Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Verso unmilione di turisti nel 2035 «Ma serve investire sul personale»
Indagine Cisl e convegno. «Si lavori per avere visitatori tutto l’anno»
«Città bellissima, Vicenza». Una perla architettonica situata tra Venezia, Padova e Verona. Dal punto di vista turistico è sempre stato questo il limite, anche se qualcosa sta cambiando. Proprio per inquadrare meglio situazione e prospettive, Fisascat Cisl Vicenza ha organizzato una tavola rotonda, che si è svolta ieri a Palazzo Cordellina, nel corso della quale è stata presentata un’indagine effettuata dal Centro Studi Cisl Vicenza. I dati evidenziano la ripresa del turismo vicentino che nel 2023 ha superato i livelli pre-pandemia del 2019 e ipotizza, tra 10 anni, nel 2035, l’arrivo di quasi un milione di turisti e circa 2,4 milioni di presenze, con una crescita rispetto ai 853.336 arrivi e 2.264.687 presenze dello scorso anno. Alla luce di queste proiezioni, il sindacato ha posto sul tappeto l’urgente questione della carenza e del fabbisogno di lavoratori in un settore, quello specificamente turistico, che ad oggi ne conta quasi 20 mila nell’intera provincia, ma che sale a oltre 53 mila se si considera l’indotto. Con evidenti ricadute economiche visto che per ogni 100 euro spesi nel turismo se ne generano 144.
Per questo alla tavola rotonda, oltre all’assessore al turismo Ilaria Fantin, erano presenti i rappresentanti delle associazioni di categoria. La prima proposta per uscire dall’attuale stato di cose l’ha formulata in apertura il segretario provinciale di Fisascat Matteo Bocchese: «Il nostro turismo è incentrato sulla stagionalità – afferma -, mentre occorre lavorare sulla destagionalizzazione, in modo da stabilizzare i contratti di lavoro, investire su percorsi di formazione, alzare la qualità dei servizi e rendere più attrattivo il settore». Dall’indagine è emerso che quello vicentino è un turismo che vede in prevalenza visitatori italiani, con una componente rilevante di stranieri: rappresentano il 36% degli arrivi, soprattutto da Germania e a seguire Stati Uniti (che fanno meno testo vista la presenza americana in loco), Francia e Cina. Un turismo, quello straniero, con maggiori capacità di spesa, dato che il 71,6% sceglie alberghi a 4 o 5 stelle, contro il 52,5% degli italiani. «Sono gli “altospendenti” – sottolinea Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio -, per i quali necessitano servizi e lavoratori più qualificati. Ma anche gli operatori devono evolversi. La destagionalizzazione si ottiene con una programmazione continuativa di eventi, che naturalmente deve vedere in primo piano enti e amministrazioni».
Sul turismo estero ha insistito anche il vicepresidente di Confesercenti Flavio Convento: «Gli stranieri - rileva – spendono circa 167 euro al giorno nell’indotto e considerando che si fermano mediamente 2 giorni e mezzo, il giro d’affari pesa molto positivamente sull’economia vicentina. Dobbiamo attrarre più turisti dal Nord Europa, vista la presenza in Veneto di tre aeroporti». Per Gianluca Baratto, presidente di Fipe-Confcommercio è necessario rivalutare l’immagine di un lavoro visto oggi, specie dai giovani, negativamente. Tutti d’accordo nel dire che serve una trasformazione organizzativa delle aziende che faciliti anche la conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro, unendo ai contratti proposte di welfare. «Lo sforzo della Camera di Commercio - afferma in conclusione il segretario generale Michele Marchetto - è quello di creare una cabina di regia (si parla da tempo di una Fondazione,
che guidi la promozione del turismo in provincia».