Hpv, il primo farmaco che vaccina contro il cancro
Remuzzi: il papilloma nel 2017, solo in Italia, ucciderà 2.900 donne. A Bergamo la copertura sulle undicenni è dell’80%
«Questa è la prima volta che la scienza ha trovato un farmaco che vaccina contro il cancro. Insieme una grande notizia e una grande speranza»: così il professor Giuseppe Remuzzi (nella foto) dopo la polemica sul servizio della trasmissione «Report» sul vaccino anti Hpv.
«È un virus che, solo in Italia, nel 2017 ucciderà 2.900 donne. E quando si parla di salute non si scherza». Di questo killer, il papilloma virus, che quest’anno ucciderà dieci volte più del terremoto del Centro Italia di un anno fa, parla il professor Giuseppe Remuzzi, ricercatore e coordinatore delle ricerche dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, dopo che lo scorso lunedì ne ha parlato «Report». Al centro della nota trasmissione di Rai Tre (e della conseguente bufera) il vaccino Hpv che, proprio contro il papilloma killer, contrasta lo sviluppo di tumori al collo dell’utero. La copertura vaccinale anti Hpv in Lombardia è del 67,4 per cento e Bergamo è nettamente avanti la media regionale con percentuali sulle undicenni bergamasche che veleggia intorno all’80%. Anticipato dalla premessa del conduttore Sigfrido Ranucci: «I vaccini sono la scoperta più importante della prevenzione sanitaria degli ultimi 300 anni», il servizio titolava «Reazioni Avverse».
Ma cosa sono queste «reazioni avverse» al vaccino?
«In questo caso sono i pareri di alcune ragazze che hanno riferito peggioramenti delle loro condizioni di salute dopo la vaccinazione. Pareri raccolti senza alcuna scientificità, che invece rimanda la valutazione dei fatti a lavori pubblicati su riviste internazionali». Che cosa dicono? «Nel primo lavoro, del 2016, sono state prese in esame 13 pubblicazioni, con 4.500 persone vaccinate e altre 3.500 non vaccinate. Gli effetti negativi ravvisati sono stati dolori nella sede delle iniezioni. Nell’altro, riportato da una pubblicazione internazionale sulla sicurezza del farmaco, recentissima, si registra il 10% di dolori nella sede di iniezione e alcune patologie — tonsilliti, gastroenteriti e 4 aborti — che i medici curanti non hanno, però, attributo al vaccino. Questa è la casistica su oltre 3 mila donne coreane seguite per 6 anni».
Per semplificare: si può avere il mal di pancia per altri motivi e non perché si è fatto il vaccino...
«Il vaccino è stato iniettato, in questi anni, su milioni di persone, con le patologie tra le più disparate, le più banali. Il medico deve poi decidere se riportare questi sintomi al vaccino, fermo restando che possono insorgere anche suggestioni psicologiche. Non c’è nulla di quello che è stato visto
Nulla in medicina ha salvato tante vite quanto i vaccini
in trasmissione che possa essere ricondotto a una reazione avversa al vaccino anti Hpv».
Tre motivi per cui vaccinare una bambina.
«Non solo femmine, ma anche maschi, perché pure loro possono contrarre l’infezione e trasmetterla. Tanto per cominciare, il virus è comune, si trasmette per via sessuale. Nella maggior parte dei casi non è pericoloso, però ci sono casi in cui può portare allo sviluppo di tumori del collo dell’utero o di infezioni croniche. L’efficacia è dimostrata dal fatto che da quando c’è questa vaccinazione, nelle giovani donne, le infezioni da ceppi che possono causare i tumori, è diminuita del 90%».
I vaccini sono un terreno di scontro...
«Non siamo più abituati a fronteggiare le malattie infettive. Un tempo le persone erano terrorizzate, un po’ come certe mamme che corrono a vaccinare i figli dopo aver sentito di casi di meningite. Oggi che vaiolo, tifo e polio “non ci sono più” uno pensa: ma che mi vaccino a fare? Ma non c’è nulla in medicina che ha salvato tante vite quanto i vaccini».
L’America sta lanciando l’allarme: in Italia c’è il morbillo...
«Certe malattie si reputano debellate. Non ci si vaccina più e queste poi ritornano, come appunto il morbillo. Infine, non dimentichiamo una cosa importantissima: che questa è la prima volta che la scienza ha trovato un farmaco che vaccina contro il cancro. Insieme una grande notizia e una grande speranza».