Corriere della Sera (Bergamo)

Abbazia di San Paolo d’Argon I cinquestel­le: la Regione recuperi i 2 milioni e mezzo

Il consiglier­e regionale Violi: 11 anni dopo vogliamo la verità

- di Donatella Tiraboschi

«L’accordo di programma è del 2006. Siamo nel 2017 e vogliamo sapere dove sono finiti quei fondi pubblici»: non usa mezzi termini il consiglier­e regionale bergamasco del Movimento 5 Stelle Dario Violi nel suo affondo sull’abbazia benedettin­a di San Paolo d’Argon, citando l’inchiesta del Corriere.

L’accordo di programma, firmato il 15 dicembre del 2006 da Regione Lombardia, Provincia, Comune, Curia vescovile, Università di Bergamo e Fondazione Cariplo, prevedeva un vero e proprio museo delle migrazioni, ispirato in particolar­e dall’allora presidente di Via Tasso Valerio Bettoni, dopo un periodo in cui erano stati parecchi (come ha riconosciu­to di recente lo stesso Bettoni) gli incontri con i bergamasch­i che vivono e lavorano all’estero da decenni ma sono rimasti legati alla loro terra. Ebbene, il giro di quel «museo», per quanto è stato possibile verificare sul campo, dura ben pochi minuti. Entrati nell’abbazia, si possono giusto consultare cinque pannelli sui modi in cui ci saluta nel mondo e sulle abitazioni più variegate, dai trulli alle favelas. Stop.

«Se quanto previsto nell’accordo di programma non è stato realizzato, la Regione deve recuperare la sua parte di finanziame­nto, che ammonta a 2,5 milioni di euro sui 12 totali stanziati per il restauro delgliere l’abbazia — incalza Violi —. Quello che doveva essere il nuovo museo delle migrazioni è rappresent­ato da una manciata di pannelli, mentre degli altri ambiziosi obiettivi del progetto, tra i quali un centro di formazione per gli operatori al servizio dei migranti e un centro di ospitalità e rappresent­anza delle istituzion­i bergamasch­e, non c’è nemmeno l’ombra». La voce del consi- regionale cinquestel­le rompe il silenzio del mondo politico sul caso: «Con un’interrogaz­ione — rimarca Violi — chiediamo alla giunta Maroni di fare chiarezza su questa vicenda e di valutare eventuali accertamen­ti con le autorità competenti. Vogliamo sapere inoltre se la Regione Lombardia ha fatto tutti i controlli necessari per garantire la realizzazi­one di quanto previsto nell’accordo e, qualora fosse confermata la non realizzazi­one dei progetti preventiva­ti, chiederemo di ritirare i finanziame­nti regionali per tutelare i soldi dei cittadini bergamasch­i e lombardi».

Il progetto era ben più articolato dei pochi pannelli che si possono trovare nell’abbazia oggi: prevedeva un centro interdisci­plinare per ricostruir­e e salvaguard­are la memoria dell’emigrazion­e bergamasca e dell’immigrazio­ne, con un archivio della memoria. Un database destinato a raccoglier­e tutti i dati relativi agli espatri dei bergamasch­i dal 1850 a oggi, ma anche un centro studi sulla Pastorale delle migrazioni e un centro di formazione per gli operatori al servizio dei migranti.

A margine del caso «museo», a San Paolo d’Argon si è anche aperta una battaglia legale tra la Curia vescovile e la Fondazione Ikaros, che utilizza gli spazi. «Indebitame­nte», secondo la Diocesi, che ha dato lo sfratto. Mentre per i legali della Fondazione la Curia stessa dovrebbe contribuir­e a trovare una nuova sede per Ikaros, in base ad accordi precedenti.

Un caso nel caso, ma intanto i cinquestel­le vogliono capire dove siano finiti quei due milioni e mezzo pubblici che avrebbero dovuto consentire di realizzare il museo, a oggi non pervenuto.

L’interrogaz­ione «Maroni e la giunta ci dicano se hanno fatto accertamen­ti sulla vicenda» La scoperta Previsto un museo delle migrazioni, ma ci sono in tutto cinque pannelli

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Il complesso L’Abbazia di San Paolo d’Argon, ristruttur­ata in base a un accordo tra Regione, Provincia, Curia, Università e Fondazione Cariplo

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