Carovana nerazzurra
Baci e slogan alla partenza Il pullman in panne non ferma l’entusiasmo, cori e tamburi fino al 90°
Le facce sono di chi, la notte, non ha chiuso occhio. Per troppa agitazione, per troppa felicità. E tra i 21 pullman, allineati davanti alla Fiera di Bergamo, si respira un’euforia leggera. La moltiplicazione è presto fatta. Con 50 posti a sedere su ciascun mezzo, significa che si stanno per muovere su Lione oltre mille tifosi. Quelli della Curva, tutti presenti.
Sono le 8 di mattina, ma c’è chi è già in pole position da molto prima, prima delle sette quando cominciano ad allinearsi i torpedoni che sulle fiancate hanno sigle di proprietà tutte diverse. Non deve essere stato facile noleggiarli e, vien da pensare, che in una giornata come questa, un altro pullman turistico tra Bergamo e dintorni non si trovi neanche a pagarlo a peso d’oro. È il Lione day, lo sbarco del tifo nerazzurro in una dimensione tanto attesa, quella che dà un senso compiuto allo slogan cantato a squarciagola: «Portaci in Europa» vuol dire esattamente questo. Gli autisti, appoggiati al volante, sorridono. Sanno che questo non è un viaggio. È il viaggio. Davanti ci sono almeno otto ore di guida, centinaia di chilometri da macinare in mezzo ai cori che si alzano improvvisi, in attesa della partenza. Nessun pronostico, nessuno parla della partita. Piuttosto del collega che è sul lavoro, di chi è rimasto a casa. Si va di birra, zainetti in spalla, in un tripudio di nerazzurro e di magliette personalizzate che, così a occhio, per età e usura, devono essere dei veri e propri talismani. I più teneri sono i fidanzati che si baciano, come se l’amore per l’Atalanta rendesse più forte anche il loro legame. Pane, amore e Dea. C’è giusto il tempo per un’ultimo coro, adesso dai che si va. I pullman si allineano, impiegano oltre due minuti ad immettersi sulla strada, mentre Daniele Belotti in versione vigile, blocca il flusso di auto al rondò. Colpi di clacson degli automobilisti li salutano. Allons enfants.
Il viaggio è andato liscio per la maggior parte dei tifosi. Già, perché uno dei pullman è finito in panne a 50 chilometri dalla città transalpina e ha potuto raggiungere lo stadio solo in extremis, grazie al «passaggio» ricevuto da un bus francese. Poi c’è chi ha scelto il mezzo proprio e, a differenza dei gruppi organizzati, ha invaso le strade del centro storico di Lione fin dalla mattinata. Chi con la maglietta d’ordinanza, chi semplicemente sfoggiando la sciarpa nerazzurra. Un boccone in uno dei molti bouchon (le trattorie tipiche), due passi tra le vie della città vecchia o lungo il Rodano e poi via verso il Groupama per prendere in contropiede il traffico (infernale) delle tangenziali. I tamburi sono cominciati a rullare alle 19, a due ore dal fischio d’inizio, quando lo spicchio del settore ospiti ha iniziato a riempirsi. Le prime «invettive» contro i colleghi avversari sono scattate mezz’ora dopo, all’affacciarsi in tribuna dell’avanguardia dei supporter del club di casa. Quindi è arrivato il momento della passeggiata in mezzo al campo della squadra bergamasca. Ovazione. Poi cori e urla fino al fischio d’inizio che non li ha stoppati, anzi. Sono continuati ben oltre il novantesimo, anche per caricarsi in vista delle cinque ore e mezza di viaggio per tornare a Bergamo.
Belotti il vigile Anche lui alla Fiera per regolare il flusso degli autobus diretti in Francia