Corriere della Sera (Bergamo)

I comitati di Gori E Maroni riunisce il centrodest­ra

Raduni elettorali a distanza per i due sfidanti

- Bianco, Paravisi, Seminati

Sarebbe dovuto essere un incontro a porte chiuse. Ma grazie ai social network è diventata una prova generale per il lancio della campagna elettorale. Ieri mattina a Palazzo Pirelli a Milano Giorgio Gori ha incontrato 400 tra amministra­tori ed esponenti del Pd e del civismo lombardo per gettare le basi in vista delle regionali. Proprio a Bergamo è nato il primo comitato che lavorerà per promuovere e sostenere la candidatur­a del sindaco alla presidenza della Regione.

Nel pomeriggio invece Roberto Maroni ha partecipat­o alla convention dei comitati per il Sì al referendum del 22 ottobre. Un incontro che ha ricompatta­to il centrodest­ra bergamasco, con tutte le prime linee di Lega e Forza Italia insieme per l’obiettivo dell’autonomia lombarda. «Fino all’esito del referendum non parlo d’altro, non ho bisogno di questa consultazi­one per fare campagna elettorale in vista delle Regionali», ha detto Maroni.

Dice che non fa campagna elettorale, anzi che nemmeno gli serve: «Non ho bisogno di queste cose per vincere le elezioni regionali». Ma si capisce che l’occhio di Roberto Maroni e di chi con lui ha partecipat­o ieri alla Casa del giovane alla riunione dei «Comitati per il sì» al referendum va ben oltre il 22 ottobre e alla consultazi­one sull’autonomia della Regione. E che i prossimi trenta giorni saranno usati, come ha incitato a fare il coordinato­re di Forza Italia Paolo Franco, «a tornare a incontrare la gente nei paesi», scaldando i motori per le prossime elezioni. «È bello rivedere molta gente che per tanto tempo era restata a casa», ha esordito lo stesso Franco. E «rivedere un centrodest­ra che era perso dietro la rincorsa degli altri e a fuorvianti individual­ismi», ha aggiunto il sindaco di Urgnano Efrem Epizoi. «Le elezioni — ha precisato Maroni — le vinciamo a patto che, come qui si tocca con mano, venga confermata l’unità del centrodest­ra che governa la Lombardia».

Infatti a parlare prima del presidente della Regione sono stati esponenti di Forza Italia insieme a quelli della Lega, più il presidente di Federcacci­a Lorenzo Bertacchi (che ha assicurato di avere avuto il via libera

dei suoi consiglier­i prima di schierarsi per il Sì). Tutti col tormentone del referendum come «rigore da non sbagliare», come nel video in circolazio­ne con i sindaci che tirano dal dischetto. «La Lombardia ha una marcia in più, servono più risorse per migliorare», per il capogruppo leghista Alberto Ribolla. «Chi bene amministra si ritrova sul groppone le crisi degli irresponsa­bili», accusa il deputato forzista Gregorio Fontana.

Maroni infine sale sul palco salutato da un pubblico che alza cartelloni con dei grossi «Sì». Accenna alle critiche di Giorgio Gori senza nominarlo, anche se prima dell’incontro aveva specificat­o: «Dice che il referendum è una bugia? È una sciocchezz­a: tenere i nostri soldi e la Lombardia Regione speciale non sono bugie ma cose giuste. Comunque fino a ottobre faccio campagna solo per il referendum». Ripete il richiamo al voto non politico: «Il referendum non è contro qualcuno ma a favore dei lombardi. Non la buttiamo in politica, non mi interessa vincere per mettere la mia bandierina. Ci sono anche sindaci del Pd per il sì: bene, a patto che sia una cosa vera, e non dicano ai loro di non votare. Ma chi vota No è un masochista che si picchia sulle p...».

A Maroni non basta vincere: serve vincere bene. «Bisogna convincere la gente ad andare a votare, anche se non abbiamo il quorum come in Veneto. Ma bisognerà vincere enormi resistenze e il popolo fa la differenza. Dovendo fare una partita difficile, più forza hai e più è facile ottenere ciò che vuoi. Qualcuno dice che il referendum è inutile e che bastava chiedere autonomia al governo? L’ho fatto, hanno detto no e mi hanno rimandato a casa. Ma se torno con 10 milioni di voti vanno a casa loro. È un’occasione da non sprecare».

Verso il voto Maroni: «Qui non faccio campagna per le Regionali, non mi serve per vincerle»

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Selfie L’autoscatto di Maroni con il pubblico che mostra i cartelli con il Sì

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