Inseguì Bara, picchiato. «Una vendetta»
Uno dei tre indagati per la morte del ragazzo senegalese preso a pugni in un locale, sfondato il parabrezza dell’auto
Uno dei tre indagati per la morte di Bara Thiam, nel burrone a Ubiale, è stato picchiato, a Paladina. La sua automobile è stata danneggiata con un sasso che ha infranto il parabrezza. Un collegamento con Bara c’è, perché per questo episodio sono stati denunciati due amici del giovane senegalese. I carabinieri non escludono la pista di una spedizione punitiva per vendicare la morte dell’amico (la vittima teme sia il movente) ma indagano anche su altre faccende che i ragazzi potrebbero avere in sospeso. R.M., 25 anni, di Sorisole, è finito al pronto soccorso del policlinico di Ponte San Pietro. Con lui c’era la fidanzata, che non è stata coinvolta nel pestaggio.
Con la morte di Bara Thiam, 20 anni finiti in un burrone, c’entra perché è uno dei tre indagati di omicidio preterintenzionale. Il 22 luglio, a Ubiale Clanezzo, R.M., 25 anni, di Sorisole, inseguiva il giovane senegalese. Con lui la sua fidanzata, B.I., 35 anni, di Sedrina. E prima di loro C.B., 54 anni, del paese, una posizione più pesante perché ha anche preso a calci l’auto su cui si trovava Bara, «colpevole» di aver dato una testata a un giovane del paese.
Sabato sera, a Paladina, è accaduto qualcosa a R.M. che ha un collegamento con il dramma di Ubiale. Due giovani (erano presenti in tre) l’hanno preso a pugni, da dietro, nell’Evolution Cafè. Inoltre, con un sasso gli hanno rotto il parabrezza della Y10 e gli hanno danneggiato la carrozzeria. Sono stati denunciati: sono amici di Bara. Allo stato delle indagini è presto per dire se sia stata una spedizione per vendicare la morte dell’amico, anche se il venticinquenne lo teme. I carabinieri non lo escludono, ma stanno verificando se tra i ragazzi ci fossero altre questioni in sospeso. Con
R.M. c’era la fidanzata, che non è rimasta coinvolta nel pestaggio. Lui, invece, è stato portato in ambulanza al policlinico di Ponte San Pietro dove è stato medicato e giudicato guaribile in sette giorni. Dei danni dell’auto si è accorto in un secondo momento, nel parcheggio vicino al locale. Dentro l’abitacolo c’era ancora la pietra. Se questo è un episodio di spicciola giustizia fai da te aggiunge un brutto capitolo a una storia già drammatica, oltre che incredibile. Un ragazzo che per scappare dai suoi inseguitori si butta oltre il guard rail, in quindici metri di vuoto che non deve aver visto con il buio altrimenti il gesto non si spiega. Che ci rimane per tutta la notte senza che nessuno, non gli inseguitori ma nemmeno gli amici, si chiedano se gli è accaduto qualcosa di grave fino al giorno successivo, dopo che il padre si allarma perché non l’ha visto tornare a casa.
Se, invece, le botte e i danni alla macchina riguardano altri conti in sospeso, allora anche la faccenda di Ubiale si complica. Le motivazioni dell’inseguimento potrebbero essere più di una e diversa fra i tre indagati. Si tratterebbe comunque del contorno a una sequenza di fatti che i carabinieri, coordinati dal pm Fabio Pelosi, ritengono siano stati cristallizzati attraverso le immagini delle telecamere e le testimonianze: Bara Thiam è morto perché stava scappando dai tre inseguitori, bastano le minacce delle botte per configurare l’omicidio preterintenzionale.
Solo il cinquantenne si è fatto interrogare dal pm. Ammette di aver inseguito Bara, per consegnarlo alla security, ma giura di essersi fermato all’inzio della strada. La sua versione, però, fa a pugni con tre testimoni e con le telecamere.
Due denunciati I carabinieri battono la pista della vendetta ma anche quella di altri conti in sospeso