Belmont, buco da 8 milioni
Foppolo, la banca ferma la ristrutturazione del debito: progetto in bilico
Con il fiato sospeso, insieme al destino di Foppolo c’è anche quello del Belmont, lo spicchio immobiliare, al momento incompiuto nella sua parte alberghiera che con un investimento iniziale da 13 milioni di euro, costituisce il 10% del faraonico «Villaggio Alpino di Foppolo-Borgo 1630». Sulla carta si parlava di un investimento complessivo di 150 milioni per realizzare 270 appartamenti, 300 camere d’albergo e 1000 posti auto. La realtà è che non si riesce a finire nemmeno il primo lotto: 28 appartamenti (cui mancano solo le finiture) e 35 camere d’albergo, spa, ristorante, pub, negozi, ski room e 70 posti auto (la parte ancora a rustico). La ripartenza del cantiere, dopo mesi di stop, era data per certa, già lo scorso anno, ma tutto si è di (nuovo) arenato, perché manca l’accordo tra i fornitori (una ventina in tutto) e la banca, il Credito Bergamasco, ora Banco-Bpm.
Dalla holding veronese di quest’ultimo istituto (allora non ancora fuso con la Popolare di Milano) si attendeva una delibera di adesione al piano di ristrutturazione del debito, che, secondo l’articolo 67 del diritto fallimentare, esenta gli atti del piano dalla revocatoria fallimentare. In pratica, ogni parte coinvolta avrebbe «rinunciato» o «decurtato» qualche spettanza, così da poter
concludere il cantiere e recuperare i crediti sulle forniture con la vendita progressiva delle unità immobiliari. Un atto che si sarebbe inserito nella scia degli accordi che la banca bergamasca, attraverso l’allora amministratore delegato, Bruno Pezzoni, aveva garantito a suo tempo alla prima tranche dell’operazione immobiliare che ora attraversa un momento delicatissimo. Anche perché, la scorsa estate, il Banco Popolare attraverso i suoi rappresentanti aveva lasciato intravedere ai legali delle imprese coinvolte la chiusura del
piano di rientro entro la fine di settembre, con l’accettazione, anche per parte bancaria dell’articolo 67. Alla banca in sostanza sarebbe stato chiesto di allungare i tempi di rientro, ma sarebbero entrate in gioco valutazioni di sostenibilità e così la trattativa si è azzerata, con la situazione che è ritornata al punto originario di preaccordo.
Tutto da rifare, dunque, per il pool di legali all’opera da tempo per cercare una quadra finanziaria che consenta di chiudere il cantiere senza il fallimento della Foppolo Risorse (una srl partecipata dal Comune di Foppolo al 23,5% e da Devil Peak, altra società dove il 36,16% fa capo a Nexenti, detenuta al 100% dalla Cir di De Benedetti), realtà che risulta fortemente esposta nei confronti dell’ex Credito Bergamasco. Le trattative sono ripartite da zero con il difficilissimo raccordo tra i fornitori che vantano circa 8 milioni di crediti e sulla loro volontà di adesione ad un rientro del credito in quote variabili e in tempi certi. Il momento viene bollato da chi ha interessi in gioco come di «grande apprensione». E per le imprese edili coinvolte, quasi tutte bergamasche, dal piccolo artigiano alla grande azienda, 8 milioni di euro sono parecchi. Sul tavolo sarebbero state messe diverse soluzioni, ma da un lato il ceto bancario chiede che, anche sul completamento della parte alberghiera, siano fornite garanzie che per l’operatore dichiaratosi interessato a rilevare il complesso, non sarebbero, però, state giudicate sufficienti.
I creditori Le imprese che attendono di essere pagate sono quasi tutte bergamasche