Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Costosissimo edannoso» Sull’anello ciclabiledelGarda scoppia labattagliapolitica
Gli ambientalisti: civorranno1,3miliardi. DeBerti: tuteleràviteumane
L’Anello col buco. Nel senso dei soldi necessari, che sono tantissimi e potrebbero non bastare, e di un grande percorso a circuito che rischia di non chiudersi mai. La ciclovia del Garda è la più ambiziosa e affascinante opera del suo genere in Italia: 144 chilometri di pista intorno alle coste del lago senza soluzione di continuità, tre regioni e 19 Comuni coinvolti, l’ambizione di farne un’attrazione irresistibile per ilmovimento turistico, soprattutto quello internazionale.
Sembrava tutto molto bello quando, sei anni fa, fu inaugurata a Limone, sulla sponda bresciana, la prima passerella a sbalzo, ancorata alla roccia, che consentiva ai ciclisti di godersi lo spettacolo della costa a strapiombo del lago più esteso del Paese. Ma ben presto sono cominciati i problemi sul fronte dei costi e della sicurezza. Fino ad esplodere sotto forma di contesa politica, con un inedito rovesciamento delle parti: il grande progetto dedicato alla mobilità green per eccellenza è avversato dagli ecologisti. Ed è difeso dagli amministratori leghisti delle Regioni Lombardia e Veneto e della Provincia di Trento, che intendono andare avanti con finanziamenti, appalti e lavori. Nel segno del Fare salviniano.
La spesa impazzita
Il fatto è che l’Anello minaccia di costare un’enormità. I conti li ha fatti in un dossier il Coordinamento di Tutela del Garda, che raggruppa associazioni ambientaliste e gruppi di
cittadini: dalle stime iniziali di 194 milioni si è passati, anche per effetto di un allungamento del percorso, ai 344,5 milioni dell’agosto 2021. Bazzecole rispetto al calcolo odierno: secondo il documento, il prezzo da pagare è di 1,3 miliardi. «Abbiamo confrontato – spiega Maurizio Maffi del Coordinamento - l’aumento degli importi per tutti i lotti appaltati in questi anni di impennata dei prezzi e li abbiamo proiettati sull’intera opera. I costi sono aumentati di tre o quattro volte». E questo non solo per l’inflazione, «ma anche a causa di tutti gli interventi per la sicurezza e la mitigazione che via via si stanno rendendo necessari». La questione riguarda soprattutto l’alto lago, dove le spiaggette lasciano il passo alle falesie a picco sull’acqua e la strada Gardesana, storico budello, lascia pochissimi spazi intorno: la soluzione immaginata, e realizzata per il breve tratto lombardo a Limone, è quella appunto della pista realizzata ad hoc con passerelle ancorate alla montagna. Strutture in acciaio che secondo gli ambientalisti creano una profonda ferita al paesaggio, e che rappresenterebbero un pericolo per chi le utilizzerà: dal 1960 ad oggi si sono verificati ben 72 crolli di roccia che hanno invaso le due Gardesane. Alcuni sono recentissimi, come quello dell’ 8 marzo avvenuto a Riva nel Trentino. «Il boom dei costi – riprende Maffi - è dato anche dalla necessità di realizzare tettoie, reti di contenimento e quant’altro per tutelare i ciclisti dai pericoli dalle frane. Rischi che peraltro è difficile azzerare».
Moltissimo è ancora da fare. Sulla sponda veronese – 239 milioni complessivi stimati di spesa per 67 chilometri di percorso - sono appena partiti i lavori per il tratto che va da Torri del Benaco a Garda, verso sud: si tratta di 2,3 chilometri di passerella a sbalzo, agganciata in questo caso alla strada Gardesana. Costo: 17,3 milioni finanziati con fondi Pnrr. È aperto anche il cantiere per il tratto di Malcesine che prevede anche una nuova galleria parallela a quella naturale Navene-Cantone: 750 metri appena, che dovrebbero costare 7 milioni e mezzo. Un milione ogni cento metri.
Vite da tutelare
Sono in corso, poi, tutti i preparativi per far partire tra qualche settimana i lavori per il completamento del tratto a sud tra Lazise e l’inizio della sponda lombarda. Elisa De Berti, vicepresidente della Regione e assessore competente, non arretra: «Finché sarò in carica mi batterò perché questo progetto vada avanti. La Gardesana è la seconda strada più pericolosa d’Italia per ciclisti e pedoni. È una priorità assoluta tutelarli creando un percorso dedicato. Si dice: l’opera costa troppo. Io rispondo: e allora quanto vale risparmiare vite umane? Per un ragazzo olandese morto investito lungo la Gardesana, Veneto Strade, quindi la Regione Veneto, è stata chiamata a risponderne in una causa internazionale. Agli ambientalisti che criticano e vogliono stoppare tutto chiedo: ve la prendete voi la responsabilità di qualche pedone o ciclista ucciso?» Per i tratti più controversi gli ambientalisti propongono l’alternativa di una rete battelli elettrici che collegherebbe un tratto di ciclabile all’altro. «Ma i turisti vogliono andare in bici, mica scendere di sella!»
No allo scempio
Davide Bendinelli, sindaco di Garda ed ex deputato di Forza Italia (oggi milita in Italia Viva), è uno che sta mettendo un po’ di paletti per il territorio di sua competenza: «Gli ostacoli si supereranno, ho incontrato nei giorni scorsi De Berti e una soluzione la troveremo. Ma è chiaro che io non autorizzerò alcuno scempio. Nel tratto da Torri del Benaco fino al confine del mio Comune stanno già tagliando i cipressi storici (saranno 91 in tutto, ndr), io una roba del genere non la consentirò». Quindi sì alla ciclabile, probabilmente con qualche breve interruzione nei punti più problematici del paese: «Senza toccare le spiaggette, senza passerelle a sbalzo sulla costa». E lontano da Punta San Vigilio, perla del lago e del Comune di Garda.
Aurora Floridia, senatrice eletta con Alleanza Verdi Sinistra, è di Malcesine: «Sbagliato dire che i battelli non sono un’alternativa, nel Nord Europa sono frequentatissimi dai ciclisti. Quanto sia tutto problematico lo dimostra la galleria ciclopedonale in costruzione nel mio Comune: finirà nel nulla verso nord, al confine con il Trentino, in un’area dove non mi risulta ci sia adesso alcun progetto. Anche quello è un tratto caratterizzato dalle falesie e dalle frane. La verità è che l’anello unico, senza alcuna interruzione, è impossibile».
Le associazioni
Le cifre sono esplose anche per la necessità di evitare le frane sopra le passerelle a picco sulla costa. Ed è difficile azzerare tutti i rischi
L’assessora regionale LaGardesana è la seconda strada più pericolosa d’Italia per ciclisti e pedoni Evitare altrimorti non ha prezzo e io continuerò a battermi per l’opera