Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La Cisl denuncia: «Pochi part time in sanità e si fugge nel privato»
«Pochi part time e i professionisti sanitari fuggono verso il privato». È l’allarme lanciato dalla Cisl, secondo la quale tra i motivi che spingono molti lavoratori a uscire dalla sanità pubblica ci sarebbe anche una cronica difficoltà a conciliare lavoro e vita privata. Come spiegano i sindacalisti, la problematica riguarda un’ampia categoria di professionalità: infermieri, operatori socio sanitari, tecnici di laboratorio e di radiologia, educatori professionali, ostetriche, fisioterapisti, dietisti; e ancora logopedisti, ortottisti e assistenti sanitari, assistenti sociali. «È evidente che in un settore dove la presenza delle donne lavoratrici è particolarmente significativa - spiega Elena Tonelli, segretaria provinciale della Funzione pubblica Cisl -, ciò rappresenta un importante elemento di disincentivo in un momento storico in cui proprio una migliore conciliazione tra vita professionale e personale è in cima alle priorità, tenendo anche conto delle difficoltà di chi ha figli e deve lavorare su turni. Si tratta di figure ricercate, che nella sanità privata non faticano a trovare part time e anche per questo ho visto un aumento di richiesta di supporto nella compilazione di lettere di licenziamento nei miei associati».
Per quanto riguarda le due Usl vicentine, nel 2024 la 8 ha attribuito 314 part time, accogliendo tutte domande del 2023, mentre nell’Usl 7, stando ai numeri della Cisl, a fronte di 165 richieste ne sono state accettate 51. L’azienda sanitaria, la quale precisare che «non risulta nessuna comunicazione di dimissioni per la mancata approvazione di una domanda di part time», fa sapere che «nel 2023, come ogni anno, è stata fatta una programmazione dei posti da destinare alla trasformazione dei contratti a tempo pieno in part time, presentata alle organizzazioni sindacali tenendo conto anche delle loro richieste, e definita sulla base dei limiti posti dalla normativa e dal contratto nazionale collettivo e tenuto conto delle esigenze organizzative». Per il 2023, quindi, «sono stati coperti tutti i posti che potevano essere messi a bando. Inoltre, oltre al contingente massimo programmato, ogni anno vengono concessi anche dei part time a tempo determinato per un massimo di 12 mesi, rinnovabili, a seguito di domande presentate per motivi straordinari, fuori bando, generalmente per condizioni di salute o gravi problemi familiari».