STRATEGIA PERDENTE
Il termometro dell’insofferenza per una gestione dei migranti che proprio non funziona, lo dà il sindaco leghista di Cene, dove mercoledì sono arrivati 60 richiedenti asilo, «di notte, come bestie». Giorgio Valoti è persona a modo: pur essendo fieramente lumbard, e sanguigno quanto basta, non gli piacciono le «gioppinate» di Goro: «Non portano a niente». Ma non gli piace nemmeno questo Stato «che non funziona». «Non è accoglienza», mastica amaro. E non ha tutti i torti: perché la prefetta l’aveva sì allertato con una telefonata alle 9.40 di martedì, ma senza dare due informazioni fondamentali: quanti erano e quando sarebbero arrivati. E lui ha richiamato quel numero del centralino di via Tasso per saperne di più. Invano. Così ha scoperto che quei disperati stavano raggiungendo l’ex colonia sul Monte Bue, alle 10 di sera, solo perché qualcuno aveva visto passare il pullman. Confinati lontano dal paese: «Così c‘è pure il rischio-ghetto». Purtroppo, l’atteggiamento sfuggente della prefettura è frutto di un copione collaudato. Talmente elusivo da far salire la tensione in chi non vuole accogliere e irritare pure chi vuol dare una mano. Un capolavoro di strategia perdente. Il rischio è quello di non riuscire a prevenire strumentali e antistoriche barricate anti-profughi e oscurare invece proposte come quella del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che nel difendere l’integrazione rilancia un modello che metta al centro la voglia di lavorare e seri incentivi ai Comuni che accolgono.