Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Prete strangolato, 21 anni a don Piccoli
IldelittodimonsignorRocco, l’Appelloconfermalacondanna. Luisidifende: «Untrenoinfacciamanonmollo»
«Non ho ucciso nessuno, ho rispetto per l’abito di nostro Signore... ». Don Paolo Piccoli, le hanno appena confermato la condanna a 21 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio di un suo collega sacerdote, come si sente? «Come chi ha appena preso un treno in faccia e, lo confesso, non mi aspettavo che oggi le cose andassero così. Sono innocente, lo ripeto da dieci anni, e speravo che da questo secondo processo d’appello emergesse finalmente la verità... ». Ovvero? «Che non sono un assassino, che non ho ucciso don Giuseppe Rocco, che per me la vita è sacra e mai potrei toglierla a qualcuno».
Invece, secondo i giudici della Corte d’assise d’appello di Venezia, il 59enne sacerdote di Verona si sarebbe macchiato del più efferato atto di violenza, strangolando a morte l’anziano prelato che dormiva nella stanza accanto al seminario di Trieste. «Ma non è affatto così e avevo fiducia che finalmente lo stabilisse anche la Corte. Comunque non mollo, questa nuova condanna - ammette don Paolo - mi stupisce incredibilmente e con estrema curiosità attendo di leggerne tra tre mesi lemotivazioni con i miei avvocati, dopodiché ricorreremo ancora in Cassazione».
La sentenza appena emessa chiude il processo bis ordinato dalla Suprema Corte che, nel marzo 2023, aveva annullato la condanna a 21 anni e 6 mesi pronunciata a Trieste in primo e secondo grado. Motivo principale dell’annullamento fu la mancata ammissione dei consulenti di parte a una serie di accertamenti irripetibili: don Piccoli non era stato avvisato perché non ancora iscritto nel registro degli indagati. Ora la Corte lagunare ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Paola Tonini, che aveva chiesto la conferma della sentenza di primo e secondo grado, a 21 anni e 6 mesi di carcere: «Come commento? Con le parole tratte da libro del Profeta Giobbe, “il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore!!”. Nel senso - spiega Don Piccoli, molto seguito sui canali social da un migliaio di follower - che il Signore aveva dato serenità con la Cassazione ed oggi l’ha tolta con Venezia». La difesa, affidata agli avvocati Vincenzo Calderoni e Alessandro Filippi, aveva sostenuto la sua innocenza, individuando in una patologia broncopolmonare la causa della morte. Monsignor Rocco era stato ucciso secondo l’accusa con un’azione combinata di soffocamento e strozzamento con rottura dell’osso del collo. In aula all’ultima udienza era stato discusso il tema del movente, ricordando il caso di una catenina sottratta a monsignor Rocco e mai ritrovata.
Figura controversa, l’imputato: personaggio pittoresco che si autodefinisce «molto, fin troppo diretto, anche con i miei superiori. Dico tutto in faccia, un lato del mio carattere che ho pagato pesantemente». Don Rocco venne ritrovato privo di vita al lato del letto dalla perpetua, alle prime ore del mattino. La donna tentò di rianimare l’anziano prelato come attestato dalle registrazioni della telefonata al 118. In un primo momento si parlò di morte naturale, poi subentrò l’accusa di omicidio dal momento che l’autopsia avrebbe evidenziato i chiari sintomi del soffocamento meccanico. Principale accusatrice di Don Piccoli fu proprio la perpetua, beneficiaria, peraltro, dell’eredità di don Rocco, consistente in una discreta somma di denaro e alcune proprietà immobiliari che avrebbe poi diviso con i nipoti dell’anziano prelato. Un caso aperto ormai da dieci anni, una vicenda che don Paolo definisce «la mia croce».
Dopo la condanna
Il sacerdote veronese ha detto: «Sono innocente, ho rispetto per l’abito del Signore»