«Bossi non fu un illusionista»
Belotti e Stucchi replicano alla tesi universitaria dell’ex «pirla»: è stato un leader con lo sguardo al futuro
La Lega replica ad Alessandro Patelli e fa quadrato sulla storia di Bossi.
«Complimenti a Patelli per la laurea, però lui ha abbandonato il campo di battaglia per fare solo teoria»: il segretario provinciale della Lega Daniele Belotti replica con vena polemica ai contenuti della tesi di laurea dell’ex «pirla» del Carroccio. Così si autodefinì nel 1993 Alessandro Patelli, originario di Cologno e già consigliere comunale a Zanica, dove viveva, all’epoca segretario amministrativo della Lega: «pirla» perché fu lui a portare da Roma a Milano quel pacchetto con 200 milioni di lire ritirato dall’Enimont, finendo poi a processo con Umberto Bossi per finanziamento illecito ai partiti.
Venerdì Patelli si è laureato con una tesi su Bossi che contiene un’analisi sulla leadership politica del Senatur e del movimento che ha fondato e guidato: «Bossi ha lanciato istanze — secondo il neo laureato — che poi non ha realizzato, perché gli servivano solo per alimentare la militanza sul territorio. È il caso delle macro regioni o della secessione».
«Quel che conta è che Bossi ha dato a un intero popolo un senso di appartenenza a una comunità — dice Belotti —. E nessuno si è mai illuso che l’autonomia o l’indipendenza fossero una passeggiata. In Scozia ci provano da 300 anni e accade così per qualsiasi popolo che porta avanti certe istanze. Noi continuiamo a provarci».
Una voce critica però c’è e si registra su Facebook. È quella di Lucio Brignoli, ex capo segreteria dell’assessore regionale Claudia Terzi: «Purtroppo c’è un fondo di verità in questa analisi nonostante venga dal “pirla” Patelli: il movimento-partito come punto di forza e debolezza, allo stesso tempo, dell’azione politica. E non è un problema solo della Lega...». Ribalta il quadro il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, senatore: «Credo che in realtà Bossi sia sempre stato troppo avanti. Aveva visto lungo sulle macro regioni e poi anche sull’Euro, tra i pochi a votare contro. Ma non sempre gli obiettivi si raggiungono per volere di chi lancia determinate istanze: contano anche il contesto storico e la volontà di altri soggetti politici. Sono convinto, ad esempio, che se la Lega fosse nata nel 2005, quando la crisi economica si preparava a scoppiare con il caso Lehman Brothers, sarebbe stata molto più forte di trent’anni fa, e anche molto di più del Movimento 5 Stelle di oggi».