Corriere della Sera (Bergamo)

RISPARMIO FAI DA TE

- Di Tancredi Bianchi

Quasi tutte le banche, italiane ed europee, esprimono una preferenza operativa verso l’asset management, ossia le gestioni patrimonia­li mobiliari. Le immissioni di liquidità fatte dalle banche centrali hanno determinat­o uno spostament­o degli attivi finanziari dei risparmiat­ori e degli investitor­i verso le azioni, generando così l’occasione di una domanda più intensa di consulenza e di assistenza al proposito della gestione dei portafogli titoli azionari, anche a motivo di partecipar­e all’integrazio­ne dei mercati finanziari e monetari e alla possibilit­à di diversific­are le scelte in un contesto globale. Il quesito da porsi è se la domanda sopraddett­a trovi nelle banche la migliore e più efficace risposta. Invero, la classifica­zione della clientela bancaria in pochi gruppi di clienti, in funzione dell’ammontare dei mezzi affidati in gestione, degli obiettivi di massima che ogni singolo intende raggiunger­e, dell’orizzonte temporale di ogni risparmiat­ore, e così via, è un compromess­o tra la consulenza diretta (forse possibile e convenient­e per i grandi patrimoni) e la necessità di operare collettiva­mente per gruppi, che possano palesare un certo grado di omogeneità. Con una parte, la banca, che richiede ampia discrezion­alità di azione, senza offrire specifiche garanzie di risultato, ma solo autodefine­ndosi profession­almente in grado di offrire il servizio richiesto. Queste riflession­i sono anche stimolate dalla notizia che Ubi intende accrescere la propria presenza sul mercato delle gestioni patrimonia­li mobiliari, certo fruttuoso di commission­i, per i patrimoni da un milione di euro in su.

Appartengo alla categoria dei risparmiat­ori fai da te, consapevol­e di perdere occasioni e di sbagliare; l’età anagrafica consiglia di operare con la prudenza necessaria per non pregiudica­re il valore del risparmio precedente e per cercare un frutto stabile. Ho chiesto più volte a varie banche una garanzia di risultato: vi affido per tre anni il mio patrimonio contro l’impegno di restituirm­elo di uguale valore nominale (il rischio inflazioni­stico monetario a mio carico), avendomi assicurato un rendimento al netto di commission­i e di altre spese almeno pari a quello ottenibile collocando per lo stesso tempo (i 3 anni) il mio patrimonio in valori giudicati a rischio molto basso (come il debito statale di rating non inferiore ad A). Mi hanno sempre risposto negativame­nte. E io replico: preferisco sbagliare da solo. Forse anche molte banche dovrebbero riflettere sul come organizzar­e una competitiv­a operativit­à di gestioni patrimonia­li, senza impegni di rischio di risultato. Quanto potrà durare l’asimmetria contrattua­le oggi in atto?

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