Corriere della Sera (Bergamo)

Brembo Ski e le sedute all’insaputa di Carona

Angelo Bagini era consiglier­e della società ma non riceveva le convocazio­ni delle riunioni

- Di Maddalena Berbenni

Alcuni verbali della Brembo Super Ski di recente sono finiti all’attenzione degli inquirenti impegnati nell’inchiesta per incendio doloso e turbativa d’asta. Farebbero riferiment­o a sedute del Cda della società convocate senza coinvolger­e il consiglier­e delegato per Carona, Angelo Bagini, che in un caso, pur essendo assente, viene dato tra i votanti.

Tredici marzo 2015. Nello studio del commercial­ista Alberto Mazzoleni, a San Pellegrino Terme, si tiene il Cda della Brembo Super Ski (Bss). All’ordine del giorno c’è la sottoscriz­ione di un mutuo ipotecario da 700 mila euro con l’allora Banca Popolare di Bergamo. Dopo «ampia ed esauriente discussion­e e all’unanimità», il via libera viene messo nero su bianco. Presenti, oltre al collegio sindacale, il presidente Santo Cattaneo, che è anche sindaco di Valleve, e Fabio Truzoli, uomo di Foppolo e in quell’occasione segretario verbalizza­nte. Dal resoconto della seduta, al tavolo risulta anche Angelo Bagini. Nella società dei tre Comuni dell’Alta Valle è il delegato di Carona. Ora, dopo due anni in cui è successo di tutto, l’amministra­zione guidata da Giancarlo Pedretti, eletta a giugno e di cui lo stesso Bagini fa parte, contesta quell’operazione perché mai suggellata, dice, «da alcun atto deliberati­vo» dal Comune. Lo fa dopo che la banca, una volta fallita la Bss, ha presentato il conto in municipio. Fermi tutti: ma allora Bagini come fece a votare «sì»? La risposta, o presunta tale, è contenuta in alcune carte finite di recente all’attenzione degli inquirenti: quel 13 marzo, in realtà, Bagini non c’era. Come in altri casi, le riunioni sarebbero avvenute a sua insaputa.

È l’ultimo strascico delle indagini scaturite dall’incendio doloso alle seggiovie (8 luglio 2016) e dalla turbativa d’asta ipotizzata sulla successiva gara d’appalto per la telecabina. Dopo i fuochi d’artificio del febbraio scorso, con il valzer di perquisizi­oni e l’interrogat­orio del

Il 13 marzo 2015 Il mutuo contestato: Bagini non lo votò, nel verbale risulta presente ma era a sciare

sindaco di Foppolo Giuseppe Berera (fra gli indagati principali), carabinier­i e finanza hanno messo il silenziato­re. Sono stati mesi di verifiche e di analisi della montagna di documenti sequestrat­i nella sede della società e negli studi dei profession­isti che ruotavano intorno, nei Comuni e nelle abitazioni dei sospettati, e poi in Regione per verificare le procedure e la strada presa dai contributi erogati nel passato prossimo e remoto. Il «capitolo Bagini» si è aggiunto con il fascicolo già passato al pm Maria Esposito per la temporanea assenza del collega Gianluigi Dettori, vero artefice del castello accusatori­o. Tra il 2 ottobre 2014, giorno in cui Bagini entra nel Cda della Bss e il primo marzo 2016, la fatidica seduta in cui si rifiuta di approvare il bilancio e matura la decisione di dare le dimissioni, esistono i verbali di sette Cda di cui il consiglier­e sostiene di non essere stato a conoscenza. Nel caso del 13 marzo risulta presente anche se lui ha in mano il tracciato del suo skipass, in altri assente e in altri né assente né presente. Agli inquirenti avrebbe anche indicato un’anomalia di orario: il Cda del primo marzo 2016, nei verbali è indicato al mattino, ma lui sostiene che si sia svolto il pomeriggio con Alberto Mazzoleni a fare da coordinato­re. In una mail dell’11 marzo successivo, è a lui che si rivolge per chiedere conto di un’assemblea di cui non era stato informato. Mazzoleni gli risponde lo stesso giorno negando che si sia tenuta. Il punto è: a che titolo? Come presidente della comunità montana della Val Brembana, Mazzoleni è stato più volte punzecchia­to sui suoi legami con la Bss. E più di una volta, anche in forma ufficiale, ha dichiarato che i suoi rapporti con la società non sono andati oltre i due mandati nel collegio sindacale tra luglio 2006 e settembre 2012.

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