Corriere della Sera (Bergamo)

Guardie e cancelli L’Iva al tempo delle Mura venete

Restaurata l’ex barriera daziale di via Sant’Alessandro «I finanzini mettevano le mani addosso a tutti e tutte»

- Fabio Paravisi

Alla fine a pagare dazio è stato il Comune di Bergamo: 51 mila euro per il restauro dell’ex barriera di via Sant’Alessandro. Qui fino agli inizi del ‘900 «i finanzini mettevano le mani su tutti e tutte» e riscuoteva­no la gabella.

Atenere lontani i nemici ci avevano pensato, massicce e maestose fin da lontano, le Mura Venete. A controllar­e salami, pollame e tutta la merce che entrava e usciva dalla città erano poi arrivate le barriere daziarie. Erano nove, e si aprivano nelle Muraine che circondava­no i borghi antichi di Bergamo salendo fino a Città Alta. C’era un varco proprio a ridosso delle Mura: ieri il Comune ha annunciato la fine del restauro alla ex barriera tra via Sant’Alessandro e il viadotto di San Giacomo: le colonne in pietra di Sarnico sono state ripulite, è tornato in sicurezza l’obelisco danneggiat­o da un’auto e rimasto per anni imbragato dai tubi, e ha ripreso a sgorgare anche l’acqua dalla fontanella. Peccato che la barriera daziaria non fosse proprio lì: «Era all’imbocco di via Tre Armi: all’inizio della rampa c’erano invece le guardie che controllav­ano chi andava verso la Porta», spiega l’architetto Gianmaria Labaa, esperto di storia cittadina. Per secoli i borghi sono stati circondati dalle Muraine, la lunga cinta realizzata dai Visconti a partire dal Trecento a protezione di Città Bassa. Trascorsi gli anni e scomparsi i nemici, le barriere erano rimaste, e chi da fuori voleva entrare a Bergamo doveva passare dalle porte nelle vie Broseta, Osio, Cologno, San Bernardino, Sant’Antonio, Borgo San Tomaso, Tre Armi, Lapacano e Porta Nuova. «Ma visto che la merce fra città e l’esterno aveva prezzi diversi — spiega Labaa — era stato istituito il dazio, un’imposta sul consumo che si doveva pagare su ogni merce in ingresso e in uscita». Le guardie, soprannomi­nate «finanzini» e conosciute per la giubba con bottoni dorati e il berretto con visiera, agivano con mano spietata verso chiunque cercasse di far passare di contrabban­do un sacco di patate o un cesto di frutta. Carlo Traini in «Il fascino di Bergamo» le descrive come «gente che con poca creanza e meno riguardi metteva le mani addosso a tutti e tutte, le ficcava nelle ceste o nelle gerle, nel cassetto del landò signorile o sotto il sedile dei barrocci. Con una verga di ferro sforacchia­vano involti di biancheria, sacche e cesti. Dispute, liti, ingiurie, parolacce, frizzi, moccoli davano empito drammatico a quest’azione farsesca di fastidiosi controlli». Questo vale anche per via Tre Armi: «La strada — scrive Luigi Pelandi nel libro “Attraverso le vie di Bergamo scomparsa” — veniva chiusa alle nove di sera con cancelli di legno e vi montavano la guardia dei finanzini perché al di là dei cancelli si era fuori dazio. Era noto che nelle serate illuni venivano fatte calare delle lunghe corde dalle Mura. Su tali corde si legavano sacchi o cesti ben colmi di commestibi­li entrati così nella cinta franchi di porto».

Ce n’era abbastanza perché l’odio della popolazion­e verso guardie e gabelle si trasferiss­e sulle stesse mura che cingevano i borghi. Tanto che appena il governo proclamò le Città Aperte e l’abolizione dei dazi (sostituiti da un’antenata dell’Iva) il Comune decise subito per la demolizion­e delle Muraine, viste come un residuo del Medioevo. Una demolizion­e terminata la notte di Capodanno tra il 1900 e il 1901, con cortei, bande, fuochi artificial­i e l’asportazio­ne dei cancelli. Il sindaco Gianforte Suardi era così orgoglioso dell’impresa che quando «Il Messaggero» scrisse che Como era stata la prima città ad abbattere la cinta daziaria scrisse per chiedere una rettifica. Le pietre vennero poi riciclate nel cimitero Monumental­e. «Ma molto materiale venne prelevato o venduto — conclude Labaa —. La demolizion­e è stata un grave errore perché ha dato il via alla cancellazi­one di molti aspetti storici dei borghi di Città Bassa». Delle Muraine restano solo pochi tratti sparsi e, solitaria, la Torre del Galgario. Oltre ai ricordi delle colonnine di Porta San Giacomo.

Contrabban­do Nelle notti senza luna venivano fatte calare corde con cesti e sacchi pieni di commestibi­li

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Pietra di Sarnico L’obelisco e le colonne restaurate dal Comune per un intervento costato 51 mila euro: si trovano all’imbocco della rampa per Porta San Giacomo nei pressi della vecchia porta daziaria (Foto in alto: Archivio fotografic­o Sestini - Fondo...

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