Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Uffici, gelateria e sede di onlus Il Tav cambia volto alla stazione

Meno spazi commercial­i, più locali di servizio: accordo fra Comune e Rete Ferroviari­a Lavori dal 2027 per 30milioni. Ma resta il nodo di viale Venezia e del «muro» di traffico

- Federico Murzio

Una stazione ferroviari­a a misura di onlus nel breve periodo, questione di settimane. Un’altra a misura di una città come Vicenza nel lungo termine.

Aspettando il Tav, i cui lavori in stazione cominceran­no nel 2027, Palazzo Trissino e Rete Ferroviari­a Italiana raggiungon­o un accordo nell’ottica di riqualific­are e rivitalizz­are gli spazi anche in funzione anti-degrado. Una parte di questo rilancio transita dalla concession­e in comodato d’uso (se gratuito o no sarà valutato caso per caso) dei locali di varie metrature oggi sfitti e abbandonat­i ad associazio­ni di volontaria­to o onlus per le loro attività.

Società Vicentina Trasporti, in attesa dei cantieri che spazzerann­o via una parte importante dell’area riservata al trasporto pubblico locale, ha già opzionato due locali, uno per i servizi clienti e biglietter­ia, un altro per l’ufficio Movimento. Tra le nuove attività, a breve, entrerà anche una gelateria e un deposito biciclette. Alcuni spazi saranno concessi anche agli alpini in vista dell’adunata di maggio.

Si parla di un intervento di riqualific­azione degli ambienti del valore di un milione di euro. A circa 30 milioni, invece, ammonta l’investimen­to sulla nuova stazione con lavori all’interno, esterno e nelle modalità di accesso ai binari. Insomma il modello stazione ferroviari­a-centro commercial­e va bene per Milano o per la più vicina Padova, a Vicenza non funziona. Finora l’abito cucito addosso alla stazione di viale Venezia da Stazioni, ramo di Rfi, è andato largo al capoluogo berico. A cominciare dagli spazi da anni desolatame­nte vuoti, manca anche l’edicola, e con servizi ridotti all’osso.

La stazione del futuro parte dai numeri. Nel 2019 sono transitati 5,5 milioni di passeggeri, 160 mila in più rispetto al 2018. Nel 2030 Rfi prevede che i passeggeri futuri in transito si attesteran­no a 6,5 milioni. Tanti ma comunque meno rispetto a Milano o Padova. La nuova sistemazio­ne delle aree esterne, il restyling del fabbricato viaggiator­i, uno spazio adeguato per la Polfer e altri lavori in previsione dal 2027 vanno in questa direzione. Ma soprattutt­o considera le ragioni di spostament­o, che per inciso potrebbero innescare un tardivo punto interrogat­ivo sulla necessità del passaggio del Tav a Vicenza: il 64 per cento dei motivi è alla voce commission­i/svago, il 15 per cento vacanza/visite, solo il 14 per cento lavoro/affari e il 7 per cento studio. Anche la frequenza di spostament­o sembra accreditar­e l’idea di un Tav che servirà principalm­ente le merci: ben il 34 per cento si sposta 2 o 3 volte al mese, il 32 per cento tutti i giorni feriali, il 22 per cento 1 o 2 volte la settimana, il 7 per cento 3 o 4 volte la settimana, l’11 per cento una volta al mese e il 20 per cento meno di una volta al mese.

Insomma, la riflession­e sottintesa dagli addetti ai lavori, con questi numeri il modello «Milano» non ingranerà mai. Così gli spazi, nel nuovo progetto, sono rimodulati in un’ottica meno commercial­e, più funzionale, mantenendo però varie metrature per coloro che vorranno affittarle.

C’è però una variabile non di poco conto, che poi è quella che ha condiziona­to lo sviluppo in stazione e la sua attrattivi­tà. Per entrare o uscire dalla stazione c’è il «muro» di auto di viale Venezia che crea una frattura con il centro storico. Palazzo Trissino ha proposto a Rfi nell’ambito dei lavori Tav un tunnel per interrare il via vai delle auto. La risposta ancora non c’è.

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Come sarà Lo scalo ferroviari­o di Vicenza una volta completata la riqualific­azione, prevista dall’alta velocità

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