La carica di Pinotti: Bergamobici in crisi ma la passione resiste
Pinotti: «Che peccato non vedere da anni ciclisti bergamaschi al top Ma al passaggio della Corsa la nostra terra farà sentire il suo calore per le due ruote»
«Cavolo, mi sono detto. Sono sessant’anni che un bergamasco non manca al Giro. Se non c’è nessuno mi rimetto in sella io». Passano gli anni e i Giri, ma il candore spontaneo di Marco Pinotti non sbiadisce. È sempre di un rosa intensissimo come i ricordi della Corsa che lo accompagnano.
Sette Giri pedalati a pieni polmoni valgono un settebello di ricordi sovrastati dal più bello di tutti, quello del 2010 quando vinse l’ultima tappa con la sua specialità; far correre il vento sulla faccia. Ma anche il 2007 fu a suo modo epico, 4 giorni in maglia rosa. Adesso che al Giro ci andrà su un’ammiraglia, quella della Bmc di cui è diventato apprezzato allenatore, i sentimenti dell’ingegnere di Osio Sotto sono, per sua stessa ammissione, «agrodolci». I dolci sono facili da spiegare, ma quelli agri? Pinotti ride. «Li ho provati una settimana fa, alla serata di gala delle tappe bergamasche». Tutta «colpa» dell’amarcord grazie a cui sono finiti sul palco tutte le glorie di Bergamobici, decine di ex professionisti che hanno fatto la storia del ciclismo.
«È un rammarico enorme constatare che le leve ciclistiche di un tempo non ci sono più», attacca «Pino». Perché se è pur vero, come ha riferito il numero due di Federciclismo Michèle Gamba, che il movimento orobico tiene alla base, il problema emerge quando la «piramide» si assottiglia. Questo significa che delle centinaia di «giovanissimi», solo pochi superstiti approdano alla categoria Juniores. E i sogni tra chi calcia un pallone e chi pedala segnano, a quell’età, un divario incolmabile. «Entrano in gioco tante variabili fisiche e psicologiche ed è difficile per un ragazzo prevedere il futuro. Perché — prosegue Pinotti — se la strada di un giovane calciatore è più o meno segnata da un riconoscimento di talento e fisicità, per un ciclista questo non avviene. La maturazione può richiedere tempi più lunghi. Si può arrivare, come nel mio caso, dopo i 25 anni, mentre c’è chi come Sagan o Saronni, già a vent’anni faceva sfracelli. Occorre accompagnare un percorso di crescita con una pazienza che molti non hanno».
Morale: i più impazienti si perdono per strada e, senza punte agonistiche a far da traino, anche la tradizione agonistica più gloriosa potrebbe sfilacciarsi. La passione, quella, invece è intatta. Pinotti è sicuro: «La ritroveremo sulle nostre strade nella tappa che porterà la Carovana a Bergamo. Sarà qualcosa di spettacolare, perché la nostra gente farà diventare quell’ultimo tratto uno stadio. Roba da brivido. Il giorno dopo, invece, bisognerà guardare in faccia le montagne con un occhio al meteo: i più forti terranno una media di 30 all’ora. Saranno 7 ore in sella, sperando che non nevichi e non faccia troppo freddo». Il Pinotti-pronostico è presto fatto: Quintana su tutti, e subito dietro Nibali, ora senza il fido scudiero Vanotti, in una squadra tutta nuova. «È più sua, è stata fatta su di lui, ma è un ambiente nuovo a cui forse si deve ancora adattare».
Crescita Per un ragazzo è difficile prevedere se sarà un buon ciclista. La maturazione può richiedere tempi lunghi, serve pazienza
Pronostico Il mio favorito per la classifica generale è Quintana. Subito dietro Nibali, ha una squadra tutta nuova e si deve ancora adattare