Corriere della Sera (Bergamo)

Gli Horvat tornano liberi

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Dopo le minacce ai carabinier­i e l’arresto, gli Horvat tornano liberi.

«Ora possiamo tornare a casa?». Il processo per direttissi­ma di Desiderio e Fardi Horvat, 47 e 24 anni, arrestati per minacce e resistenza ai carabinier­i finisce con padre e figlio rom di nuovo liberi. Erano ai domiciliar­i in attesa del processo. Il giudice Giovanni Petillo ha deciso che non servono misure cautelari, nemmeno l’obbligo di firma quotidiana chiesto dal pm.

Il padre ha un precedente penale del 2006 con pena sospesa, il figlio è incensurat­o. Ma prima di poter tornare a casa, a Trescore, hanno dovuto fare tappa al comando di via delle Valli per firmare le carte della liberazion­e. Lì dove tutto è successo, venerdì. Al mattino i carabinier­i avevano perquisito la loro abitazione, su decreto del pm Fabrizio Gaverini relativo a un’indagine che ha come sfondo la rivalità con un’altra famiglia rom, i Nicolini. Tutto è filato liscio, dalle 7 alle 9.30, mentre più tardi in caserma i toni si sono alzati. Convocati, gli Horvat hanno fatto storie alla maresciall­a che ha notificato gli atti e ha chiesto di consegnare i telefonini. «Se ti becco fuori ti gonfio» e «Se ti incontro fuori di qua ti spacco la faccia», hanno detto a un appuntato.

Era da mezz’ora che i militari cercavano di farsi consegnare i telefoni, erano da sequestrar­e c’è scritto nel decreto del pm. Gli Horvat hanno voluto parlare con il loro avvocato Piefrances­co Mussumeci, cosa che hanno potuto fare. Ma di consegnare i cellulari non volevano saperne. «Perché a casa ci hanno preso il codice e ce li hanno restituiti, poi in caserma li volevano sequestrar­e?», ha obiettato Desiderio Horvat che con il giudice si è lamentato dei toni del carabinier­e, «mi ha detto dammi questo c… di telefono», e di un’esternazio­ne, «ho sentito che diceva “io questi li prenderei a sberle”». A quel punto, è sempre la sua versione, dice di aver sbottato dicendogli «ti approfitti perché indossi la divisa» e poi il resto. Stessa versione del figlio Fardi che nega di aver detto «ti spacco la faccia». Padre, «sono un commercian­te di auto», e figlio, «sono andato a scuola fino alla quinta elementare, sto pensando che cosa fare di lavoro», sono dunque di nuovo liberi. La sentenza il 17 ottobre. L’avvocato Andrea Alberti ha annunciato la richiesta di rito abbreviato condiziona­to a sentire Mussumeci come testimone (per questo motivo è rimasto fuori dall’aula). Parti offese la maresciall­a e il secondo carabinier­e assistiti dall’avvocato Paolo Maestroni. (gu)

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La faida L’immagine simbolo dello scontro Horvat-Nicolini

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