione. Ma soprattutto considera le ragioni di spostamento, che per inciso potrebbero innescare un tardivo punto interrogativo sulla necessità del passaggio del Tav a Vicenza: il 64 per cento dei motivi è alla voce commissioni/svago, il 15 per cento vacanza/visite, solo il 14 per cento lavoro/affari e il 7 per cento studio. Anche la frequenza di spostamento sembra accreditare l’idea di un Tav che servirà principalmente le merci: ben il 34 per cento si sposta 2 o 3 volte al mese, il 32 per cento tutti i giorni feriali, il 22 per cento 1 o 2 volte la settimana, il 7 per cento 3 o 4 volte la settimana, l’11 per cento una volta al mese e il 20 per cento meno di una volta al mese.
Insomma, la riflessione sottintesa dagli addetti ai lavori, con questi numeri il modello «Milano» non ingranerà mai. Così gli spazi, nel nuovo progetto, sono rimodulati in un’ottica meno commerciale, più funzionale, mantenendo però varie metrature per coloro che vorranno affittarle.
C’è però una variabile non di poco conto, che poi è quella che ha condizionato lo sviluppo in stazione e la sua attrattività. Per entrare o uscire dalla stazione c’è il «muro» di auto di viale Venezia che crea una frattura con il centro storico. Palazzo Trissino ha proposto a Rfi nell’ambito dei lavori Tav un tunnel per interrare il via vai delle auto. La risposta ancora non c’è.