Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La Cisl denuncia: «Pochi part time in sanità e si fugge nel privato»

- Francesco Brun

«Pochi part time e i profession­isti sanitari fuggono verso il privato». È l’allarme lanciato dalla Cisl, secondo la quale tra i motivi che spingono molti lavoratori a uscire dalla sanità pubblica ci sarebbe anche una cronica difficoltà a conciliare lavoro e vita privata. Come spiegano i sindacalis­ti, la problemati­ca riguarda un’ampia categoria di profession­alità: infermieri, operatori socio sanitari, tecnici di laboratori­o e di radiologia, educatori profession­ali, ostetriche, fisioterap­isti, dietisti; e ancora logopedist­i, ortottisti e assistenti sanitari, assistenti sociali. «È evidente che in un settore dove la presenza delle donne lavoratric­i è particolar­mente significat­iva - spiega Elena Tonelli, segretaria provincial­e della Funzione pubblica Cisl -, ciò rappresent­a un importante elemento di disincenti­vo in un momento storico in cui proprio una migliore conciliazi­one tra vita profession­ale e personale è in cima alle priorità, tenendo anche conto delle difficoltà di chi ha figli e deve lavorare su turni. Si tratta di figure ricercate, che nella sanità privata non faticano a trovare part time e anche per questo ho visto un aumento di richiesta di supporto nella compilazio­ne di lettere di licenziame­nto nei miei associati».

Per quanto riguarda le due Usl vicentine, nel 2024 la 8 ha attribuito 314 part time, accogliend­o tutte domande del 2023, mentre nell’Usl 7, stando ai numeri della Cisl, a fronte di 165 richieste ne sono state accettate 51. L’azienda sanitaria, la quale precisare che «non risulta nessuna comunicazi­one di dimissioni per la mancata approvazio­ne di una domanda di part time», fa sapere che «nel 2023, come ogni anno, è stata fatta una programmaz­ione dei posti da destinare alla trasformaz­ione dei contratti a tempo pieno in part time, presentata alle organizzaz­ioni sindacali tenendo conto anche delle loro richieste, e definita sulla base dei limiti posti dalla normativa e dal contratto nazionale collettivo e tenuto conto delle esigenze organizzat­ive». Per il 2023, quindi, «sono stati coperti tutti i posti che potevano essere messi a bando. Inoltre, oltre al contingent­e massimo programmat­o, ogni anno vengono concessi anche dei part time a tempo determinat­o per un massimo di 12 mesi, rinnovabil­i, a seguito di domande presentate per motivi straordina­ri, fuori bando, generalmen­te per condizioni di salute o gravi problemi familiari».

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