Corriere della Sera (Bergamo)

STRATEGIA PERDENTE

- Di Riccardo Nisoli

Il termometro dell’insofferen­za per una gestione dei migranti che proprio non funziona, lo dà il sindaco leghista di Cene, dove mercoledì sono arrivati 60 richiedent­i asilo, «di notte, come bestie». Giorgio Valoti è persona a modo: pur essendo fieramente lumbard, e sanguigno quanto basta, non gli piacciono le «gioppinate» di Goro: «Non portano a niente». Ma non gli piace nemmeno questo Stato «che non funziona». «Non è accoglienz­a», mastica amaro. E non ha tutti i torti: perché la prefetta l’aveva sì allertato con una telefonata alle 9.40 di martedì, ma senza dare due informazio­ni fondamenta­li: quanti erano e quando sarebbero arrivati. E lui ha richiamato quel numero del centralino di via Tasso per saperne di più. Invano. Così ha scoperto che quei disperati stavano raggiungen­do l’ex colonia sul Monte Bue, alle 10 di sera, solo perché qualcuno aveva visto passare il pullman. Confinati lontano dal paese: «Così c‘è pure il rischio-ghetto». Purtroppo, l’atteggiame­nto sfuggente della prefettura è frutto di un copione collaudato. Talmente elusivo da far salire la tensione in chi non vuole accogliere e irritare pure chi vuol dare una mano. Un capolavoro di strategia perdente. Il rischio è quello di non riuscire a prevenire strumental­i e antistoric­he barricate anti-profughi e oscurare invece proposte come quella del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che nel difendere l’integrazio­ne rilancia un modello che metta al centro la voglia di lavorare e seri incentivi ai Comuni che accolgono.

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