Profughi, non si trovano più posti
A vuoto anche l’ultimo mini-bando. Il prefetto fa sopralluoghi di persona Gruppo di 40 persone in arrivo, impossibile trovare strutture dove collocarle
Non c’è bisogno di barricate stradali: a fermare l’arrivo dei profughi in provincia di Bergamo rischia di essere, più banalmente, la saturazione dei posti. La prefettura non riesce più a trovare strutture disponibili ad accogliere i migranti nè cooperative che gestiscano l’accoglienza. Ieri in via Tasso è durata fino a tarda sera la riunione con la quale si è cercata una destinazione per quaranta persone che dovevano arrivare dal Centro di smistamento di Bresso. E non è stata trovata. Nel frattempo il prefetto sta contattando i sindaci per capire chi è disponibile all’accoglienza, incassando solo dei rifiuti, com’era già successo al suo predecessore. Tanto che lo stesso prefetto sta effettuando sopralluoghi di persona.
«Ma la gente non capisce che noi qui siamo tra l’incudine e il martello. Ci mandano i profughi e noi dobbiamo trovargli un posto, ma il posto non c’è e quindi cosa si fa? Posso anche capire la gente che protesta ma noi che dobbiamo gestire questa situazione siamo alla disperazione, non ci dormiamo la notte». Chi parla lavora in prefettura e al termine dello sfogo tira un lungo respiro. Questo è un periodo complicato. In via Tasso ieri le luci sono rimaste accese fino a tardi: da Roma hanno annunciato l’arrivo di settanta nuovi profughi, quaranta ieri e trenta oggi. Ma i posti in cui mandarli non ci sono.
L’ultimo bando, con cui si cercavano 550 posti, ha consentito di trovarne solo 183 (tutti già occupati nel frattempo). E la prefettura ha tentato la strada della «manifestazione d’interesse», chiedendo a chi avesse spazi a disposizione di farsi avanti. Ma alla scadenza dei termini, alle 12 di ieri, non si è visto nessuno. E l’impressione è che ormai la provincia sia satura, che le cooperative non abbiano più mezzi né personale per occuparsi di altri rifugiati e che anche gli spazi a disposizione siano terminati. Tanto che lo stesso prefetto Tiziana Costantino ha cominciato ad effettuare sopralluoghi di persona per verificare le condizioni di alcune strutture. Ma si tratta nella maggior parte dei casi di edifici o complessi che sono stati segnalati da qualcuno che li conosce, senza che si siano fatti avanti i proprietari o i sindaci.
Già lo scorso luglio l’ex prefetto Francesca Ferrandino aveva incontrato a gruppi tutti i sindaci bergamaschi, chiedendo chi fosse disponibile all’accoglienza, incassando solo qualche stentato «forse». Ora la stessa Costantino ha ricominciato a contattare i Comuni, ma il risultato non è molto diverso. Il problema è che nel frattempo al ministero dell’Interno continuano a fare i loro calcoli: abbiamo tot persone nei centri di accoglienza, ne dobbiamo distribuire tot fra le varie regioni ma non a Umbria, Marche e Lazio che hanno già i loro problemi con i terremoti; questo gruppo va in
Lombardia e quella è la quota della Bergamasca per la quale la prefettura dovrà trovare i posti. Un ragionamento che fila fino a bloccarsi al punto d’arrivo.
«E devo capire come calcolino queste percentuali — dubita il sindaco di Cene Giorgio Valoti, che sta ancora tentando di avere informazioni certe sul
gruppo di migranti portati in paese tre giorni fa —. Abbiamo 4.200 abitanti e ci hanno mandato 59 persone. Se le percentuali hanno un senso spero che in questo modo almeno il resto della media valle sia a posto».
Quando arrivano a Bergamo i migranti vengono sistemati in questura in attesa che si trovi una destinazione. «Si creano situazioni umanamente difficili — racconta una dirigente della polizia — non tanto per noi ma per loro, che sono seduti in una stanza, a volte ci sono madri con i bambini, passano le ore e non sanno dove andranno a finire».
Ed è proprio la situazione che si stava per creare ieri: l’arrivo dei quaranta migranti era previsto per la serata, ma si stava profilando il rischio di doverli costringere a trascorrere la notte tra i poliziotti. In serata si stava decidendo se lasciarli ancora per una notte al centro di smistamento di Bresso. In questo modo, però, il problema è stato solo rimandato a oggi. Quando i posti da trovare diventeranno settanta. Nel frattempo a Cene il sindaco continua a chiedere chiarimenti: «Ho inviato una lettera via Pec ma non mi hanno risposto. Qui a Cene la situazione è tranquilla, tranne per qualcuno che ha affisso uno striscione con la scritta “clandestini” e il segno del dollaro. Ma l’ho fatto togliere».
Dalla prefettura continuano a non darmi risposte. Intanto in paese ho fatto togliere uno striscione con scritto clandestini Giorgio Valoti
Sindaco di Cene