Laureata e allevatrice «Il mio mondo alla Heidi a due passi dalla città»
Federica e l’azienda casearia Val del Fich a Ponteranica
Sally è la più coccolona, in competizione con Wendy, «che mi dà sempre tanti baci». Pina invece è quella dispettosa, che si mette in coda due volte per la sala mungitura «perché lì trova la pappa». L’opposto di Alce, la più anziana, che se ne sta sempre in disparte e all’inizio non veniva accolta dal gruppo. Federica Cornolti, allevatrice ventiseienne di Ponteranica, le sue capre le conosce una a una. Le chiama per nome, che ha scelto in base a una loro peculiarità o una situazione. È il caso di Toffee, chiamata come la canzone di Vasco Rossi che Federica stava ascoltando la mattina in cui la capretta è venuta al mondo. Tutte bianche e praticamente identiche per l’occhio inesperto, «sono — assicura la ragazza — facilmente riconoscibili e ciascuna ha la propria personalità».
Federica se ne occupa dal 2012 quando, durante un tirocinio universitario in un allevamento di capre, ha capito che «volevo fare quello nella vita» e ha avviato la sua azienda agricola. È partita con una quindicina di capre da latte di razza Saanen — «come quelle di Heidi, uno dei miei cartoni preferiti» — sistemate in una «stalletta improvvisata». Con il tempo, l’appoggio dei genitori e un bando europeo che ha finanziato metà delle spese, Federica ha costruito da zero un’ampia struttura con stalla, sala mungitura, caseificio e sala per le attività didattiche del campo estivo, battezzata «Azienda agricola Val del Fich». Con il latte delle capre, che ora sono quaranta, più un bel gruppo di capretti appena nati, Federica produce e vende diversi formaggi, uno dei quali, il «tronchetto a crosta fiorita», è stato premiato nel 2016 al concorso caseario «All’ombra della Madonnina» di Milano.
La passione per gli animali viene dall’infanzia: «Adoravo giocare con i cani e andare a cavallo — ricorda — e rimanevo
La folgorazione «Durante un tirocinio in un allevamento di capre ho capito che volevo fare quello»
incantata ogni volta che vedevo i pascoli dell’Alto Adige». Aveva qualche animale da cortile, «hobby di mio padre, che fa l’idraulico», ma nessuno in famiglia faceva l’allevatore. «Ora però mi danno tutti una mano: mia mamma fa le
Il premio Ha vinto nel 2016 il concorso caseario milanese «All’ombra della Madonnina» Lavoro no stop «Una capra stava per partorire e ho rischiato di non presentarmi in ateneo per la laurea»
marmellate che vendo abbinate ai formaggi, mio papà mi sostituisce in azienda quando vado in vacanza: cinque giorni all’anno, non uno di più». Non c’è Natale o compleanno che tenga: ogni mattina sveglia alle 6.15 per la mungitura, la pulizia della stalla e la cagliata. Operazioni da ripetere dopo il tramonto. Se poi c’è un imprevisto si rischia anche di perdere la propria laurea (in Allevamento e benessere animale): «Una capra stava partorendo e c’è mancato poco che non mi presentassi in università».
Grazie al suo impegno, lo scorso anno Federica ha ottenuto un riconoscimento dalla Camera di Commercio di Bergamo, anche se le gratificazioni maggiori arrivano dai clienti con cui vuole avere «un rapporto diretto: il prodotto deve essere a kilometro zero e passare direttamente dal produttore al consumatore». Tra questi, anche alcune amiche che la prendevano in giro per la sua passione e che ora «fanno la fila per il formaggio, ottimo anche per le diete».