Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Tajani: «Vigileremosull’Autonomia» IlfastidiodiZaia, ilgelodeibigleghisti
Il governatore: «Siamo seri, nessuno scappa con la refurtiva». Ma i tempi si allungano
Che differenza c’è fra essere contrari all’Autonomia delle Regioni, presentando mille emendamenti alla riforma Calderoli, ed essere tiepidi sul progetto federalista, dicendo che certo, prima o poi si farà, ma bisogna «vigilare» e il voto si può spostare dopo le Europee? Per i leghisti veneti, Zaia in testa, di differenze non ce ne sono. Suonavano amare le parole con cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lunedì a margine del Vinitaly, ha frenato sull’Autonomia: «Abbiamo dimostrato che il provvedimento va avanti, un giorno in più o in meno non cambia ma non dipende da me, lungi dal Governo mettere pressione sul Parlamento». E poi ieri il carico da novanta è arrivato per voce del vicepremier (e segretario di Forza Italia) Antonio Tajani: «L’Autonomia
non deve essere una riforma a vantaggio di uno e a svantaggio dell’altro, pensiamo debba favorire tutti, da Bolzano a Pantelleria. Vigileremo per questo. Anche se ritengo che il voto sarà più in là. L’importante è che ci sia spazio per un dibattito approfondito».
Che cosa significa? Che FdI e FI scaricano l’Autonomia? Diciamo, per lo meno, che una parte della maggioranza, quella non leghista, pensa di dilatare i tempi. E per quale motivo? Due le ipotesi che irritano il Veneto: che si tenti di posticipare l’approvazione della riforma alla Camera per strizzare l’occhio al Sud, da sempre ostile; o che si voglia togliere al Carroccio una bandierina da sventolare in campagna elettorale, per non dare un vantaggio a un alleato che resta, sempre e comunque, un competitor. Entrambe le giustificazioni, qui, fanno venire il mal di pancia.
Il primo a ribattere a Tajani è il presidente della Regione Luca Zaia, che la prende sul personale: «Siamo rispettosi dei tempi del Parlamento ma mi dà fastidio sentir dire che bisogna vigilare. Qui nessuno scappa con la refurtiva, è un progetto serio, di responsabilità e modernità, segue i dettami dei padri costituenti. È giusto che ci sia dibattito e che vengano accolte tutte le proposte di miglioramento, non di ostruzionismo. È l’Autonomia di tutti, non c’è una parte politica che vuole scappare con la “refurtiva”, farà bene a tutto il Paese, da Campione d’Italia a Canicattì».
Ieri era convocata, alla Camera, la Commissione Affari costituzionali. L’obiettivo della Lega è dare mandato al relatore nel minor tempo possibile per arrivare col testo in aula il 29 aprile, come da calendario, in modo da ipotizzare di approvare la riforma entro le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Ma attenzione, lo scoglio è la commissione: l’opposizione ha presentato un migliaio di emendamenti («Arriveremo a oltre duemila» dice il presidente di commissione, il forzista Nazario Pagano) e se per ognuno si apre un dibattito, campa cavallo. La paura dello sgambetto, in casa Lega, c’è sempre: come ha detto Tajani, si può anche andare a dopo le Europee. Fretta non ce n’è.
E allora sono i veneti a spingere. «I patti si rispettano – afferma il segretario regionale Alberto Stefani -, c’è un accordo della maggioranza per l’approdo in Aula del ddl, con inizio della discussione generale. Siamo certi che tutti i partiti di centrodestra non verranno meno alla parola data sull’Autonomia e, lealmente, garantiranno il rispetto dell’accordo». Sbotta l’assessore regionale Roberto Marcato: «Trovo che la risposta di Meloni manchi di rispetto al popolo veneto che nel 2017 è andato in massa a votare. A ritardare l’Autonomia, da vent’anni, è sempre la difficoltà genetica di questo Paese nei confronti delle riforme. Un giorno in più o meno conta: gli impegni vanno rispettati». Sulla stessa linea il capogruppo in Regione Alberto Villanova: «Nei sistemi democratici il rispetto della volontà popolare è la base. I veneti si sono già espressi 2.368 giorni fa con un referendum. Se anche il premierato dovesse attendere tanto, immagino che qualcuno si potrebbe infastidire. Nessuno discute che un giorno in più sia determinante, ma non si può nemmeno ignorare come questa attesa si stia facendo estenuante». Sul versante FI, è Flavio Tosi, deputato e segretario regionale, a mettere i punti sulle i: «Una settimana prima o dopo non cambia nulla. Il premier guarda all’interesse complessivo della Nazione, a ciò che è prioritario. Ci aspetta prima la maratona sul Pnrr, tema urgentissimo. Il Codice della strada è rimasto per mesi fra commissione e aula. In base alla complessità e all’urgenza del tema si procede, e ogni dibattito ha i suoi tempi». A buon intenditor...
Antonio Tajani La riforma non deve essere a vantaggio di uno ma favorire tutti
Luca Zaia Rispettiamo il Parlamento ma il progetto farà bene a tutto il Paese
Roberto Marcato
Gli impegni si rispettano, un giorno in più conta eccome, basta attese