Berlusconi strappa e attacca il M5s
“Li manderei a pulire i cessi”
Ora tocca a Mattarella e la strada è davvero in salita. L’ipotesi di un’alleanza tra i due maggiori attori in campo, centrodestra e M5s, è crollata. Si dovranno trovare altre soluzioni per dare al Paese un governo. Dopo 47 giorni dalle elezioni del 4 marzo, due giri di consultazioni e un mandato esplorativo, Mattarella dovrà ricominciare tutto da capo, con i partiti che ora sono in ordine sparso. Il centrodestra è a serio rischio implosione con Silvio Berlusconi che guarda al Partito democratico, mentre l’alleato, Matteo Salvini, vuole metterci la faccia e continua a strizzare l’occhio al Movimento 5 stelle. Luigi Di Maio è silente: dopo aver rimandato al mittente un’offerta che avrebbe portato a un esecutivo di ferro, attende le decisioni dell’inquilino del Colle.
CAVALIERE ALL’ATTACCO
A rendere il venerdì ad alta tensione ha provveduto Silvio Berlusconi, che durante la campagna elettorale in Molise è andato dritto all’obiettivo: “Il Movimento 5 stelle è il partito dei disoccupati, di chi vuole raggiungere il potere per togliere a chi ha e prenderlo per sé. Dopo tanto tempo mi trovo ancora a spiegare queste cose agli italiani. Mi sono un po’ rotto”. Poi l’affondo: “Nella mia azienda li manderei a fare i fattorini e a pulire i cessi”. E come se non bastasse a far andare la giornata di traverso agli alleati, l’ex premier lascia intendere di guardare ancora a un ipotetico accordo di governo con il Partito democratico che “dal punto di vista della responsabilità e della democrazia è anni luce davanti ai 5 stelle”. Salvini non digerisce, come del resto non ha apprezzato lo stile del mandato esplorativo della Casellati, che secondo il leghista avrebbe agito non tenendo fede alla terzietà del suo mandato.
MATTARELLA RIFLETTE
Il capo dello Stato, invece, non commenta il fallimento del mandato esplorativo della presidente del Senato e anzi si prende due giorni per riflettere perché gli spunti politici emersi dalle consultazioni dell’inquilina di palazzo Madama si fondano purtroppo sulla diversità di opinioni registrate a palazzo Giustiniani. Il perimetro entro il quale doveva muoversi la presidente non ha dato i risultati sperati e, allo stato, non è praticabile. E questo significa anche che la carta del pre-incarico a Matteo Salvini è stata messa definitivamente da parte. Per un governo a guida centrodestra, trapela da fonti parlamentari, “non ci sono i numeri: è evidente”.
E’ anche per questo che il leader del Carroccio ha provato a ricucire con Luigi Di Maio e ha fatto recapitare al capo dello Stato un messaggio: “Ci sto provando, non tutto è perduto”. Berlusconi aspetta e va dritto per la sua strada: “Salvini questa volta non mi fregherà” confida ai suoi. Per ora gli occhi puntati sono sul voto in Molise, il cui esito inciderà sicuramente sugli equilibri della coalizione. Berlusconi è sceso in campo in prima persona per scongiurare il sorpasso della Lega su Forza Italia. Nel caso in cui gli azzurri si confermassero il primo partito, allora Berlusconi passerebbe all’incasso, e le ripercussioni si avrebbero anche sulla crisi di governo. Nessuno dei due è disponibile a fare passi di lato e sono in molti a scommettere che la vera tenuta del centrodestra sarà messa alla prova a partire da lunedì, compresa la sua sopravvivenza. Il Quirinale, irritato dallo spettacolo fornito dalla politica, potrebbe davvero tentare la carta di Roberto Fico, presidente della Camera, ma non per un nuovo mandato mirato. Non è infatti escluso che Mattarella allarghi il raggio d’azione a chi ci sta, ma sempre con un tempo limitato. La figura della terza carica dello Stato è sicuramente apprezzata dal Partito democratico e potrebbe sortire un certo interesse. Resterebbe l’opposizione del Cav, che sui 5 stelle assicura di aver messo una pietra sopra: “Il M5s sono un pericolo per l’Italia e bisogna evitare che prendano il potere”.
NUMERI E MUGUGNI
Berlusconi, archiviata la pratica con i pentastellati, guarda ai numeri mancanti e ostenta di avere già in tasca “i parlamentari del gruppo misto ed anche esponenti del Pd”. Salvini non ci sta e rilancia sul fatto che è pronto a metterci la faccia, accettando un pre-incarico che però sembra improbabile. Se costretto, piuttosto che con il Pd, va da solo. Anche Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, tagliata fuori dal “contratto alla tedesca” dei 5 stelle, non approva la strategia di Arcore: “Credo che Berlusconi debba mettersi l’anima in pace: non ci saranno mai i nostri voti per un accordo con il Pd”. Dal Nazareno Ettore Rosato, spegne ogni tipo di velleità: “Noi non saremo la ruota di scorta di nessuno”. E’ evidente che sia la crisi più difficile, ma al Colle tengono anche conto del momento. che i partiti stanno vivendo. Questa però potrebbe essere davvero l’ultima occasione che Mattarella concederà ai partiti di essere protagonisti. Al giro successivo, sarà il capo dello Stato a prendere le decisioni. E le urne anticipate non sono tra le possibilità prese in considerazione.