Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Perseguita lamoglie e cerca di soffocarla: 4 anni ma è fuggito in patrica
Condannato a quattro anni di carcere per aver picchiato più volte la moglie davanti ai figli, ma è riuscito a svignarsela. È una storia di continue violenze quella che arriva dal tribunale e che riguarda un 48enne bengalese, all’epoca dei fatti residente ad Arzignano ma poi tornato in patria, accusato di maltrattamenti in famiglia aggravati dalle lesioni. Una vicenda interrotta solo nel novembre del 2020, quando è stata messa la parola fine al vero e proprio inferno quotidiano vissuto dalla moglie.
Secondo le ricostruzioni da parte dell’accusa, soprattutto a causa di «una morbosa e ingiustificata gelosia», l’imputato avrebbe minacciato più volte di morte la donna, apostrofandola con epiteti volgari e «percuotendola sistematicamente». Nello specifico, gli episodi citati in giudizio sarebbero avvenuti tutti tra ottobre e novembre 2020. L’imputato avrebbe cinto una sciarpa attorno al collo della donna, «facendole mancare il respiro fino a quasi lo svenimento», mentre in una seconda occasione l’avrebbe colpita con un cellulare e procurandole ecchimosi, giudicate guaribili in dieci giorni. A poco più di una settimana dall’aggressione l’uomo, «facendo ritorno dopo un periodo d’assenza», l’avrebbe colpita con un pugno alla gola e quindi malmenata per più di un’ora, accusandola di tradimento. Infine, il 48enne sarebbe tornato a sferrare alla moglie dei pugni, cagionandole «contusioni al volto e al torace», con una prognosi di 15 giorni. Tutti gli episodi sarebbero avvenuti alla presenza dei due figli minorenni e più volte la donna sarebbe stata costretta ad allontanarsi da casa e a dormire nel garage, aspettando che il marito ritrovasse la calma. L’uomo era quindi finito a processo, assistito dall’avvocato di fiducia Lara Frigo, anche
se questa non è mai stata in grado di parlargli. L’imputato, infatti, è scappato nel frattempo in Bangladesh, facendo perdere ogni sua traccia. Nonostante questo, martedì, il giudice Filippo Lagrasta lo ha dichiarato colpevole dei reati a lui ascritti, condannandolo a quattro anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento danni di 5.000 euro nei confronti della moglie.