Corriere della Sera (Bergamo)

«FARE RETE» UN AZZARDO

- di Simone Bianco

La giunta Gori è comprensib­ilmente soddisfatt­a dei primi risultati ottenuti nella lotta contro il gioco d’azzardo. I dati dei Monopoli di Stato dicono che il calo a Bergamo c’è stato, nel 2016, quando è entrato in vigore il regolament­o che impone limiti di orari a sale slot e affini. Ma i numeri e le reazioni dei sindaci dell’hinterland lasciano altre due indicazion­i. La prima è che anche le misure più efficaci scalfiscon­o solo in superficie un fenomeno spaventoso. Nel caso delle slot machine la stretta ha prodotto una riduzione della spesa dell’11,4%: se si passa ai valori pro capite, si scopre che ogni residente in città in media nel 2016 ha speso 528 euro alle macchinett­e (599 nel 2015). Se poi ci si aggiunge la spesa pro capite per le videolotte­ry (1.298 euro, +1%), è facile visualizza­re stipendi e pensioni che se ne vanno, con le immaginabi­li conseguenz­e per famiglie e anziani soli. L’altra questione è politica. Senza la collaboraz­ione dei Comuni confinanti, i divieti a tempo vengono aggirati dai giocatori che in pochi minuti si spostano fuori città. I sindaci del circondari­o sono apparsi tiepidi all’idea di replicare i provvedime­nti nei propri Comuni, molti temono ricorsi e relative spese legali. È successo quando si è provato a condivider­e decisioni sull’ inquinamen­to, ora succede di nuovo: l’idea che da Palazzo Frizzoni si possa governare, o almeno coordinare, un pezzo della provincia fallisce a ogni tentativo. Chi ha responsabi­lità politiche è obbligato a riprovarci, ma finché non cambierà il quadro istituzion­ale questo «fare rete» continuerà ad assomiglia­re a uno spreco di energie e tempo.

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