Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Nessun baratto col Bocciodromo» È ancora scontro sul centro sociale
Dopoleparoledelprefetto, ilcentrodestravaall’attacco: «Ilsolopensare aunasedealternativapertimoredirappresaglierappresentaunasconfitta»
Si riaccendono i riflettori sul centro sociale Bocciodromo. Meglio: sulla sua sede. Quella attuale in via Rossi ai Ferrovieri, un capannone di proprietà comunale, sarà espropriata e abbattuta nell’ambito dei cantieri Tav. E l’idea che l’amministrazione di centrosinistra stia cercando una soluzione alternativa manda su tutte le furie il centrodestra.
«Non possiamo condividere il tentativo di reperire spazi alternativi per chi non rispetta le regole – afferma l’ex sindaco Francesco Rucco (FdI) -. La manifestazione violenta del 20 gennaio scorso non ha ancora responsabili certi e il Bocciodromo continua a promuovere manifestazioni che creano disagio e preoccupazione in città».
In punto di diritto, Palazzo Trissino non è obbligato a trovare un altro spazio se il capannone di via Rossi viene demolito per necessità. Tanto più che, a guardare il cronoprogramma dei cantieri, l’esproprio e l’abbattimento avverrebbero a convenzione scaduta, ossia tra poco meno di un anno. E dunque come si spiega l’attivismo dell’amministrazione e gli incontri con i rappresentanti del Bocciodromo? Una spiegazione è giunta ieri, da queste pagine, dal prefetto Salvatore Caccamo, che con gli antagonisti si è detto disposto al dialogo («Fermo restando il rispetto dei principi democratici nelle loro attività » ): dando per scontate le proteste degli attivisti sui cantieri Tav, l’intensità delle stesse proteste potrebbe diminuire se al Bocciodromo fosse offerta già prima della demolizione una sede alternativa. Magari ai Ferrovieri e non altrove. L’amministrazione aveva già proposto l’ex caserma della guardia di Finanza in contra’ Rocchetta, pieno centro storico, abbandonata da anni e occupata con puntualità ogni quattro-cinque mesi proprio dagli attivisti. Un’ipotesi giudicata improponibile dal prefetto e bocciata «per ragioni strutturali e di concetto. Un centro sociale in un’ex caserma è una contraddizione in termini», sono state le sue parole.
Per Rucco «il solo pensare di dar loro una sede alternativa per timore di rappresaglie dimostrerebbe debolezza, oltre a essere un cattivo esempio per tutte quelle realtà associative che ogni giorno chiedono (e non ottengono) spazi per svolgere attività sociali». Il consigliere Michele Dalla Negra (Idea Vicenza) liquida l’attivismo della giunta con un «chi si somiglia si piglia», mentre Jacopo Maltauro (Lega) attacca su tutta la linea. «Sono contrario. Uno spazio pubblico deve portare produttività o un valore aggiunto alla comunità – spiega -. Gli antagonisti hanno già mostrato tutta la loro ideologia e pericolosità». Quindi « mi sembra una sconfitta l’approccio che si sta utilizzando. Ci sono regole e le si fanno rispettare, non si può barattare nulla», dice Maltauro.
Insomma, l’eco del 20 gennaio, degli scontri tra antagonisti e polizia, non si è ancora spento. E nemmeno la richiesta di revoca della concessione da parte del centrodestra e non sposata dal sindaco Giacomo Possamai. Non c’erano gli estremi giuridici, si disse all’epoca. Tanto più che a firmare la concessione sono state quattro associazioni di promozione sociale, non il Bocciodromo.