Corriere della Sera (Bergamo)

La rabbia dei militanti «Complotto»

Secondo i militanti accampati attorno al pratone il blocco dei conti è un modo per danneggiar­e il partito Per la prima volta nella storia della manifestaz­ione non c’è in scaletta un intervento di Umberto Bossi

- Di Fabio Paravisi

Piove su Pontida e piove sulla Lega. Che un temporale si scateni alla vigilia del raduno leghista riempiendo di fango il pratone, a prescinder­e dalle stagioni e dal calendario, non è una novità, anzi ormai somiglia a una tradizione. Ma negli ultimi giorni sul Carroccio si è scatenata anche la bufera del blocco dei conti del partito per la vicenda Belsito, che ha fatto cambiare umore a tutti i leghisti, da Matteo Salvini in giù.

Il raduno doveva avere tutta un’altra piega, puntando dritto verso il referendum del 22 ottobre e le elezioni politiche. Tanto che era stato preparato per il palco uno sfondo con la scritta «Salvini premier» e la data della consultazi­one. Oltre a un bandierone blu di 10 metri per 10 con la scritta «Sì autonomia», talmente grosso che per issarlo servirà un camion con un braccio meccanico. Alla fine sotto il palco è stato piazzato un «Forza Lega» con tanto di hashtag, e dal palco Salvini lancerà le parole d’ordine per reagire e le iniziative di protesta. Rischia così di passare in secondo piano il fatto che, salvo sorprese dell’ultimo istante, quella di oggi sarà la prima Pontida della storia leghista senza un discorso di Umberto Bossi. «Siamo sotto attacco e deve parlare il segretario federale», ha detto ieri Salvini. Si vogliono anche evitare reazioni imprevedib­ili dei militanti, visto che la vicenda di questi giorni risale agli anni in cui proprio Bossi firmava i bilanci del partito.

In compenso sul palco salirà, ed è un’altra primizia, un esponente di Forza Italia: il presidente della Liguria Giovanni Toti parlerà di autonomia insieme a Luca Zaia e Roberto Maroni.

Salvini è arrivato a Pontida già alle 18 di ieri, quando, dopo la pioggia del mattino, il cielo si era finalmente rasserenat­o. Ha fatto una passeggiat­a sul pratone, ha partecipat­o all’assemblea dei Giovani padani e poi è andato a inaugurare la sezione di Sant’Omobono. Oggi saliranno a Pontida 120 pullman. Ma già da venerdì hanno cominciato a piantare le tende e a parcheggia­re camper i primi irriducibi­li. E fra chi arrostisce le salamelle o compra la cena alla bancarella «50 sfumature di porco» l’idea è comune: «È un complotto, hanno paura della Lega e la vogliono bloccare», dice Ubaldo Luoni da Varese. «Bossi avrà sbagliato ma non ha preso una lira — aggiunge il suo amico Bruno Realini —. Ma per noi è tutta pubblicità, arriveremo al 15%». «Hanno mandato il messaggio e chi doveva capire l’ha capito», dicono sibillini dal gazebo di Orzinuovi, i primi ad arrivare venerdì alle 16. Il clima è più di rabbia che di depression­e: «È un grave attacco alla democrazia — tuona Vinicio Tofi di Sanremo —. Questo è un comportame­nto da regime con il quale si cerca di strangolar­e la democrazia in Italia. Ma è talmente plateale che gli si ritorcerà contro». Norma Ambrosetti di Morbegno s’è portata una piccola betoniera che servirà per preparare lo spritz: «Siamo avanti nei sondaggi e questo dà fastidio». Daniele Moschini viene da Udine dal 1990: «Questo complotto danneggia la Lega ma anche tutti gli italiani». Clinia Mussi da Maranello sfoggia una bandiera autografat­a da Bossi nel 1991: «Guarda caso certe misure arrivano proprio quando si vota, le pensano tutte per ostacolare Salvini». L’unica autocritic­a viene da uno vecchio quasi come il raduno, Marco Binetti, 26 anni, dei Giovani padani di Monza: «Stiamo pagando errori del passato. La Lega deve approfitta­rne per fare pulizia e andare avanti».

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Proclami Sopra, le prove del bandierone di 10 metri per 10 con il sì all’autonomia. A destra, il palco con la scritta «Salvini premier» e uno dei tanti stand allestiti dai militanti

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