Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Pioniere nel padel e Roland Garros La vita da apripista»

Daniel Panajotti, nato a BuenosAire­s e veneto d’origine, era il coach aVerona di Francesca Schiavone, portata allo Slamnel 2010. «Lungo percorso e passione, lo racconto in un libro»

- Di Matteo Fontana

Maestro di tennis, pioniere del padel, veronese d’adozione, veneto d’Argentina. «Vado sempre avanti con passione, con tanti progetti», dice Daniel Panajotti. Lui, che è stato coach di Francesca Schiavone portandola fino alla vittoria al Roland Garros, sulla terra rossa di Parigi, nel 2010, per anni ha insegnato tennis a Verona e in Valpolicel­la.

Daniel, qual è stato il punto di svolta?

«L’incontro decisivo è stato proprio con Francesca Schiavone, che ho conosciuto nel 2000 quando lavoravo al circolo Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia. Ci siamo trasferiti allo Sporting Club di Arbizzano, una struttura che ritenevamo adatta per il nostro percorso. Sono andato a vivere a San Pietro in Cariano. Un viaggio, il mio, che è all’insegna del Veneto».

Le sue origini?

«Sono nato a Buenos Aires e mi sono formato a Tandil, capitale del tennis argentino. Da lì sono venuti, tra gli altri, Juan Martin del Potro, Mariano Zabaleta e Juan Monaco, di cui sono stato il primo maestro. Nel calcio, è la città di Mauro German Camoranesi. I miei genitori sono arrivati in Argentina da Chioggia, emigrati nel 1950, con la famiglia che ha storiche radici a Mestre e ascendenze che partono dalla Grecia».

Lei è parente di una figura storica del tennis veneto, Bepi Zambon.

«Sono suo nipote, lui è stato titolare dell’iconico circolo Tennis Club di Treviso. Sono tornato in Italia nel 1992 e ho cominciato lì ad insegnare, per dopo andare in Sicilia e a Merano. Di seguito, appunto, Palazzolo sull’Oglio e tutto il tragitto che ho fatto».

Un tragitto che da dove comincia?

«Iniziando a giocare al Club Independie­nte de Tandil. Tennis e padel. E del padel sono stato uno degli “importator­i” in Italia... Anche in questo caso, con il Veneto al centro. Nel 1992 sono stati aperti i primi campi a Costabissa­ra, nel Vicentino. Gli istruttori eravamo io e un altro ragazzo argentino, Martin Calvelo. In Argentina, come in Spagna, Il padel ha un’impronta forte. Io ho giocato nella nazionale italiana e ne sono stato anche capitano».

Il padel è un fenomeno con praticanti, campi e strutture che molto cresciuti negli ultimi anni. Come mai?

«Il boom è coinciso con il periodo del Covid. Il calcetto era limitato per le restrizion­i, il padel ne ha tratto giovamento. In più è un “gioco sport”, aperto a tutti».

Ma la “religione” è sempre il tennis. E lei, al riguardo, è anche scrittore, no?

«Sono appena uscito con un libro, “Ace!”, che raccoglie esperienze e conoscenze fatte nella mia carriera. Il sottotitol­o è “Allenare e giocare a tennis con passione e successo”. Si rivolge a tutti. A chi a tennis gioca, ai genitori che sognano che i propri figli si affermino in questo sport, a chiunque lo ami o abbia curiosità di saperne di più. Ci sono tanti aneddoti personali».

Il più insolito?

«Quando Francesca Schiavone, a Flushing Meadows, disputò una partita che, a causa della pioggia, durò quattro giorni, vinta con Ai Sugiyama.

Il New York Times mise la notizia in prima pagina».

Lei, argentino-veneto, ora dove abita e lavora?

«Ho preso casa da due anni a Erbusco, in provincia di Brescia. A Brescia, al Centro Rigamonti, insegno e presto aprirò la mia Academy, che fino al 2022 ho gestito al Circolo di San Floriano, con un periodo all’At Verona. Tra i miei allievi c’è Lorenzo Levori, ha 12 anni e ha talento, come un altro ragazzo della stessa età che seguo, Nikola Debeljevic, serbo, fan sfegatato di Nole Djokovic».

Nuovi Jannik Sinner che crescono?

«Un campione come Jannik, destinato a diventare il numero 1 del ranking, è trascinant­e per il movimento. I campi nei circoli sono sempre prenotati, c’è un grande slancio. E dico, senza presunzion­e, che a fare da apripista è stata Francesca Schiavone, il nostro lavoro insieme. Io lo chiamo “sistema a specchio” e ne parlo in “Ace!”: è la forza dell’ispirazion­e che viene dall’esempio. In Italia nessuno credeva che si potesse vincere uno Slam, noi abbiamo rotto quella sfiducia. E i frutti stanno arrivando».

Ho iniziato nel ‘92 con i primi campi da padel, è uno sport e uno svago, per questo piacemolto

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 ?? ?? Maestro Daniel Panajotti durante una lezione e, sopra, con Francesca Schiavone che ha portato a vincere al Roland Garros
Maestro Daniel Panajotti durante una lezione e, sopra, con Francesca Schiavone che ha portato a vincere al Roland Garros

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