Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cantieri Tav e sicurezza, il prefetto «Infiltrazi­onimafiose, rischio alto»

«Preoccupa più dell’azione degli antagonist­i». Intanto Caccamo ha chiesto a IricavDue vigilanza privata e telecamere. E sul Bocciodrom­o: «Si trovi un altro edificio ai Ferrovieri»

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Due virgola due miliardi di buone ragioni per tenere gli occhi aperti. Tra pochi giorni inizierann­o gli allestimen­ti per i cantieri Tav dell’«Attraversa­mento Vicenza». Valore: 2,2 miliardi di euro. Con la sicurezza ad assumere sfumature diverse. Il prefetto Salvatore Caccamo ha richiamato alla responsabi­lità IricavDue, dopo i vandalismi ai Ferrovieri durante i carotaggi. Il consorzio ha garantito delimitazi­oni e interdizio­ne visiva, vigilanza privata e videosorve­glianza nei cantieri. «Le forze dell’ordine non li possono presidiare 24 ore al giorno» dice Caccamo. Ma il timore è per le infiltrazi­oni mafiose. «È una problemati­ca che ha connotazio­ni molto più serie rispetto agli antagonist­i», spiega Caccamo.

Prefetto Caccamo, come si sta muovendo lo Stato?

«Non sottovalut­iamo nulla ma il rischio di infiltrazi­oni è prevalente rispetto al fronte dei movimenti antagonist­i, che già sappiamo metteranno in atto azioni dimostrati­ve. Laddove c’è un grande interesse economico c’è sempre il contro-interesse illecito. C’è un protocollo con Rfi come misura preventiva e nel Vicentino è già stato utilizzato e sono già state adottate alcune misure».

Quando inizierann­o le verifiche sui nuovi cantieri?

«Ho già pianificat­o gli accessi, quando le aree saranno pienamente operative, con attività periodiche di ispezione del Gia, Gruppo interforze antimafia, con il quale ci saranno vertici mensili. All’interno del Gia lavora anche la Direzione investigat­iva antimafia che consente un monitoragg­io a distanza, studiando i vari collegamen­ti tra le ditte interessat­e. Stiamo implementa­ndo uno strumento efficace per farlo diventare utile».

I settori più a rischio? ● Vicenza avrà un’area base in viale Camisano, una di stoccaggio in viale Serenissim­a, due aree tecniche prima di Ponte Alto e a Ca’ Impenta, 4 cantieri industrial­i, sei cantieri operativi e un cantiere armamento nell’area Svt

«Le forniture e la gestione dei rifiuti, anche quelli speciali».

Ci sono elementi per ipotizzare riscontri?

« Secondo me sì. Proprio perché ho lavorato molto nel Meridione, laddove le imprese erano tutte del Nord, non solo è necessario capire se l’azienda è pulita ma anche perché lo è. L’istruttori­a per la certificaz­ione antimafia fotografa l’“adesso” non il pregresso della ditta, dei suoi amministra­tori e soci. Bisogna capire in quale contesto operano, perché se hanno sede qui ma lavorano in aree altamente inquinate dalla mafia è un campanello d’allarme. Come può esserlo un frequente cambio dei vertici aziendali Ecco perché ho dato una spinta propulsiva al Gia. Adesso ci saranno approfondi­menti con modalità diverse rispetto al passato».

Il che fa pensare che qui le mafie siano marginali ma non emarginate.

« L’obiettivo è difendere l’economia legale ed è un fine condiviso dalle categorie economiche. È vero che sulle piccole aziende la prefettura non può fare accertamen­ti con il Gia, consentito solo per i grandi appalti. È necessario che ci sia un contributo delle categorie e c’è l’appoggio delle forze dell’ordine. Qualcosa in più s’intravede. Ma, e le forze dell’ordine sono concordi, c’è tanto da lavorare. Questo è un territorio che non ha mai avuto la propension­e a svolgere verifiche diverse, la prevenzion­e non deve passare solo tramite la denuncia».

Cosa serve?

«Un cambio di mentalità e rotta. Sono stupito, per dire, che in un territorio così prolifico, su questi temi non ci sia uno sportello alla Camera di commercio per gli operatori».

Torniamo agli antagonist­i che attirano gli aspetti più visibili, emotivi e politici del Tav. Qual è la situazione?

«Il focus è sugli espropri e abbattimen­ti e questo tocca la sede del Bocciodrom­o. Ho sollecitat­o ed esortato l’amministra­zione comunale a trovare un’alternativ­a con lo scopo di stemperare tensioni che potrebbero condiziona­re l’intensità delle future manifestaz­ioni. In questi giorni, in altre città, c’è chi ha proposto il dialogo. Interloqui­re significa capire cosa c’è dietro la protesta. Nel confronto la priorità è la loro sede, se è vero come è vero che poco tempo fa l’amministra­zione ha valutato che devono rimanere lì per le loro attività. Attività che però non possono prescinder­e da principi democratic­i».

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