Il documentario sui lavori alla biblioteca Mai
Gli ultimi due mesi di lavori nelle sale della biblioteca raccontati in un documentario da sette studenti delle Belle Arti «Come aprire uno scrigno di tesori»
Novembre 2015. Accademia di Belle Arti Carrara. Lezione di Linguaggi e tecniche dell’audiovisivo. I ragazzi si chiedono cosa sia la Mai, istituzione dalla fama sacrale mai veramente frequentata. C’è chi risponde un archivio di memoria e di tempo, chi una sfida, chi una scoperta o un organismo vivo da rispettare e indagare. In questo corpo fatto di libri, da maneggiare con cura, di carta, legno, rumori, luci che entrano dalle finestre del salone Furietti, di partiture musicali, busti e dipinti, gli studenti Mattia Cesaria, Alice Mazzoleni, Francesca Melone, Silvia Pettini, Clara Scola, Sara Soranto e Andrea Toscano sono entrati con rispetto. E «ne hanno ripreso l’anima», dice a distanza di più di un anno Maria Elisabetta Manca, direttrice della biblioteca, davanti al video «Primo giorno».
Lavoro collettivo, ideato e diretto dalla docente Sara Rossi, con la consulenza storica di Maria Grazia Recanati, sarà presentato martedì 11 aprile, insieme alla piattaforma multimediale elaborata da Andrea Giuliano, con il contributo grafico di Barbara Boiocchi, e al videoproiettore e schermo donati dall’International Inner Wheel. Sarà un «ringraziamento ai donatori che hanno contribuito alla riapertura del salone e un racconto dal taglio artistico sulla Mai», commenta Manca.
Nell’attesa, un’anteprima del video, suddiviso in undici capitoli. Parte il primo, «Mille anni di scrittura»: dettagli di parole di un vecchio testamento del 774, seguite da quelle del diploma di Federico Barbarossa, si sovrappongono ad alfabeti figurati sino a mostrare un foglio bianco e il cursore di un pc. In sottofondo la musica composta da Cesaria, anche autore dell’episodio, che si sofferma sul rapporto tra libro e digitale. «Sono entrato da una porta laterale della biblioteca e ho vissuto un’esperienza estraniante – dice Mattia —. Davanti agli occhi è passata una moltitudine di storia e tra le mani testi andei tichi». Nei capitoli che ha realizzato, protagoniste sono la scrittura e i pieni e vuoti, come vedere gli scaffali del salone Furietti riempirsi, magicamente, in una notte di temporale. La realtà viene letta con gli occhi della finzione creativa degli studenti. Durante i due mesi di chiusura della biblioteca, hanno seguito sino alla sua riapertura, nel gennaio 2016, la direttrice e i bibliotecari nei lavori di ripulitura, inventariato e sistemazione libri, in riunioni e nei gesti quotidiani, come quelli di aprire il portone della Mai e togliersi la giacca in ufficio. «Ci seguivano come reporter dallo sguardo d’artista», continua Manca.
Nel video diversi dettagli. Tra i tanti le schede del catalogo storico, di cui Soranto ha estratto le parole Arti, Ingegno, Lettere, Opera, Arte. Per Scola «è stato un lavoro intenso e di collaborazione con il personale, che ci ha svelato una parte di Bergamo saggia e timida». E parlando del suo lavoro, focalizzato sul restauro dei ritratti, aggiunge: «È stata una questione di sguardi e la Mai è uno scrigno di tesori inestimabili, che speriamo possano riemergere con questo video». In cui spesso compaiono le mani. «Sono simbolo dell’azione — commenta Sara Rossi —. Ci si è focalizzati sul fare, sulla carta, sui materiali del luogo, dal legno ai libri, dallo scricchiolio delle porte alle campane. Come raccontare questo prendersi cura se non attraverso le mani, oltre che le parole?».
Immagine: dita, rivestite da un guanto bianco, mostrano una partitura di Gaetano Donizetti. Si soffermano su alcune note. E la Mai è un Elisir d’amore.