Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Vannacci riempie l’Astra, fuori contestano «Èoradi ripristinare laclausolaantifascista»
Due attivisti del Bocciodromo guadano il Bacchiglione per avvicinarsi al teatro Tra il pubblico il consigliere regionale Joe Formaggio e altri esponenti di FdI
Il generale Roberto Vannacci «spinge» il ripristino della clausola antifascista per l’occupazione del suolo pubblico, sostituita durante l’amministrazione di centrodestra con l’impegno a ripudiare tutti i totalitarismi. Clausola, per inciso, che sarà ridiscussa in consiglio comunale martedì.
La sintesi del sabato dei «tutti contro tutti» è qui, in una fila di fotogrammi. C’è il teatro Astra gremito, 410 posti, per la presentazione del libro dell’alto ufficiale dei paracadutisti, «Il coraggio vince». E c’è il centro storico attraversato da un corteo di 200 persone promosso dal «Bocciodromo», che il generale in città non lo vuole e lo fa sentire. E vedere. Il corteo infatti si ferma in via Giuriolo. A separare i manifestanti dall’Astra solo il Bacchiglione, così due manifestanti salgono su un canotto, guadano il fiume, risalgono l’argine e, di fronte a un cordone delle forze dell’ordine, accendono un fumogeno e sventolano uno striscione: «Siamo contro ogni frontiera, per i diritti e l’accoglienz a » . E inf ine, in pi a z z a
Matteotti, c’è un sit-in dell’Anpi, contro Vannacci naturalmente. La colonna sonora del pomeriggio è un mix di cori contro il generale, il patriarcato, persino l’adunata degli alpini a maggio, la polizia e il rumore delle pale dell’elicottero della guardia di Finanza, in cielo a supporto dell’ordine pubblico.
Dopo gli scontri del 20 gennaio, corteo, sit-in, un teatro blindato e, a poche decine di metri in linea d’aria, anche la partita casalinga del Lanerossi Vicenza, sono motivo di timore. Ad avvicinare due posizioni apparentemente inconciliabili, quelle del corteo (numerose le donne, quasi tutte giovanissime) e di Vannacci, lo scherno e la critica all’amministrazione di centrosinistra. I manifestanti imputano al sindaco Giacomo Possamai di avere concesso uno spazio pubblico «agli intolleranti, per altro a pochi metri dall’inaugurazione di una mostra sull’autodeterminazione di genere» e invocano «il ripristino della clausola antifascista»; il generale, noto per le posizioni controverse e controcorrente su omosessuali, donne, immigrazione, ambientalismo, dal palco dice che «il bollino sembra quasi una certificazione senza la quale nessuno può parlare. C’è già una norma che vieta di ricostituire il Partito fascista. Quindi, chi chiede il bollino si comporta esso stesso da totalitarista: tutti possono parlare purché la pensino come la pensiamo noi».
Ad ascoltarlo, tra i 410, anche il consigliere regionale Joe Formaggio e i consiglieri comunali Nicolò Naclerio e Liliana Zocca, tutti di Fratelli d’Italia. Vannacci tocca la politica. «Una mia candidatura alle Europee con la Lega? Non ho ancora sciolto le riserve», glissa. Possamai, tirato in ballo un po’ da tutti, dal sit-in dell’Anpi dice che «ho l’obiettivo di ripristina la clausola entro il 25 Aprile. Ma la clausola non è sufficiente. E’ una battaglia politica di ampio respiro qui e nel Paese, perché 15 anni fa un Vannacci avrebbe attirato 30 persone, ora riempie un teatro. C’è una distanza abissale tra noi e i suoi messaggi».