La Carrara fa scuola Quest’anno si studia Raffaello
Il programma dei Servizi Educativi «per far vivere il museo come un luogo di scoperta e di crescita». Le proposte per la mostra dedicata a Raffaello
Tempo qualche mese, e alla fine della prossima primavera, c’è da scommettere, saranno tutti promossi in...Raffaello. Studenti e non. Per una serie di artistiche e felici concomitanze, infatti, la mostra che attraverso decine di opere, dal 27 gennaio al 6 maggio del prossimo anno, rivelerà la storia del grande artista urbinate, sarà il propulsore di una serie di attività che vedranno in campo (anche) i Servizi Educativi, uno degli elementi di traino dell’Accademia Carrara.
Per dire: dei 66 imila visitatori della pinacoteca cittadina nel 2016, quasi 14 imila sono stati ragazzi delle scuole, ma il senso dell’attività di educazione e di mediazione culturale dei Servizi educativi, va oltre altri ragguardevoli numeri: 96 visite delle scuole e 114 laboratori (senza contare i fine settimana). Dati che si sommano ai progetti dell’Alternanza Scuola-Lavoro che hanno coinvolto dieci istituti, venti classi e più di cinquecento ragazzi.
La mission formativa, declinata nelle varie iniziative, resta l’elemento centrale, ma a far a cornice ad un quadro pieno di esperienze sensoriali e di analisi, è il senso di «appropriazione» che viene instillato in chi, a vario titolo, si immetterà nel percorso. Gli istituti scolastici, con bambini e ragazzi di ogni età, ma anche gli adulti per i quali sono state studiate proposte ad hoc, potranno così relazionarsi con il museo e farlo diventare proprio. Una parte di loro, di un bagaglio culturale che li accompagnerà per tutta la vita.
Non a caso, il programma educativo si chiama «La mia Carrara» «perché il pubblico — ha sottolineato il direttore dell’Accademia, Maria Cristina Rodeschini — può instaurare un rapporto di familiarità con il patrimonio custodito qui». Il quale patrimonio, a sua volta, dialogherà con altre realtà istituzionali dall’Orto Botanico, alla Fondazione Bergamo nella Storia alla Gamec. Perché il bello e l’educazione al bello non conosce confini, in una contaminazione dove l’Accademia resta un porto felice, spazio in cui approcciare personaggi, paesaggi, miti, fantasia. Ma anche cibo e donne straordinarie. Saranno infatti questi i due filoni che si snoderanno in percorsi guidati e che porteranno alla scoperta di temi inediti. Che cosa si nasconde dietro uno sguardo enigmatico della bella dama o dietro una natura morta? Curiosità ed una artistica intraprendenza sono gli ingredienti che affascineranno grandi e piccoli. Un’occasione da non perdere, in attesa di essere contagiati da una «raffaellite» acuta.
Maria Cristina Rodeschini Così il pubblico può instaurare un rapporto di familiarità con il patrimonio custodito qui