Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
SanBenedettooltreilmiliardo «L’azienda? Rimaneinfamiglia»
Enrico Zoppas apre le porte dello stabilimento di Scorzè: «No a soci esterni»
«Alla successione pensiamo ogni giorno, abbiamo un debito con i nostri dipendenti, i quali si aspettano che questa azienda dia loro la sicurezza di una continuità. Quindi stiamo valutando le modalità con chi avrà la capacità di gestire l’azienda in modo anche migliore di quanto abbiamo fatto fino a oggi, e queste persone le individuiamo principalmente all’interno della nostra famiglia».
Enrico Zoppas, presidente del gruppo delle bevande San Benedetto di Scorzè (Venezia), ne ha parlato ieri, al termine di una visita attraverso gli stabilimenti dell’azienda, in cui sono state descritte le innovazioni adottate e quelle in corso di studio, per migliorare l’efficienza degli impianti e contenere l’impiego di energia e di materie prime. Al tour in fabbrica, due chilometri di percorsi tra piste tracciate al suolo, soppalchi e passerelle sopraelevate sulle linee automatiche di fabbricazione delle bottiglie, hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione, Luca Zaia, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il presidente di Confindustria
Veneto Est, Leopoldo Destro, e una fitta delegazione della dinastia Zoppas (a cominciare da Gianfranco, vicepresidente di San Benedetto e presidente di Zoppas Industries, con i figli Federico e Matteo). La famiglia, in sostanza, nel modo di vedere del patron, dovrà in via preferenziale esprimere la governance della San Benedetto di domani, purché «sappia dare dimostrazione di essere all’altezza della situazione. Sono tutti sul banco prova – prosegue Enrico - e fino a ora la prova è stata buona. Gli esami di maturità dobbiamo affrontarli tutti ogni anno, dal più giovane al più esperto».
Ipotesi di soci esterni? «La nostra speranza è che non ce ne siano mai, sarebbe uno strappo enorme come per tutti gli imprenditori veneti, i cui capisaldi sono casa, azienda e famiglia». Allo stesso modo, sia pure per ragioni differenti, si tende a escludere un ingresso in Borsa: «La quotazione non porta necessariamente a un distacco dal controllo dell’azienda, di solito si mette sul mercato una minoranza di quote. Ma credo che, per il modo con cui ge s t i amo l’azienda, per la rapidità con cui prendiamo le decisioni e per la lungimiranza di cui abbiamo necessità, con la Borsa dovremmo adattarci a un sistema diverso. Ci sarebbero meno rischi e più risultati immediati ma inferiori nel medio e lungo termine. Fermo restando che, in generale, quotarsi può essere sempre un’opportunità».
Gli ultimi conti devono ancora essere verificati ma San Benedetto, che impiega quasi 2 mila dipendenti in 7 stabilimenti in Italia e 4 all’estero, chiuderà il 2023 con ricavi per 1.070 milioni di euro, circa 120 in più rispetto al precedente esercizio, grazie anche a un incremento dell’11% dei volumi. Nell’anno in corso le attese sono per una crescita più modesta, a causa del venir meno dell’effetto inflazione: «Per recuperare margini - ha proseguito il presidente - occorre continuare a diminuire i fabbisogni energetici, obiettivo che rincorriamo dal 2008. Lo scorso anno, a parità di prodotto, abbiamo consumato l’8% di energia in meno e siamo vicini al raggiungimento della neutralità carbonica».
Una rasoiata, infine, verso le recenti disposizioni europee in materia di riciclo, un campo nel quale l’azienda è impegnata da anni, recuperando quantità sempre crescenti di Pet da bottiglie usate. «È una norma ideologica e irrazionale, il riuso genera più inquinamento del riciclo. Se dovessimo andare pedissequamente in quella direzione – chiude Zoppas - si sottrarrebbero risorse per nuove tecnologie più efficienti per la salvaguardia dell’ambiente».
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La norma europea sul riuso è ideologica e irrazionale, oltretutto genera più inquinamento del riciclo
11%
I ricavi 2023 di San Benedetto chiuderanno a 1.070 milioni di euro
I volumi di produzione sono cresciuti l’anno scorso dell’11%
8%
I consumi di energia dell’azienda veneziana sono stati ridotti dell’8%