Corriere della Sera (Bergamo)

Tour sulle nuvole tra smorfie e bisogno di ferie

- Di Beppe Fumagalli

Cielo sereno. Sul volo Ryanair sono tutti convinti d’essere diretti a Bergamo. Tutti tranne uno. E non uno qualunque. Gli altoparlan­ti diffondono il suo annuncio.

Dev’essere un membro dell’equipaggio, ma dal fondo non si capisce chi sia. Il timbro è maschile, ammorbidit­o da un tono suadente alla Belèn. Parla e più di quel che dice, colpisce quel che non riesce a dire: «Benvenuti a bordo di questo volo diretto all’aeroporto di…». Non completa la frase. Scorrono i secondi e la ripete altre due volte: «Diretto all’aeroporto di… all’aeroporto di… ma a che aeroporto siamo diretti?». Qualcuno ride. Altri no. Un’anziana tira una gomitata al marito: «Abbiamo sbagliato volo». Ma la combinazio­ne di toni e contenuti suscita dubbi anche più atroci. Dietro di me sento due ginocchia puntarsi nello schienale. Guardo in giro. Vedo il volto d’una donna deformarsi in una smorfia di paura, due fidanzati abbracciar­si come se dovessero prepararsi al peggio, un segno della croce tracciarsi nell’aria. «Ah…», riprende la voce, «diretto a Bergamo». La tensione s’allenta. Ma lo show continua. La destinazio­ne non conta, prosegue lo speaker, perché lui ci sta portando altrove. In un mondo meraviglio­so, che solo a nominarlo fa ripartire ginocchiat­e nella schiena, smorfie, abbracci e segni della croce. «In quel momento», dirà una donna dopo essersi chinata a baciare il sacro suolo di Orio, «ho pensato al pilota che due anni fa si schiantò col suo aereo e 150 passeggeri sulle Alpi». Per fortuna il pilota fa il suo dovere e tira dritto verso Orio. A procedere storto è un semplice assistente di volo. Il mondo meraviglio­so di cui parla non è il paradiso, sono «i gratta e vinci Ryanair». Niente di grave. Forse anche lui, come tanti suoi colleghi, ha solo bisogno di ferie.

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