Condannato a 11 anni per mafia Era su un’auto rubata: in cella
Di casa a Fornovo, affiliato della cosca di Palmi viola la sorveglianza speciale
Potrà sembrare un paradosso, ma dopo la condanna in secondo grado per associazione mafiosa a Reggio Calabria l’affiliato alla cosca è uscito dal carcere. Ci è tornato solo ieri, in tarda mattinata, perché ha violato la sorveglianza speciale a cui risulta sottoposto fin dal 2012 proprio dal tribunale reggino. Secondo i carabinieri, e anche secondo il giudice Maria Luisa Mazzola che ha convalidato l’arresto e disposto la detenzione in cella, Antonino Ciappina, 41 anni, mercoledì pomeriggio era su una Citroen guidata dal cognato a Trescore e risultata rubata in Svizzera.
Quarantun’anni, nato a Vibo Valentia, secondo la Dda di Reggio Calabria Ciappina è un uomo del clan di Palmi capeggiato da Domenico Gallico, boss già condannato all’ergastolo. Viene arrestato nell’agosto del 2010 nell’ambito dell’operazione «Cosa mia», che porta in carcere una trentina di persone di due clan avversi, in guerra tra loro per spartirsi appalti e subappalti su alcuni tratti della Salerno-Reggio Calabria. Alla misura cautelare del carcere si somma, nel 2012, anche la sorveglianza speciale. E in quello stesso anno, mentre Ciappina è in cella, un paio di fratelli e la sua compagna, Stefania Cotugno, si trasferiscono nella Bassa: lei ritira il negozio «Outlet della frutta» a Mozzanica, che a maggio 2013
le viene sequestrato perché il tribunale delle misure di prevenzione di Reggio Calabria lo considera un possibile investimento di risorse accumulate dal soggetto che si trova in carcere. Lui, intanto, da detenuto, va a processo per associazione a delinquere di stampo mafioso. Condannato a 18 anni in
primo grado, a 11 in secondo (ed è luglio 2015). Ma è in quella fase che accade l’incredibile: la presidente della Corte d’Assise d’Appello di Reggio non deposita le motivazioni della sentenza per un anno intero e a giugno 2016 decorrono i termini per la custodia cautelare in carcere. L’affiliato alla cosca esce di cella e, da sorvegliato speciale, torna a Fornovo San Giovanni, a vivere con la fidanzata. Niente più carcere, per quello eventualmente bisogna aspettare la sentenza definitiva, il processo in Cassazione è appena iniziato.
Ma come si comporta il sorSan vegliato speciale? A febbraio di quest’anno viene pizzicato dai carabinieri mentre è in giro, non è né a casa né in un negozio del fratello, dove può andare per lavorare. E il giudice lo condanna a sei mesi di reclusione per la violazione. Mercoledì pomeriggio, invece, due carabinieri in borghese in servizio a Trescore notano una Citroen con targa svizzera. Fanno un controllo immediato, l’auto risulta rubata. Allertano una pattuglia e iniziano a seguire la macchina. Che punta verso la Bassa. La gazzella, che supera i due militari in borghese, ferma la Citroen a Misano Gera d’Adda. Il conducente, cognato di Ciappina, viene denunciato a piede libero per ricettazione. L’affiliato alla cosca finisce invece in direttissima.
A sua difesa sostiene di essere salito sull’auto pochi secondi prima che i carabinieri fermassero il cognato alla guida: «Semplicemente mi stava accompagnando in negozio, forse non mi hanno visto salire», ha dichiarato in aula. Il giudice non gli ha creduto e l’arresto è stato convalidato: per l’uomo già condannato in secondo grado a 11 anni di carcere per associazione mafiosa, le porte di via Gleno si spalancano per la violazione della sorveglianza speciale.
Il caso Dopo la sentenza di secondo grado era uscito di cella per la decorrenza dei termini