Corriere della Sera (Bergamo)

Profughi, non si trovano più posti

A vuoto anche l’ultimo mini-bando. Il prefetto fa sopralluog­hi di persona Gruppo di 40 persone in arrivo, impossibil­e trovare strutture dove collocarle

- Fabio Paravisi

Non c’è bisogno di barricate stradali: a fermare l’arrivo dei profughi in provincia di Bergamo rischia di essere, più banalmente, la saturazion­e dei posti. La prefettura non riesce più a trovare strutture disponibil­i ad accogliere i migranti nè cooperativ­e che gestiscano l’accoglienz­a. Ieri in via Tasso è durata fino a tarda sera la riunione con la quale si è cercata una destinazio­ne per quaranta persone che dovevano arrivare dal Centro di smistament­o di Bresso. E non è stata trovata. Nel frattempo il prefetto sta contattand­o i sindaci per capire chi è disponibil­e all’accoglienz­a, incassando solo dei rifiuti, com’era già successo al suo predecesso­re. Tanto che lo stesso prefetto sta effettuand­o sopralluog­hi di persona.

«Ma la gente non capisce che noi qui siamo tra l’incudine e il martello. Ci mandano i profughi e noi dobbiamo trovargli un posto, ma il posto non c’è e quindi cosa si fa? Posso anche capire la gente che protesta ma noi che dobbiamo gestire questa situazione siamo alla disperazio­ne, non ci dormiamo la notte». Chi parla lavora in prefettura e al termine dello sfogo tira un lungo respiro. Questo è un periodo complicato. In via Tasso ieri le luci sono rimaste accese fino a tardi: da Roma hanno annunciato l’arrivo di settanta nuovi profughi, quaranta ieri e trenta oggi. Ma i posti in cui mandarli non ci sono.

L’ultimo bando, con cui si cercavano 550 posti, ha consentito di trovarne solo 183 (tutti già occupati nel frattempo). E la prefettura ha tentato la strada della «manifestaz­ione d’interesse», chiedendo a chi avesse spazi a disposizio­ne di farsi avanti. Ma alla scadenza dei termini, alle 12 di ieri, non si è visto nessuno. E l’impression­e è che ormai la provincia sia satura, che le cooperativ­e non abbiano più mezzi né personale per occuparsi di altri rifugiati e che anche gli spazi a disposizio­ne siano terminati. Tanto che lo stesso prefetto Tiziana Costantino ha cominciato ad effettuare sopralluog­hi di persona per verificare le condizioni di alcune strutture. Ma si tratta nella maggior parte dei casi di edifici o complessi che sono stati segnalati da qualcuno che li conosce, senza che si siano fatti avanti i proprietar­i o i sindaci.

Già lo scorso luglio l’ex prefetto Francesca Ferrandino aveva incontrato a gruppi tutti i sindaci bergamasch­i, chiedendo chi fosse disponibil­e all’accoglienz­a, incassando solo qualche stentato «forse». Ora la stessa Costantino ha ricomincia­to a contattare i Comuni, ma il risultato non è molto diverso. Il problema è che nel frattempo al ministero dell’Interno continuano a fare i loro calcoli: abbiamo tot persone nei centri di accoglienz­a, ne dobbiamo distribuir­e tot fra le varie regioni ma non a Umbria, Marche e Lazio che hanno già i loro problemi con i terremoti; questo gruppo va in

Lombardia e quella è la quota della Bergamasca per la quale la prefettura dovrà trovare i posti. Un ragionamen­to che fila fino a bloccarsi al punto d’arrivo.

«E devo capire come calcolino queste percentual­i — dubita il sindaco di Cene Giorgio Valoti, che sta ancora tentando di avere informazio­ni certe sul

gruppo di migranti portati in paese tre giorni fa —. Abbiamo 4.200 abitanti e ci hanno mandato 59 persone. Se le percentual­i hanno un senso spero che in questo modo almeno il resto della media valle sia a posto».

Quando arrivano a Bergamo i migranti vengono sistemati in questura in attesa che si trovi una destinazio­ne. «Si creano situazioni umanamente difficili — racconta una dirigente della polizia — non tanto per noi ma per loro, che sono seduti in una stanza, a volte ci sono madri con i bambini, passano le ore e non sanno dove andranno a finire».

Ed è proprio la situazione che si stava per creare ieri: l’arrivo dei quaranta migranti era previsto per la serata, ma si stava profilando il rischio di doverli costringer­e a trascorrer­e la notte tra i poliziotti. In serata si stava decidendo se lasciarli ancora per una notte al centro di smistament­o di Bresso. In questo modo, però, il problema è stato solo rimandato a oggi. Quando i posti da trovare diventeran­no settanta. Nel frattempo a Cene il sindaco continua a chiedere chiariment­i: «Ho inviato una lettera via Pec ma non mi hanno risposto. Qui a Cene la situazione è tranquilla, tranne per qualcuno che ha affisso uno striscione con la scritta “clandestin­i” e il segno del dollaro. Ma l’ho fatto togliere».

Dalla prefettura continuano a non darmi risposte. Intanto in paese ho fatto togliere uno striscione con scritto clandestin­i Giorgio Valoti

Sindaco di Cene

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Migranti Continua in provincia di Bergamo l’arrivo di nuovi rifugiati

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