Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Montebello, raddoppia la vasca di laminazione contro le alluvioni in mezzo Veneto
Cantiere aperto, il bacino conterrà quasi 9 milioni di metri cubi d’acqua
MONTEBELLO VICENTINO Dopo l’inaugurazione dell’invaso sul Bacchiglione a Vicenza sette giorni fa, ora tocca alla messa in sicurezza del Chiampo. Sono iniziati ieri mattina i lavori di ampliamento del bacino tra Montebello e Zermeghedo. Tramite un nuovo invaso da 2,8 milioni di metri cubi, l’opera si propone di ampliare l’attuale struttura, realizzata tra il torrente Chiampo e il fiume Agno-Guà tra il 1926 e il 1927, con lo scopo di mitigare le piene del primo e contenere quelle del secondo. Un intervento previsto per la messa in sicurezza del nodo idraulico Chiampo-Aldegà-Alpone-Tramigna, che va a interessare gli abitanti dei territori provinciali di Vicenza, Verona e Padova.
Come spiegato ieri dai tecnici della Regione, si prevede di estendere di circa 17 ettari l’attuale area di invaso a nord e a ovest, per un’estensione complessiva di circa 155 ettari, con la capacità dell’intero bacino che sarà portata in questo modo da 5,9 a 8,7 milioni di metri cubi. Saranno realizzate due casse di espansione separate da un argine, interconnesse tra loro, e l’intera opera sarà costruita in tre stralci funzionali, per un totale di 1.340 giorni complessivi previsti e un costo totale stimato in 55,6 milioni. Tra i vari amministratori del territorio presenti ieri mattina per l’inaugurazione del cantiere, i sindaci di Montebello e Zermeghedo, Dino Magnabosco e Luca Albiero, l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin, referente dell’opera, e il governatore Luca Zaia. Quest’ultimo ha sottolineato come i lavori di ampliamento del bacino facciano parte delle 23 opere di quello che lo stesso Zaia ha definito il «Piano Marshall anti dissesto», costato 2,7 miliardi di euro e resosi necessario in seguito alla tragica alluvione di Vicenza del 2010.
«Questo ampliamento rappresenta un’ulteriore possibilità di salvaguardare i territori - commenta il presidente Zaia -. Ora bisogna andare avanti con questo modello anche a livello nazionale, dato che ne abbiamo dimostrato la validità. Dall’alluvione del 2010 è stata fatta moltissima strada: il bacino di Caldogno non esisteva, parliamo di tre milioni di metri cubi d’acqua, e non c’erano nemmeno quello sull’Orolo e quello di viale Diaz. Con questo di Montebello siamo arrivati al giro di boa, ma c’è sempre bisogno di questo tipo di strutture: se fosse per quello che abbiamo in mente noi, riempiremo il Veneto di bacini».
A più di un anno dalla fine dei lavori, giovedì scorso è stato inaugurata la vasca di viale Diaz, a Vicenza, progettata con il compito di salvare la città in caso di un’esondazione del Bacchiglione. Ora, gli occhi della Regione sono puntati sul Retrone, che ha destato più di qualche problema durante l’ondata di maltempo che ha tenuto con il fiato sospeso Vicenza a fine febbraio. Oltre all’ipotesi di un canale di scolo all’altezza di Parco Retrone, c’è anche la prospettiva di una cassa di laminazione sul torrente Onte, maggiore affluente del Retrone, prevista come opera compensativa per i lavori della Tav a Sovizzo.